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Il 24 luglio quasi 40 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Vicenza nei confronti di tre amministratori di una società operante nel commercio di pneumatici, con due unità locali a Vicenza e Sandrigo (VI) e un portale web per le vendite online.

Contestualmente, le Fiamme Gialle beriche hanno eseguito 21 perquisizioni locali presso le abitazioni e gli altri luoghi nelle disponibilità di 13 indagati, nonché all’interno dei locali aziendali delle otto società coinvolte nella frode, dislocate tra Vicenza, Padova, Albignasego (PD), Mestrino (PD) e Venezia.

Le misure cautelari hanno colpito il “vertice” del sodalizio composto da un 56enne di Montegalda, destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, dalla compagna, una 43enne rumena sottoposta agli arresti domiciliari ed un 58enne per il quale è scattato l’obbligo di dimora a Sandrigo (VI).

L’operazione rappresenta l’epilogo di complesse investigazioni avviate verso la fine del 2022 dalle Fiamme Gialle dopo aver rilevato che l’imprenditore di Montegalda (VI), già arrestato e condannato per analoghe condotte fraudolente, durante il periodo di detenzione è riuscito a riorganizzare la propria “struttura operativa” anche grazie all’ausilio di varie “teste di legno” – fra le quali un 56enne marocchino conosciuto nel carcere “Due Palazzi” di Padova – formali amministratori di tre società cosiddette “cartiere”, completamente prive di reale struttura operativa ma utili ad emettere fatture false.

L’imprenditore si è fatto, inoltre, coadiuvare anche dalla compagna di origine rumena e dal figlio 26enne, nonché da un 47enne ragioniere di Albignasego (PD), già noto alle cronache giudiziarie, il quale non si è limitato ad un mero contributo professionale ma si è adoperato attivamente per tenere in vita il “core business” del sodalizio fornendo in prima persona gli strumenti giuridici per reiterare le condotte criminose.

Secondo le ricostruzioni degli investigatori, il sistema fraudolento consiste nell’acquisto di pneumatici da operatori comunitari (operazioni che, per loro natura, non sono soggette al pagamento dell’IVA, che dovrebbe invece essere assolta alla prima cessione nazionale) da parte delle società cartiere, le quali emettono false fatturazioni verso le società realmente operative del sodalizio, non provvedendo poi a presentare le dovute dichiarazioni, con conseguente omissione del versamento dell’IVA dovuta, escamotage che ha consentito, grazie all’illecito risparmio di imposta, di cedere i pneumatici alla clientela finale (automobilisti) a prezzi illecitamente concorrenziali.

In definitiva, le investigazioni hanno permesso di ricostruire l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 28 milioni di euro, con conseguente IVA evasa per oltre 3 milioni di euro, somma in ordine alla quale le Fiamme Gialle beriche stanno in queste ore operando il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Vicenza.

Mentre riorganizzavano la struttura illecita, i sodali hanno anche provveduto a “svuotare” le due società utilizzate nella precedente frode fiscale (all’esito della quale era stata disposta la prima carcerazione dell’imprenditore montegaldese) aggravando in tal modo la situazione debitoria delle stesse (oltre 40 milioni di debiti soltanto nei confronti dell’’Erario) motivo per il quale la A.G. berica ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale di Vicenza la dichiarazione di fallimento, con contestuale denuncia per bancarotta fraudolenta da operazioni dolose e distrattive.

A margine del principale filone investigativo, i finanzieri hanno anche scoperto che l’imprenditore montegaldese, durante il periodo di detenzione nel carcere patavino, è riuscito ad ottenere il regime di affidamento in prova ai servizi sociali, con conseguente scarcerazione, attraverso la falsa attestazione di attività di volontariato da parte del presidente e di un allenatore di una A.S.D. vicentina di rugby, i quali hanno rilasciato documentazione fittizia attestante la sua presenza, quale piccolo manutentore degli impianti sportivi, mentre in realtà si stava dedicando alla gestione degli affari illeciti.

Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di emissione di f.o.i., omessa dichiarazione e bancarotta fraudolenta. Infine, l’imprenditore montegaldese, unitamente al presidente e all’allenatore della A.S.D. di rugby, dovranno rispondere di false attestazioni all’Autorità Giudiziaria.

Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza confermano, ancora una volta, l’incessante impegno profuso dal Corpo a difesa dell’economia nazionale “sana”. I peculiari e trasversali compiti di polizia economico-finanziaria consentono infatti al Corpo, grazie alle proprie professionalità e alla disponibilità di performanti risorse tecnologiche, di contrastare efficacemente le diverse condotte fraudolente poste in essere, prevenendo la formazione di capitali illeciti in grado di inquinare l’economia legale e di alterare le condizioni di libera concorrenza.

Naturalmente, in base al principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagini in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

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