Di Valentina Giambastiani
VERONA. Un imprenditore attivo nel settore del commercio di prodotti petroliferi, suo figlio nonché il commercialista della società, sono stati arrestati dai Finanzieri del Comando provinciale di Verona i quali, su disposizione del GIP del Tribunale scaligero, hanno altresì eseguito un sequestro di disponibilità finanziarie, quote societarie, beni immobili, mezzi di trasporto e conti correnti italiani ed esteri per oltre 33 milioni di euro ritenuti il provento di una frode.
La complessa attività d’indagine, che gli investigatori della GDF hanno condotto in sinergia con gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate – Sezione territoriale Nord Est, ha permesso di portare alla luce un articolato meccanismo fraudolento attraverso il quale gli indagati medesimi sono riusciti ad introdurre nel circuito economico legale crediti d’imposta fittizi per circa 30 milioni di euro, oltreché emesso false fatture per oltre 20 milioni di euro senza l’applicazione dell’IVA.
I suddetti crediti IVA fasulli, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sono stati contabilizzati attraverso acquisizioni di rami d’azienda avvenuti a prezzi irrisori e mediante la sottoscrizione di contratti d’associazione in partecipazione (anche con soggetti economici residenti nei cosiddetti “paradisi fiscali”).
Tali operazioni societarie hanno dunque consentito agli artefici della frode di ridurre consistentemente il volume dell’IVA da corrispondere all’Erario, ciò attraverso la “monetizzazione” dei falsi crediti d’imposta fraudolentemente ottenuti, nonché con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le approfondite indagini tecniche eseguite hanno inoltre permesso di delineare i singoli ruoli rivestiti nella circostanza dagli indagati i quali, attraverso le proprie società nonché sfruttando conti correnti appositamente aperti – anche presso istituti di credito esteri – sono riusciti ad accumulare ingenti capitali derivanti da una sistematica evasione delle imposte; capitali che venivano occultati al Fisco (nei confronti del quale si trovavano peraltro esposti in posizione fortemente debitoria).
Considerata la reiterazione delle condotte illecite – al fine di scongiurare il pericolo di ulteriori reati – la stessa Autorità Giudiziaria ha disposto anche il sequestro dello studio professionale del commercialista, delle autocisterne utilizzate per il trasporto del prodotto petrolifero nonché degli uffici aziendali.
Resta in ogni caso opportuno evidenziare che l’accertamento della responsabilità penale degli indagati non potrà giungere anticipatamente rispetto ad una sentenza irrevocabile di condanna sussistendo, fino a quel momento, la presunzione di non colpevolezza contemplata dalla Costituzione italiana.
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