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Dopo mesi di attesa e incertezza, l’Eurostat ha stabilito che i crediti d’imposta derivanti dal Superbonus non sono pagabili a partire da gennaio 2024. La conferma arriva dall’Istat in una recente audizione in parlamento riguardante la classificazione delle detrazioni fiscali, alla luce delle molteplici modifiche che la disciplina sul Superbonus ha subito negli ultimi anni.

Il “verdetto” definitivo prevede che i crediti del Superbonus, dopo la riforma restrittiva contenuta nel decreto legge di marzo scorso, si devono considerare non pagabili, salvo per le eccezioni previste dalla legge.

Ma cosa significa “credi pagabili” e “non pagabili”? Facciamo chiarezza in base alle recenti decisioni.

Non pagabili i crediti d’imposta derivanti dal Superbonus nel 2024: cosa significa?

Eurostat – Ufficio statistico dell’Unione europea – in data 5 luglio 2024 ha espresso il suo parere riguardo alla nuova classificazione dei crediti derivanti dagli interventi agevolati dal Superbonus nel conto delle amministrazioni pubbliche, relativi al quadriennio 2020-2024.

Mentre i crediti dal 2020 al 2023 sono “pagabili”, quelli maturati nel corso del 2024 dovranno essere considerati come “non pagabili” , anche se sono frutto degli interventi di manutenzione e ristrutturazione risalenti allo stesso anno.

A tal proposito, l’Eurostat ha dichiarato che:

Superbonus maturato dopo l’adozione della nuova normativa abbia le caratteristiche del credito d’imposta ‘non pagabile’ e che debba essere registrato nei conti delle Amministrazioni pubbliche in riduzione delle entrate tributarie, con un profilo di impatto sull’indebitamento netto in linea con l’utilizzo del credito stesso (secondo, quindi, un profilo di cassa).

I crediti d’imposta del 2023 sono ancora “pagabili”

La novità non coinvolge i crediti derivanti dagli interventi Superbonus eseguiti fino al 31 dicembre 2023. Questi restano “pagabili” e quindi inclusi nei conti pubblici degli anni passati.

Le cose cambiano per i crediti del 2024 i quali, dopo la nuova classificazione, potranno essere “spalmati” su più anni, precisamente in un arco temporale di 10 anni (anziché i 4 previsti in precedenza).

Questa misura serve a ridurre l’impatto del Superbonus sul deficit pubblico.

Crediti pagabili e non pagabili, ecco cosa significa

Chiarite le novità fiscali in vigore dopo il parere dell’Eurostat del 5 luglio 2024, è opportuno spiegare la differenza tra crediti “pagabili” e crediti “non pagabili”. Una differenza fondamentale per capire l’impatto delle decisioni sulle casse dello Stato e per i contribuenti.

In sintesi, i “crediti pagabili” sono quelli fruiti dal beneficiario del bonus – cioè colui che ha eseguito i lavori di ristrutturazione – attraverso un rimborso oppure tramite compensazione con le somme dovute.
I crediti pagabili vanno ad incrementare il debito pubblico, per questo motivo il governo ha sentito l’esigenza di ridurli.

I “crediti pagabili” hanno 3 caratteristiche distintive:

  • possono essere usati anche per gli anni successivi
  • sono cedibili
  • si possono compensare con qualsiasi altra tipologie di imposte

Dall’altra parte ci sono, invece, i “crediti non pagabili”, cioè i crediti registrati nel bilancio dello Stato come riduzione delle entrate ; in altre parole i “crediti non pagabili” vengono usati come “sconto” sulle tasse.

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