Non si fermano i guai con la giustizia per Antonio Di Fazio, dopo la condanna a 9 anni di reclusione per aver violentato cinque donne. Per il manager si avvicina un nuovo processo: la Procura gli contesta accuse per oltre quattro milioni e mezzo di euro, tra cui truffe su tute e mascherine ai danni di aziende sanitarie.
Non si fermano i guai con la giustizia per Antonio Di Fazio, dopo la condanna a 9 anni di reclusione per violenze sessuali su cinque donne (le accuse della sesta sono cadute in prescrizione). L’ex manager, indagato per bancarotta e truffa nelle pubbliche forniture, si è visto infatti notificare nei giorni scorsi un avviso di chiusura indagini in cui la Procura gli contesta accuse per oltre quattro milioni e mezzo di euro. Tra cui bancarotte delle sue società con i soldi distratti per pagare alberghi di lusso e comprare auto di grossa cilindrata. O ancora, in piena emergenza pandemica, truffe sulle forniture di tute e mascherine anti Covid ai danni di aziende sanitarie.
Spese di lusso e feste pagate con il denaro dell’azienda
Per all’ex imprenditore farmaceutico e per altri otto indagati, tra cui la sorella Maria Rosa Di Fazio, si avvicina così il processo. Davanti al giudice l’imprenditore farmaceutico dovrà giustificare gli oltre due milioni di euro di uscite dai conti società fallita: dai 660mila euro spesi in contanti senza alcun giustificativo alle feste all’Hotel Armani pagate con denaro aziendale. E ancora bonifici all’estero, acquisti nelle boutique di lusso, spese all’Esselunga e macchine d’epoca dal concessionario.
La truffa delle forniture di mascherine anti Covid
Non solo. Oltre ai due milioni e mezzo di distrazioni, la Procura contesta la truffa aggravata e la frode in pubbliche forniture per altri due milioni di mascherine e tute anti Covid in danno degli enti sanitari Asl Torino 3, la Asl 2 Chieti vasto Lanciano, la Asl Romagna e Aria di Regione Lombardia. Danni per centinaia di migliaia di euro, come nel caso di Aria: un primo ordine d’acquisto di dispositivi anti Covid da destinare al Policlinico “in un grave momento di emergenza” risulta non evaso e ammonta a 189mila euro, il secondo a 168mila.
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