Sassari La prossima settimana la ministra Anna Maria Bernini ritornerà in Sardegna, tra Lula e Oliena, per fare gli onori di casa durante il G7 sulle grandi infrastrutture di ricerca che ha trovato casa a due passi dall’ex miniera di Sos Enattos, il luogo che potrebbe ospitare l’Einstein telescope, l’interferometro che andrà a caccia delle onde gravitazionali con l’obiettivo di chiarire alcuni dei grandi temi della fisica.
Ministra Bernini, il G7 in Sardegna. Perché?
«Quest’isola è il cuore pulsante della nuova strategia italiana sulla ricerca. Per attrarre “cervelli” nel nostro Paese gli incentivi economici sono importanti, ma non bastano. Occorre realizzare un ecosistema formato da Università, enti, imprese e start up che uniscano le forze per progetti innovativi e d’avanguardia. Einstein Telescope è l’emblema di questo programma».
Quale sarebbe l’impatto sul nostro Paese se l’Italia vincerà la competizione internazionale per Einstein Telescope?
«Intanto la conferma di essere un’eccellenza di livello mondiale sullo studio delle onde gravitazionali, dopo l’esperienza di successo ventennale di Ego/Virgo in Toscana. Con Et l’Italia sarà punto di riferimento nell’osservazione dell’universo, contribuendo al progresso scientifico dell’intero pianeta».
Lei immagina che in Sardegna, intorno a Et, possa insediarsi una comunità scientifica fatta di studenti, ricercatori, studiosi?
«Assolutamente sì. I ricercatori sono attratti dai progetti di qualità. Ed Einstein Telescope sarà un’infrastruttura straordinaria che contribuirà alla comprensione del big bang e dunque dell’origine dell’universo. Immaginare una Città della Scienza a Lula non è un sogno».
Cosa vuol dire questo per l’isola?
«Intorno a Et ruoterà una comunità scientifica capace di portare innovazione e progresso. Ma anche nuove infrastrutture, trasporti e servizi più efficienti».
E sul lato del lavoro e dell’occupazione?
«Infrastrutture di questo tipo non solo creano posti di lavoro diretti, ma generano benefici ben più ampi, alimentando un ecosistema innovativo. Innovazione e ricerca sono il motore per le imprese che vogliono crescere. Sperimentare nuove idee e investire in soluzioni avanzate significa aumentare competitività e opportunità. I vantaggi per il tessuto produttivo saranno enormi».
Et sarà il più avanzato strumento per l’osservazione delle onde gravitazionali. È possibile immaginare quali possono essere le ricadute di questi studi sulla vita di tutti i giorni?
«La ricerca, tutta, ha effetti pratici sulle nostre vite quotidiane. Con Et, per esempio, si migliora la meccanica di precisione per strumenti sempre più accurati, sviluppa ulteriormente l’intelligenza artificiale che è ormai arrivata nei cellulari che usiamo quotidianamente, sviluppa la sensoristica sismica per rendere più sicure le nostre case e infrastrutture e promuoverà innumerevoli applicazioni dall’utilizzo del vuoto, alla criogenia, alle applicazioni mediche».
A che punto siamo sulla candidatura?
«Stiamo rafforzando la posizione dell’Italia. Abbiamo raccolto il sostegno della Spagna e sono in corso confronti positivi con altri Paesi che riconoscono le caratteristiche uniche del sito di Sos Enattos».
Quali sono le chance dell’Italia, e di Lula, in una corsa a tre con aree più ricche e strutturate?
«Consideriamo la Sardegna il miglior sito possibile dove ospitare Einstein Telescope. Non ci sono oggettivamente al momento altri spazi che offrono le stesse condizioni per il silenzio, la scarsa illuminazione artificiale e il basso grado di sismicità. Anche la scarsa antropizzazione è un fattore positivo. Tutti fattori determinanti per il rilevatore. I delegati della Conferenza G7 avranno modo di vederlo con i propri occhi durante la visita che abbiamo organizzato al sito».
È ancora possibile che il progetto possa essere diviso tra l’Italia e l’Euro-regione Mosa/Reno?
«È una possibilità. La scienza ci dice che due siti lontani almeno mille chilometri potrebbero funzionare bene. Anche in questo caso, uno dei due dovrà essere necessariamente quello sardo, mentre per l’altro potrebbero presentarsi anche altri Paesi. Per l’Italia è fondamentale che le risorse dei contribuenti italiani ed europei siano impiegate per realizzare la miglior infrastruttura possibile nel miglior sito possibile».
Cosa è stato realizzato negli ultimi tempi a Lula e qual è la road map per l’infrastrutturazione del territorio?
«Le attività di preparazione per l’arrivo di ET sono a pieno ritmo. Sono state installate quattro stazioni microfoniche per monitorare i rumori, sono iniziate le indagini geognostiche per il controllo geologico e geofisico. Infn e Inaf stanno realizzando un laboratorio che rappresenterà la prima installazione scientifica in zona. Insomma, ci stiamo dando da fare».
Nel caso la scelta dovesse cadere sulle proposte “straniere” e il progetto dovesse essere realizzato altrove, esiste un “piano B” per confermare Sos Enattos come luogo deputato alla ricerca scientifica?
«Pensare a un “piano B” significa indebolire il “piano A” che è Einstein Telescope in Sardegna. Questo è il nostro obiettivo principale sul quale continueremo a lavorare senza sosta e con immenso impegno».
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