C’è l’apertura anche da parte del Governo alla creazione di un sito per produrre energia nucleare a Porto Marghera. L’ammissione davanti ai cronisti è arrivata ieri dal ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso, in occasione del convegno del centrodestra, per i due anni di governo, all’Nh hotel di Mestre. «Certamente» ha detto il ministro ai giornalisti che gli chiedevano se Venezia e Marghera in particolare fossero un’ipotesi, per la collocazione di un impianto di produzione di energia nucleare che il governo vorrebbe prevedere con una legge entro la fine del 2024. Dall’altra invece, come racconta oggi la stampa locale, si è registrato un gelo sul necessario rifinanziamento della Legge Speciale per Venezia: «Le priorità sono famiglie e lavoro» ha detto il ministro, lasciando intendere che sarà difficile trovare i soldi per la manutenzione e tutela della città.
L’ipotesi nucleare
L’apertura di Urso, pur non in un atto formale del ministero, ha un’importanza sostanziale in quanto arriva una settimana dopo quella dell’ex ministro Renato Brunetta. Il 18 ottobre, al forum dell’idrogeno organizzato dal ministro dell’ambiente (e transizione energetica) Pichetto Fratin, Brunetta, in qualità di presidente della “fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità” aveva detto: «È giunto il momento di riconoscere il nucleare come una delle soluzioni più sicure e sostenibili per il nostro futuro energetico. Multinazionali e grandi aziende sono pronte a investire in questo settore, e Porto Marghera si configura come un sito strategico per lo sviluppo di impianti». Dichiarazione che aveva sollevato un vespaio di polemiche, trovando da una parte l’immediata condanna di Cgil, Legambiente, comitati e opposizione di centrosinistra, e dall’altra il favore delle sezioni locali di Confindustria e Confapi.
L’amministrazione comunale attraverso l’assessore Simone Venturini, dopo le parole di Brunetta, aveva optato per una cauta apertura («Non è un tabù»). Già nel recente passato aveva aperto alla creazione di un impianto per la fusione nucleare a Marghera, tecnologia però diversa da quella oggi in discussione. Il dibattito, dopo l’ok del ministro, è destinato ad aprirsi ancor di più.
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