Ronzoni e Serri: “Per rilanciare il turismo in Liguria occorre fare sistema: più tutela del lavoro e del salario e maggiore qualità nell’offerta turistica”
Genova. I ritmi spasmodici del turismo in Liguria si concentrano in pochi mesi e non tengono conto dell’equilibrio tra vita e lavoro né dell’aspetto economico correlato al sacrificio. A fine stagione i lavoratori sono bruciati dai ritmi esasperati del lavoro e spesso non sono più disposti a ripetere l’esperienza. Lavoro di qualità, maggior reddito per gli addetti del comparto e un piano industriale che miri alla destagionalizzazione del settore sono gli elementi con i quali far crescere il turismo in Liguria.
Sono alcuni dei temi messi al centro oggi da Uil Liguria e Uiltucs Liguria nel convegno conclusivo: “Dal patto del turismo al sistema turismo: analisi e proposte per lo sviluppo del comparto turistico e il lavoro di qualità in Liguria”, un’occasione di confronto che ha riunito nel mese di ottobre gli attori economici e sociali del settore da Ponente a Levante.
I dati elaborati dal nuovo Centro Studi e Ricerche Uiltucs Liguria, coordinato da Roberto Vegnuti, raccontano un terziario che contribuisce alla ricchezza regionale per l’83%, mentre gli occupati nei servizi rappresentano quasi l’80% della forza lavoro.
Tuttavia, è mancata una visione di sistema che integrasse le attività tradizionali con quelle avanzate del nuovo terziario che contano una platea di lavoratrici e lavoratori inserita in migliaia di piccole e piccolissime imprese e una parte inserita in grandi gruppi, anche internazionali. La fotografia ci restituisce un settore a prevalenza femminile, con un’alta presenza di lavoratori stranieri e un’elevata incidenza di lavoro a basso costo con un ricorso strutturale a forme di impiego a termine, iper flessibile e con un’ alta incidenza di lavoro irregolare.
Tra il 2019 e il 2023 il trend degli occupati – dipendenti e autonomi – nel settore commercio e turismo in Liguria sono: occupati 138.166 – 145.159 + 5,1 dal 2019 al 2023; dipendenti 84.166 – 92.231 +6,9 dal 2019 al 2023; autonomi 54.000 – 52.927 -2%.
Eppure, la lieve crescita occupazionale non è stata sufficiente a contrastare il fenomeno di deflazione. Il contesto sociale attuale è complicato, assistiamo infatti ad una deflazione occupazionale del lavoro nel turismo: le aziende che cercano manodopera sono di più dei candidati disponibili. Va detto che nel 2042, solo per ragioni demografiche, la Liguria perderà il 13% della forza lavoro, ovvero circa 90.000 mila persone. Ma nel fenomeno della deflazione bisogna leggere i dati delle retribuzioni medie annue dei dipendenti privati in Liguria per comprendere la fuga dal turismo.
Nel 2022 (fonte Inps) i dipendenti della ristorazione toccano quota euro 9.408,74 annui, nel commercio euro 17.213,39 annui, nell’otelleria euro 13.044,29, contro – ad esempio – i 31.829,15 euro annui del settore manifatturiero o dei 43.464,35 euro annui del settore delle attività finanziarie ed assicurative.
“Se vogliamo la manodopera, i lavoratori vanno ben retribuiti con regole certe anche sul fronte della qualità della vita – commentano il commissario straordinario Uil Liguria Emanuele Ronzoni e il segretario generale Uiltucs Liguria Riccardo Serri – Per noi è fondamentale avere condizioni salariali omogenee, affinché le lavoratrici e i lavoratori del turismo non diventino lavoratori fantasma senza diritti né tutele. I rinnovi dei contratti collettivi nazionali sono di primaria importanza. I tempi di attesa dalla scadenza al rinnovo sono diventati di sei anni: inaccettabile. Gli aumenti salariali non stanno al passo con il potere di acquisto e i lavoratori si stanno impoverendo”.
Per rilanciare questo comparto occorre un progetto che metta a sistema “i turismi” sul territorio, a partire dal buon lavoro svolto finora con “Il Patto per il Lavoro nel Turismo” che va migliorato per dare dignità al settore.
“È necessario che il prossimo patto del turismo punti a premialità e incentivi per chi assume a tempo indeterminato o stabilizza la forza lavoro a tempo determinato – proseguono Ronzoni e Serri – Occorre un tavolo permanente di settore che abbia lo scopo di coinvolgere tutti i soggetti interessati per governare nuovi processi per prolungare la stagione turistica. È necessario osare con formazione continua e certificata, che individui i fabbisogni numerici e le qualifiche necessarie in base al tessuto economico. È fondamentale l’utilizzo dei fondi interprofessionali, ad oggi ancora poco utilizzati e conosciuti. Bisogna lavorare perché siano introdotti nella formazione professionale modelli per la certificazione delle competenze da applicare ai singoli ma anche agli istituti e agli enti di formazione. Occorre promozione concertata tra enti ed imprese, che riduca i costi ed aumenti i risultati. E poi più investimenti nelle strutture ricettive, più sicurezza nelle nostre città e maggiori investimenti nelle infrastrutture e nella mobilità, meno consumo del suolo e lotta al dissesto idrogeologico”.
Al convegno sono intervenuti, nell’ordine: Roberto Vegnuti, Centro studi e ricerche Uiltucs Liguria, mentre; Marco Callegari, segretario organizzativo Uiltucs Liguria; Emanuele Ronzoni, commissario straordinario Uil Liguria; Riccardo Serri, segretario generale Uiltucs Liguria; Aldo Werdin, vicepresidente Confcommercio Liguria; Marco Benedetti, Presidente Confesercenti Liguria; Laura Gazzolo, Confindustria Turismo Liguria; Guido Amoretti, Università degli Studi di Genova; Poalo Andreani, segretario generale Uiltucs Liguria. L’assessore al turismo Augusto Sartori ha portato i saluti istituzionali della Regione.
Sartori nel suo intervento ha fatto un bilancio del ‘Patto per lo Sviluppo Strategico del Turismo in Liguria’ attivo nella nostra regione dal 2017. “Ad oggi, i Comuni aderenti sono 186 su un totale di 234. Dal 2019 ad oggi sono stati finanziati complessivamente 32 interventi comunali e sovracomunali per quasi 2 milioni di euro con risorse del Fondo strategico regionale”, ha affermato Sartori.
“La genesi del patto va ricercata nel Decreto Legislativo 23 del 2011 che introduce la possibilità dell’istituzione dell’imposta di soggiorno da parte dei Comuni capoluogo, le unioni dei Comuni e i Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche. Regione Liguria – ha spiegato l’assessore – ebbe una felice intuizione e fu da esempio pilota per le altre Regioni: venne proposto a tutti i Comuni liguri un patto secondo il quale gli stessi Comuni dovevano assumersi determinati impegni quali, ad esempio, la gestione degli uffici Iat, la condivisione con Regione e l’Agenzia ‘In Liguria’ di alcune attività e di alcune manifestazioni a rilevante valenza turistica e la lotta all’abusivismo in ambito turistico. Inoltre, elemento di grande importanza, l’imposta di soggiorno venne resa veramente una tassa di scopo”.
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