Troppi detenuti a Bancali. “Nessuno tocchi Caino”, l’organizzazione transnazionale contro la pena di morte, ha visitato le strutture sarde nei giorni scorsi soffermandosi anche nella Casa circondariale Bacchiddu di cui si è parlato nel convegno promosso dalle Camere Penali di Sassari, lunedì, nella Sala Angioy della Provincia.
«Abbiamo notato – riferisce Rita Bernardini, presidente dell’Ong – un fenomeno che prima era estraneo nell’Isola: il sovraffollamento».
Sono 524 i detenuti della prigione sassarese, 349 quelli comuni, 24 le donne, tra cui una madre con una bambina piccola, 17 quelli dell’Alta Sicurezza, 91 al 41 bis, 43 i protetti, ovvero coloro che hanno compiuto crimini efferati di natura sessuale o anche esponenti delle forze dell’ordine arrestati. Ma i dati di maggior rilevanza sono quelli relativi alle condizioni di salute dei “ristretti”.
«Ci sono 90 psichiatrici – afferma l’avvocata Maria Teresa Pintus dell’Osservatorio Carcere dell’Ucpi e moderatrice dell’incontro – 100 in carico al Serd, 450 assumono ansiolitici per dormire”. Sintomo di un disagio in crescita costante come accertano i 34 tentati suicidi e i due riusciti dal gennaio di quest’anno. «A Bancali si trova un’elevata presenza – dichiara il legale Marco Palmieri, ex presidente delle Camere Penali di Sassari – di persone con doppia diagnosi, di tossicodipendenza e patologie mentali. È chiaro che il carcere non è in grado di curarli. Ci vogliono strutture adeguate». «In questi casi – aggiunge Bernardini – ci si limita a una contenzione farmacologica per sedarli. A Sassari alcuni erano molti giovani con una vita davanti».
In ambito sanitario si registrano diverse criticità come i recenti casi di scabbia che si aggiungono a quelli di tbc dei mesi scorsi. In più si fa notare che l’Asl da tempo non effettua i controlli per verificare la salubrità degli ambienti. «I problemi di Bancali sono tanti e vengono perlopiù ignorati – dichiara Danilo Mattana, avvocato e presidente delle Camere Penali di Sassari – Non possiamo risolverli noi come classe forense ma vogliamo far luce sulle criticità. Per questo abbiamo programmato tre giorni di astensione a novembre, così che ci si renda conto di quel che accade in carcere».
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link