Avrebbero prelevato informazioni sensibili e segrete, anche di esponenti del mondo della politica, contenute nelle banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi, Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media. Per questo i Carabinieri del nucleo Investigativo di Varese coordinati dalla Dda di Milano hanno eseguito sei misure cautelari per associazione per delinquere finalizzata all’ accesso abusivo a sistema informatico. Quattro persone sono ai domiciliari, tra cui un ex poliziotto, due sono state raggiunte da misure interdittive, ossia sono state sospese dal servizio, alcune società sono state poste sotto sequestro e sono state effettuate perquisizioni in tutta Italia. Tra gli indagati ci sono, da quanto è trapelato, una serie di appartenenti ed ex appartenenti alle forze dell’ordine, consulenti informatici e hacker. E’ quanto ha scoperchiato l’indagine condotta dai pm Francesco De Tommasi, dall’aggiunto Alessandra Dolci e dal Procuratore Marcello Viola, in collaborazione con Antonio Ardituro della Dna, guidata da Gianni Melillo. Si tratta di una inchiesta che ricorda quella in cui Pasquale Striano assieme all’ex pm Antonio Laudati avrebbero scaricato oltre 200 mila atti sbirciando negli affari e nei conti di politici e vip del mondo dello spettacolo e dello sport, ma che è nata da un fascicolo sulla criminalità organizzata. Come si legge in una nota diffusa in serata dal procuratore Viola, si tratterebbe di una “organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservati nelle banche dati strategiche nazionali”: oltre alla Sdi – istituita per consentire alle diverse forze di polizia di svolgere indagini ed attività di pubblica sicurezza-, a Serpico dell’Agenzia delle Entrate e quella dell’Inps, ci sono gli archivi dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, e il sistema informatico valutario legato alle segnalazioni di operazioni sospette, le sos, trasmesse dall’Unità di informazione finanziaria della Banda d’Italia. L’associazione, in base a quanto ricostruito, avrebbe venduto informazioni “di tutti i generi” e di qualunque tenore sui soggetti più vari, anche esponenti politici e personalità di rilievo, e avrebbe agito su commissione di “clienti”, anche a “fini privatistici”. Al momento nelle ordinanze eseguite dall’Arma non vengono contestate le aggravanti di “agevolazione mafiosa”.
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