PADOVA – Si accreditava come braccio operativo del ministero dei Trasporti. E sfoderava progetti avveniristici per la distribuzione del gas liquefatto con il ricorso alle tecnologie più avanzate. Un gigantesco bluff con l’unico obiettivo di farsi accreditare contributi pubblici quello che ruota attorno alla breve storia di Consorzio 906, società consortile a responsabilità limitata, con sede operativa a Padova, in viale della Navigazione Interna, dichiarata fallita dal Tribunale il 3 giugno 2021. In poco più di cinque anni di attività è riuscita ad accumulare passività per oltre sette milioni e mezzo di euro.
Le accuse di bancarotta e malversazione
Ora la Procura Europea, nella sua sede distrettuale di Venezia, ha presentato il conto agli ex amministratori di Consorzio 906. Bancarotta fraudolenta e malversazione di erogazioni pubbliche. Sono le accuse mosse dai sostituti procuratori Donata Costa e Alberto Pioletti nei confronti dell’ex amministratore unico della società Giorgio Zubin, 78 anni, di Trieste, dell’ex amministratrice di fatto Evelin Zubin, 51 anni, anch’essa residente a Trieste, degli ex componenti del consiglio di amministrazione Italo Marcello Agnoli, 84 anni, residente a Gavi (Alessandria), di professione avvocato, Enrico Montanari, 51 anni, milanese, e dell’ex direttore commerciale Roberto Taroni, 60 anni, di origini ravennati, con residenza in Bulgaria. Il giudice dell’udienza preliminare Maria Luisa Materia li ha rinviati a giudizio. Il processo davanti al Tribunale collegiale muoverà i primi passi all’udienza del prossimo 14 novembre. Si sono costituiti parte civile la curatela fallimentare di Consorzio 906, con l’avvocato Matteo Conz, e il ministero dei Trasporti, attraverso l’Avvocatura distrettuale dello Stato, con il legale Simone Cardin. É invece uscita di scena l’imputata che rivestiva il ruolo di prestanome. Elena Angelica, 56 anni, triestina, collaboratrice domestica di Evelin Zubin, ma anche ex amministratrice unica della società consortile, ha concordato la pena con la pubblica accusa. Ha saldato il conto con la giustizia patteggiando un anno e sette mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale.
La vicenda
Era un progetto ambizioso quella della società messa in piedi da padre e figlia. La famiglia Zubin contava di costruire otto distributori di gas naturale sull’intero territorio nazionale con l’obiettivo di creare una capillare rete di connessione con i principali porti europei, utilizzando mezzi ad emissioni non inquinanti e dotati delle più avanzate tecnologie di controllo. Avrebbe dovuto autofinanziarsi attraverso la vendita dei carburanti nei cinque anni successivi. Con due progetti denominati Gain4 Med e Gain4 Mid, dell’ammontare rispettivamente di 6,3 e 5,8 milioni di euro, il Consorzio 906 ha incamerato cospicui finanziamenti dalla Comunità Europea, con una compartecipazione dello Stato italiano attraverso il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. A più riprese nel corso degli anni sono confluiti nelle casse del Consorzio 6.351.088,56 euro, in gran parte di provenienza comunitaria. Ma gli otto distributori di gas naturale sono rimasti nel libro dei sogni. E la montagna di denaro pubblico è finita in un rivolo di società e cooperative riconducibili a Evelin Zubin e agli altri imputati. Sono state saldate fatture dei più svariati importi per attività di orientamento al lavoro riservate alle categorie più svantaggiate, di formazione e aggiornamento professionale e di consulenza imprenditoriale. A partire dal 2019 il Consorzio ha iniziato ad accumulare perdite rilevanti e l’anno successivo anche i ricavi sono praticamente spariti. Prima del fallimento sono stati sborsati dalle casse societarie anche 250mila euro per l’acquisto di due quadri falsi. Beneficiaria del “cadeau” la società bulgara Escola Academy Spa, riconducibile all’ex direttore commerciale Taroni, ora indagato per truffa dalla Procura di Padova dopo la denuncia di Evelin Zubin.
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