Dell’ultimo giorno da uomo libero, prima di stare per tre mesi ai domiciliari, Giovanni Toti ricorda tutto. “Sono partito da Genova sul tardi per andare a Sanremo perché all’indomani avevamo una conferenza stampa con Flavio Briatore che voleva aprire il Twiga in Liguria e dovevo visitare un ospedale. Improvvisamente – ha ricordato al settimanale Gente in edicola questa settimana – la mattina, ho trovato dei signori che, consegnandomi 800 pagine di ordinanza di custodia cautelare, mi arrestavano. Mi è letteralmente caduto il mondo addosso. Soprattutto quando ho scoperto che era da quattro anni che mi seguivano, mi intercettavano e pedinavano. Credo che in quattro anni di pedinamenti anche a un ‘beato’ avrebbero trovato qualcosa che non andava su cui appoggiarsi”. “Da anni non faccio vacanze e quindi un primo stop serve. Poi voglio riappropriarmi della mia professione e infine cercare di cambiare alcune leggi in Parlamento, altrimenti il mio sarà solo uno dei tanti casi di ingerenza della giustizia nell’attività politica”.
A settembre Toti ha trovato l’accordo con la Procura di Genova per patteggiare due anni e un mese di reclusione. I reati patteggiati sono corruzione impropria e finanziamento illecito. I mesi di reclusione però saranno convertiti in 1.500 ore di pubblica utilità, oltre a un’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per tutta la durata della pena. Concordata anche la confisca di ben 84 mila euro.
Toti: “Patteggiamento non significa ammettere qualcosa”
Con il patteggiamento, Toti rinuncia a qualsiasi difesa nel merito e al processo con rito immediato che sarebbe dovuto iniziare il 5 novembre. La Procura, che in questo modo vedrebbe confermato il proprio impianto accusatorio, ha dato parere favorevole. Ma a tal proposito Toti ha spiegato a Gente che ha scelto di patteggiare “prima di tutto perché è stata la Procura a chiedermelo, con una proposta dove diceva che nessuno si era arricchito con i finanziamenti elettorali e, soprattutto, che non c’era alcun atto illegittimo; questo per me era di fondamentale importanza”. “Patteggiare – ha aggiunto l’ex presidente – non significa ammettere qualcosa e soprattutto, come ho già detto, è stata l’accusa a chiedermelo, scrivendo cose importanti a mio favore”. Toti poi ci tiene a specificare: “Io non sono vittima di un complotto della magistratura, ma di una lacuna legislativa italiana assoluta”, per questo motivo Toti ha rivelato di volersi battere affinché anche in Italia, come negli Usa, sarà possibile sostenere un ideale politico.
La villa dove Toti ha trascorso i domiciliari
Nella casa dove abita ci vivono anche i suoi “genitori, mia sorella e mio nipote; oltre a mia moglie che andava e veniva da Milano. Da questo punto di vista ho recuperato i rapporti con tutti e ho riscoperto i miei familiari dopo uno choc importante”. I suoi genitori “hanno vissuto inizialmente un profondo senso di sgomento”, ma poi tutti loro sono riusciti a riprendere il controllo. Oltre la famiglia ha sentito molto vicini Matteo Salvini, Guido Crosetto, ministro della Difesa, e il Guardasigilli Carlo Nordio oltre agli ex colleghi Mediaset.
La grande villa si trova ad Ameglia, La Spezia, e lì al confine tra Liguria e Toscana ha trascorso i tre mesi di domiciliari insieme anche al suo cane Arold. Ad addolcire il soggiorno sicuramente lo straordinario panorama collinare. “Stare chiuso nella tua casa – ha raccontato – mentre il mondo si muove, soprattutto per chi è stato molto attivo negli ultimi nove anni è straniante. All’inizio prevale un senso di rabbia dovuta all’ingiustizia che stai vivendo; a questo aggiungi l’impossibilità di parlare con i tuoi collaboratori con cui c’era un dialogo quotidiano. Come descrivere con una immagine tutto questo? È come essere chiuso in una bolla surreale fatta di un rumorosissimo silenzio”.
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