«Non ci sono più lotti disponibili nella zona industriale di Lecce–Surbo? Se Deghi facesse istanza, potremmo trovarne per 4-5 ettari. Intanto, la preoccupazione dell’azienda ci aiuta a quantificare il fabbisogno. Vorremmo, infatti, infrastrutturare il “secondo agglomerato industriale”, ma la costruzione di un mega impianto fotovoltaico rischia di comprometterne la disponibilità. Nessuno ci ha interpellato e noi abbiamo opposto ricorso straordinario al Presidente della Repubblica». Lo rivela il presidente di Asi Lecce, Massimo Albanese, in risposta a quanto dichiarato ieri su queste pagine dal ceo di Deghi spa, Alberto Paglialunga, che ha riferito di aver già saturato il “Parco” (logistico) da 109mila metri quadri nell’area industriale leccese aperto un mese fa.
La mancata infrastrutturazione
E, incalzato sulla mancata infrastrutturazione del “secondo agglomerato”, il manager ha invitato la “politica” a dare risposte. Intanto, interpellata, prova Asi a darne. Albanese offre il “là” a Paglialunga per farsi avanti. Poi tira fuori il ricorso che svela regioni del contenzioso vivo da 6 mesi intorno del “secondo agglomerato”, di cui si attende sviluppo da tempo e oggi si discute nell’ambito del nuovo Pug.
L’atto è del 5 aprile, è firmato dall’avvocato Paolo Gaballo ed è stato avanzato contro Regione, Lecce srl (società proponente, con sede a Bolzano), ministero dell’Ambiente e ministero della Transizione ecologica, per l’annullamento degli atti fin qui prodotti per l’autorizzazione dell’impianto fotovoltaico da 48,73 MW in località “Masseria Trapanà”, che ruota attorno all’omonima masseria (di un imprenditore australiano) e per il quale è stato già rilasciato favorevole parere Via (Valutazione d’impatto ambientale).
Asi contesta violazione e falsa applicazione della legge 241/1990, del decreto legislativo 152/2006, delle leggi regionali 11/2001 e 26/2021 e del principio di leale collaborazione in materia ambientale, nonché eccesso e sviamento di potere in relazione all’omesso coinvolgimento procedimentale dell’Amministrazione interessata territorialmente dal progetto e dai suoi impatti, oltreché difetto di istruttoria e motivazione, e violazione del principio di ragionevolezza e proporzionalità del Piano regolatore territoriale del Consorzio Asi Lecce, del Regolamento per la gestione dei suoli all’interno degli agglomerati di Asi e delle deliberazioni del Consiglio di amministrazione 51 74 del 2022, con le quali prima ha stabilito di “limitare le aree destinate alla realizzazione di impianti da fonti di energia rinnovabili al 5% (massimo) dell’intera superficie territoriale dell’agglomerato industriale Lecce/Surbo” e poi ha deciso di sospendere anche tale minima previsione “per evitare che il “secondo agglomerato” sia occupato solo da impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile”.
L’impianto
«L’istanza di insediamento al Mase è del dicembre 2021. La procedura Via fu avviata in assenza dell’obbligatoria convocazione e partecipazione di Asi. E solo a inizio 2024, sfogliando il Burp di fine 2023 – spiega Albanese -, abbiamo appreso del parere Via e di quello della giunta regionale. Non ci opponiamo perché il progetto sia di per sé inammissibile, ma perché non vi è stata la comparazione degli interessi in gioco tra gli attori principali del procedimento, in modo da poter verificare, in Conferenza dei servizi, la compatibilità tra quanto proposto e quanto realizzabile».
L’impianto ricadrebbe in mezzo al “secondo agglomerato”: «Se ci avessero interpellato avremmo destinato altri terreni. L’impianto occuperebbe 250 dei 300 ettari disponibili, se fosse realizzato dov’è previsto. Ci auguriamo, pertanto – auspica il presidente di Asi -, che i proponenti rivedano il progetto, spostandolo tutto a nord o a tutto sud del “secondo agglomerato”. In questo modo, sfruttando il relativo contributo di infrastrutturazione – preventiva Albanese -, potremmo cominciare a realizzare le strade».
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