Arrivano nuovi chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate a ridosso della discussa scadenza del 31 ottobre: adesione anche nel 2025 con effetto biennale
La scadenza del 31 ottobre per l’adesione al concordato preventivo biennale si avvicina. E mentre tra gli addetti ai lavori si discute della necessità di una proroga, l’Agenzia delle Entrate fornisce nuovi chiarimenti sull’applicazione delle regole, dal rapporto con i limiti del regime forfettario ai beneficia premiali.
Tra le precisazioni fornite con le ultime FAQ, risposte a domande frequenti, del 25 ottobre l’Amministrazione finanziaria chiarisce che è possibile accedere al patto con il Fisco con effetto biennale anche nel 2025.
Concordato preventivo, adesione anche nel 2025 con effetto biennale: chiarimenti dalle Entrate
Il termine ultimo per accettare l’accordo con l’Agenzia delle Entrate sul pagamento delle imposte per i prossimi due anni si avvicina.
Nessuna apertura sulla possibilità di concedere più tempo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, tramite il viceministro Maurizio Leo, ha ribadito la sua posizione alle sigle sindacali dei commercialisti che il 23 ottobre scorso, nella Sala Stampa della Camera, hanno esposto le ragioni alla base della richiesta di proroga.
Gli ultimi giorni a disposizione, quindi, sono utili per l’Amministrazione finanziaria per chiarire ancora gli ultimi aspetti e sul portale dell’Agenzia delle Entrate si sciolgono 15 nuovi quesiti frequenti.
Tra le altre precisazioni, si chiarisce che i soggetti ISA, che volontariamente non aderiscono al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre, in presenza dei requisiti richiesti potranno farlo il prossimo anno, accettando un patto con il Fisco per i periodi d’imposta 2025-2026.
Non è necessario, quindi, attendere il 2026 e quindi la conclusione del biennio oggetto del concordato in scadenza in questi giorni.
Concordato preventivo biennale: il futuro del Fisco dipende anche dal numero delle adesioni
Ma è proprio il numero di adesioni di quest’anno ad essere sotto i riflettori: l’impossibilità di concedere più tempo, infatti, deriva dalla necessità del Governo di conoscere quanto prima i risultati per sapere se e quali risorse potranno essere investite in un ulteriore intervento sull’IRPEF, confermato già su tre aliquote, o sulla flat tax.
Ma, come emerso durante la conferenza stampa delle sigle sindacali dei commercialisti, l’esito potrebbe essere quello opposto: secondo il presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, Marco Cuchel, ma non solo, aderisce chi è sicuro di incrementare il suo reddito. In questo caso, il rischio è quello di ottenere minori entrate.
In altre parole, il futuro del Fisco è (anche) nelle mani delle partite IVA che hanno a disposizione le ultime ore per decidere se stringere il patto con l’Agenzia delle Entrate oppure no.
L’adesione avviene su base volontaria, ma se da un lato chi accetta accede a una serie di benefici, dall’altro per tutti gli altri c’è l’inserimento c’è il rischio di maggiori controlli fiscali e l’inserimento in liste selettive.
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