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Chi lascia il proprio posto di lavoro perché ha trovato un nuovo impiego, ha deciso di mettersi in proprio o ha raggiunto la tanto agognata età della pensione si troverà a ricevere un bonifico sostanzioso dall’ex datore di lavoro: è il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), un compenso che spetta al dipendente una volta conclusa la collaborazione con l’azienda, e la cui quota è proporzionale al numero di anni di lavoro. Nonostante molti lavoratori lo percepiscano come una sorta di regalo di addio, il TFR è una prestazione dovuta e sottoposta ad una regolamentazione specifica: in questo approfondimento analizzeremo nel dettaglio la liquidazione del TFR per capire come si calcola, qual è la tassazione alla quale viene sottoposta e quali sono le tempistiche per vedersela accreditata direttamente sul conto corrente.

Posso chiedere la liquidazione del TFR in busta paga? No, la norma è stata abrogata nel 2018.
In quanto tempo viene liquidato il TFR? I tempi variano a seconda del settore (pubblico o privato) e dei CNLL delle rispettive categorie.
Chi paga il TFR se l’azienda fallisce? Il fondo di garanzia istituito dall’INPS.

I tempi di liquidazione del TFR

Nonostante il mondo del lavoro sia regolamentato su molti fronti, ad oggi non esistono leggi o direttive ufficiali che stabiliscano dei tempi di liquidazione del TFR uguali per tutte le categorie di lavoratori: molto, infatti, dipende dalla tipologia di attività svolta (settore pubblico o privato), dall’eventuale presenza di contratti collettivi nazionali, dall’importo complessivo spettante al dipendente e anche dai motivi che hanno portato alla cessazione del rapporto di lavoro. Cerchiamo quindi di fare un quadro il più esaustivo possibile prendendo in considerazione le casistiche più comuni e le loro peculiarità.

Tempi di liquidazione del tfr per dipendenti del settore pubblico e privato

I tempi per la liquidazione del TFR per i dipendenti privati sono generalmente piuttosto brevi: nella maggior parte dei casi, infatti, il TFR viene liquidato insieme all’ultima busta paga o al più tardi entro 45 giorni dal termine del rapporto lavorativo. Anche nel caso di licenziamento o dimissioni volontarie i tempi di liquidazione del TFR rimangono invariati, a meno che nel CCNL di riferimento non siano previste disposizioni diverse per specifiche situazioni. Diverso è, invece, il caso dei lavoratori statali, i quali devono pazientare dai 12 ai 24 mesi prima di ottenere il pagamento, ma a volte anche di più: i tempi per la liquidazione del TFR per i dipendenti pubblici – che sarebbe più corretto chiamare TFS, Trattamento di Fine Servizio – possono infatti allungarsi notevolmente a seconda dell’importo complessivo dovuto e che, se supera un ammontare di 50.000 euro, viene suddiviso su più rate annuali.

Quali sono le tempistiche di liquidazione del TFR in caso di fallimento o insolvenza dell’azienda?

Fino ad ora abbiamo preso in esame le situazioni più comuni, ma purtroppo non è raro che le aziende dichiarino fallimento o risultino insolventi: cosa succede in questi casi al TFR? È importante sottolineare che il lavoratore mantiene il proprio diritto a ricevere il TFR indipendentemente dalla possibilità o meno del datore di lavoro di corrisponderlo, ma che dopo 5 anni dalla cessazione del rapporto subentra la prescrizione, a meno che non si sia provveduto ad interromperne il termine inviando una diffida tramite raccomandata. Va da sé che quando un’azienda fallisce o risulta insolvente i tempi per la riscossione del TFR si allungano notevolmente, perché subentrano una serie procedure lunghe e complesse per ammettere i dipendenti al passivo fallimentare dell’azienda. La buona notizia, però, è che i dipendenti hanno la precedenza sugli altri creditori, e quindi hanno diritto ad essere risarciti prima degli altri. Qualora l’azienda non avesse fondi sufficienti per provvedere al pagamento del TFR di tutti i dipendenti, entrerebbe in azione l’INPS con il suo fondo di salvaguardia, pensato proprio per interviene in queste situazioni.

La parola degli esperti

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), comunemente denominato liquidazione, costituisce un elemento essenziale per una pianificazione finanziaria efficace. Tuttavia, molti lavoratori tendono a non dare l’adeguata importanza a questa risorsa, perdendo così l’opportunità di valorizzarla al massimo. Il TFR è spesso considerato un semplice extra, ma in realtà, se gestito correttamente, può diventare una componente fondamentale per il raggiungimento di traguardi finanziari di lungo termine, come ad esempio la pensione.

Una gestione ottimale del TFR può trasformarlo in una fonte di sicurezza finanziaria per il futuro. Tra le opzioni più vantaggiose figura il trasferimento del TFR a un fondo pensione complementare. Questa scelta non solo può portare a rendimenti più elevati, ma offre anche vantaggi fiscali notevoli. Ad esempio, i rendimenti del TFR gestito direttamente dall’azienda si aggirano intorno all’1,5% annuo più il 75% dell’inflazione. Invece, un fondo pensione che investe nei mercati azionari può correlare la crescita del TFR con l’andamento dell’economia mondiale, garantendo una diversificazione vantaggiosa.

Dal punto di vista fiscale, i fondi pensione complementari sono più attrattivi, con una tassazione che può ridursi fino al 9%, rispetto al 23% del TFR aziendale. A dispetto di quanto si possa pensare, mantenere il TFR in azienda non garantisce maggiore flessibilità nell’uso delle risorse. Al contrario, allocando il TFR in un piano pensionistico complementare si beneficia di una maggior quantità di risorse e di strumenti flessibili per obiettivi a breve e medio termine. Inoltre, una parte rilevante dei versamenti in un fondo pensione può essere ritirata dopo otto anni, ad esempio per l’acquisto o la ristrutturazione di una casa, al contrario del TFR aziendale, che rimane vincolato fino al termine del rapporto lavorativo.

Come si calcola la liquidazione del TFR? Un esempio pratico

Nonostante molti dipendenti non si preoccupino di controllare periodicamente l’importo che riceveranno – abbiamo già parlato di come e dove trovare il TFR in busta paga – il calcolo della liquidazione del TFR è piuttosto intuitivo: è sufficiente, infatti, dividere la retribuzione annuale per 13,5 e poi sommare una quota per ogni anno di lavoro effettuato. L’importo accumulato – al quale viene sottratta una piccola quota come contributo al FAP (Fondo Adeguamento Pensione) – viene poi rivalutato all’inflazione, secondo l’indice rilevato dall’Istat dei prezzi al consumo. Fanno parte della liquidazione del TFR anche le ferie non godute, gli scatti di anzianità e gli straordinari continuativi, mentre non contribuiscono al conteggio le indennità di trasferta o i rimborsi spese.

Per capire meglio come funziona il conteggio del TFR facciamo un esempio pratico, e ipotizziamo ad esempio che un lavoratore percepisca uno stipendio lordo annuale di 25.000 euro:

25.000 EURO (RETRIBUZIONE ANNUALE LORDA) / 13,5 (COEFFICIENTE) = 1.851,85 EURO

1851,85 EURO – 0.5% (FAP) = 1.726,85 EURO (TFR MATURATO AL PRIMO ANNO)

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Dal secondo anno in poi il lavoratore dovrà sommare la rivalutazione Istat, che corrisponde all’1.5% fisso + il 75% dell’indice di aumento dei prezzi individuato per l’anno di riferimento. Chi non volesse effettuare ogni volta questo conteggio sarà felice di sapere che esiste un altro metodo – decisamente più approssimativo – che può dare un’idea spannometrica dell’ammontare finale del TFR: basterà prendere in considerazione l’importo di una mensilità per ogni anno, e moltiplicarla per il numero di anni di lavoro. Resta inteso che in entrambi i casi si tratta di cifre lorde alle quali andrà applicata la tassazione prevista, di cui parleremo nei prossimi paragrafi.

Il modulo di richiesta per la liquidazione del TFR

Le modalità per richiedere il TFR variano a seconda della destinazione che si è scelta e del momento nel quale si fa richiesta. Se il TFR è stato lasciato in azienda e si presentano le dimissioni, non c’è bisogno di compilare alcun modulo: il TFR verrà automaticamente erogato nelle modalità e tempistiche concordate con il datore di lavoro o previste dal CNLL di riferimento. Se invece si vuole richiedere l’anticipo del TFR – ad esempio per acquistare la prima casa o per sostenere spese mediche importanti – sarà necessario compilare un modulo nel quale si specifica anche la percentuale di anticipo che si vuole ottenere, cifra che non deve superare il 70% dell’importo maturato. Tutti i dipendenti hanno diritto a richiedere la liquidazione anticipata del TFR, a patto che abbiano accumulato almeno 8 anni di lavoro e che non ne abbiano già usufruito all’interno del medesimo contratto.

Liquidazione del TFR in busta paga

Se un lavoratore volesse ricevere direttamente in busta paga la liquidazione del TFR, quindi come se si trattasse di una “somma integrativa” della propria retribuzione mensile, oggi non potrebbe più farlo: la norma che lo permetteva, e che è rimasta in vigore in via sperimentale fino al 2018, è estata abrogata. Ad oggi quindi il trattamento di fine rapporto viene erogato solo ed esclusivamente alla conclusione del contratto di lavoro, salvo i casi in cui il dipendente abbia richiesto un anticipo del TFR nelle modalità che abbiamo visto nel paragrafo precedente.

Qual è la tassazione applicata sulla liquidazione del TFR?

Quando alla fine del rapporto di lavoro viene erogato il TFR, molti lavoratori si stupiscono del fatto che lo Stato bussi alla loro porta chiedendo il pagamento di una percentuale piuttosto sostanziosa, ma in realtà la liquidazione del TFR è da sempre soggetta ad un trattamento fiscale diverso rispetto al reddito “tradizionale” che, invece, segue l’aliquota Irpef ordinaria. La tassazione del TFR può variare – e anche di molto – a seconda della destinazione che si è scelta al momento dell’assunzione: il TFR lasciato in azienda sarà sottoposto ad una tassazione separata ad aliquota media degli ultimi 5 anni con una percentuale minima del 23%, mentre il TFR investito in un fondo pensione subirà una tassazione dal 9% al 15%, in base al numero di anni di iscrizione alla previdenza integrativa.

Il TFR e la pensione

Nel paragrafo precedente abbiamo parlato di come la tassazione del TFR liquidato cambi a seconda di dove abbiamo scelto di destinarlo quando abbiamo iniziato a lavorare. Come consulenti finanziari non possiamo fare a meno di sottolineare che, ancora oggi, troppe persone prendono sottogamba questa decisione, probabilmente perché si trovano a dover fare una scelta quando sono all’inizio della propria carriera e la pensione sembra lontanissima nel tempo. Eppure, le percentuali che abbiamo menzionato dovrebbero essere sufficienti per comprendere che quando investi il TFR nel piano pensione invece di lasciarlo in azienda non solo scegli di pagare meno tasse, ma scegli anche di incrementare il reddito a tua disposizione quando avrai raggiunto l’età pensionabile. Non è mai troppo presto per prendersi cura del proprio futuro e garantirsi lo stesso tenore di vita anche nella terza età, ecco perché continuiamo a dedicare molti approfondimenti a questo tema, a come funziona la pensione integrativa e alle opportunità di investimento più adatte alle varie tipologie di risparmiatori. Se vuoi scoprire il PIP Moneyfarm e le soluzioni più idonee per il tuo profilo, chiedi senza impegno una consulenza ai professionisti di Moneyfarm compilando il form online.

Domande Frequenti

Quant’è la tassazione per la liquidazione del TFR?

Se il TFR è stato lasciato in azienda, si parte da una percentuale minima del 23%, se invece è stato investito in un fondo pensione la tassazione scende drasticamente: dal 9% al 15%.

Perché dovrei investire il TFR in un piano pensione?

Perché oltre a godere di una tassazione agevolata potrai integrare la pensione ordinaria – spesso piuttosto esigua – con una rendita extra, garantendoti così una vecchiaia serena e un tenore di vita migliore.

Come si richiede la liquidazione del TFR?

In caso di interruzione del rapporto lavorativo la liquidazione del TFR avverrà in automatico, mentre se si vuole richiedere un anticipo è necessario compilare un modulo da consegnare alla propria azienda, indicando i motivi della richiesta e la percentuale di anticipo che si desidera ricevere (e che non può superare il 70% di quanto maturato).

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