Il Decreto Salva Casa voluto da Matteo Salvini punta a sanare piccoli abusi edilizi e difformità che ostacolano le compravendite. Ma quanto costa realmente mettere in regola le difformità strutturali e quali sono gli interventi sanabili? Scopriamolo insieme.
Il decreto legge 29 maggio 2024 n. 69, noto come Decreto Salva Casa, è entrato in vigore a partire dal 30 maggio 2024 dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ora bisognerà attendere la conversione definitiva in legge da parte del Parlamento che ha 60 giorni di tempo. Ricordiamo che l’obiettivo del decreto fortemente voluto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è quello di semplificare le procedure per le lievi difformità, ovvero edilizia libera, tolleranze costruttive, tolleranze esecutive e parziali difformità.
Quando si parla di piccole irregolarità, ci si riferisce a quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano, così come evidenzia uno studio del 2021 del Consiglio nazionale degli ingegneri. Dunque, si tratta di una situazione piuttosto diffusa nel nostro Paese e il Decreto Salva Casa potrebbe favorire un incremento dell’offerta delle abitazioni regolarizzate. Ovviamente tutto questo ha un prezzo e non ci resta che scoprire quanto costerà ottenere la sanatoria per le difformità strutturali.
Salva Casa, difformità strutturali e costi per sanatoria
Come anticipato, grazie al Decreto Salva Casa sarà possibile sanare una serie di abusi minori come tramessi, balconi o finestre posizionate diversamente rispetto all’iniziale autorizzazione. Non sarà, invece, possibile intervenire su vetrate panoramiche amovibili, balconi o manufatti esterni alla struttura originaria, così come la modifica dell’altezza minima di stanze e corridoi. Ma quali sono i costi da affrontare? Vediamo alcuni esempi forniti dal Sole 24 Ore.
Nel caso di un’immobile costruito negli anni ’50 e ristrutturato per aggiungere due piccoli locali in più (ripostiglio e locale cottura), seguendo le regole in vigore fino a qualche tempo fa, ci sarebbe l’obbligo per il proprietario di rimuovere la difformità. In alternativa, scatterebbe la sanzione pari al doppio del costo di produzione della parte dell’opera realizzata in difformità dal titolo abitativo.
Con il nuovo decreto, invece, basta dimostrare la conformità con le norme urbanistiche vigenti e pagare una sanzione pari al doppio dell’aumento del valore di mercato dell’immobile, in misura compresa tra 1.032 e 30.984 euro.
Difformità strutturali: esempi e costi
Altro esempio riguarda la presenza di una parete interna non dichiara. Prima del decreto Salva Casa di Matteo Salvini, la sanzione prevista era pari a mille euro. Oggi, invece, l’intervento configura una tolleranza esecutiva, che non costituisce alcuna violazione edilizia. In altre parole, il proprietario non è tenuto a pagare nulla.
Un esempio tipico di intervento sanabile con le nuove regole è il soppalco a uso abitativo non dichiarato. Secondo la vecchia normativa, la struttura andrebbe demolita oppure scatterebbe la sanatoria dopo il pagamento di una sanzione pari al doppio del costo di produzione della parte dell’opera realizzata in difformità dal titolo abitativo.
Con il Decreto Salva Casa, invece, il soppalco difforme rispetto al titolo edilizio può essere sanato pagando una sanzione compresa tra 1.032 e 30.984 euro, in valore proporzionale rispetto all’aumento del valore dell’immobile.
Decreto Salva Casa e difformità strutturali: immagini e foto
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