Il testo della Legge di Bilancio non è ancora in Parlamento, ma si riapre la partita nella maggioranza sulle pensioni. Ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, ha fatto sapere chiaramente agli alleati di governo che «quota 104 deve sparire». Il passaggio alla pensione con 41 anni di contributi e 63 anni di età, non più 62 come nella «quota 103» attuale, fa risparmiare, ma non sta bene al segretario del partito. Se servono soldi, dice, prendiamone di più «dagli extraprofitti delle banche».
Le reazioni
L’inasprimento delle norme sull’uscita anticipata dal lavoro viene contestata anche dall’opposizione e dai sindacati. La Cgil, in particolare, torna a minacciare lo sciopero perché il governo «fa cassa sulle pensioni invece di superare la Fornero», come dice il leader del M5S Giuseppe Conte («vedo lei, non Meloni, sui banchi del governo»), mentre Carlo Calenda, Azione, chiede provocatoriamente che «la maggioranza si scusi» con l’autrice della riforma che il centrodestra si sforza invano di correggere. Cresce anche il fronte dei sindaci, che conta oggi anche il veneziano Luigi Brugnaro, contrario ai tagli.
La tripla stretta
Nella manovra, intanto, si scopre una tripla stretta del governo per recuperare un po’ di tasse da chi ha beneficiato delle generose agevolazioni del Superbonus, e un nuovo affondo nella guerra contro gli evasori. Dal prossimo anno l’Agenzia delle Entrate Riscossione potrà mettere mano sugli eventuali crediti dei contribuenti morosi con il fisco prima ancora del loro pignoramento.
Conti nel mirino
La stretta sui pignoramenti permetterà alla Riscossione di acciuffare i fondi dei debitori del fisco che risultano dall’archivio dei rapporti finanziari. L’articolo 23 della legge di Bilancio stabilisce che «prima di procedere al pignoramento dei conti correnti rinvenienti dalla consultazione dell’archivio dei rapporti finanziari, l’agente della riscossione può, in fase stragiudiziale, accedere telematicamente alle informazioni relative alle disponibilità giacenti sui predetti conti correnti». Se ci sono «crediti del debitore nella disponibilità di uno o più operatori finanziari» la riscossione può ordinare al soggetto terzo che ha il debito col contribuente di pagare le somme al fisco.
Stretta Superbonus
Sono tre, invece, gli interventi fiscali che impattano sugli immobili che sono stati ristrutturati con le agevolazioni del 110%. Se vengono rivenduti prima di cinque anni dalla fine dei lavori l’eventuale plusvalenza, tassata separatamente al 26%, sarà calcolata tenendo conto anche dell’incremento di valore che deriva dai lavori Superbonus, se si è optato per lo sconto in fattura o la cessione del credito. Nulla cambia, invece, se il credito fiscale è stato portato in detrazione, o se gli immobili sono stati acquisiti per successione. La seconda misura riguarda l’aumento della ritenuta sui bonifici «parlanti» che sale dall’8 all’11%, ma ha un effetto sostanzialmente neutrale per i proprietari. L’ultima è più insidiosa, perché apre la porta alla revisione della rendita catastale degli immobili migliorati con il 110%, finora non scontata.
Gli accertamenti
L’Agenzia delle Entrate dovrà accertare se siano state presentate le dichiarazioni di aggiornamento dei dati sull’accatastamento degli immobili oggetto del superbonus, «anche ai fini degli eventuali effetti sulla rendita». Gli interventi del 110%, insomma, potrebbero determinare un nuovo classamento catastale e più oneri per i proprietari. Martedì 31 ottobre, intanto, scade il termine per il pagamento della prima o unica rata della rottamazione quater delle cartelle esattoriali, per tre milioni di contribuenti. I versamenti tardivi saranno tollerati al massimo fino al 6 novembre.
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