Confermata quasi in toto, dalla Cassazione, la sentenza di secondo grado emessa, nell’ottobre dello scorso anno, a carica di cinque imputati coinvolti nell’operazione antimafia Ruina e che avevano scelto il rito abbreviato. Confermato quindi l’alleggerimento di pena, rispetto al primo grado di giudizio, per Nicola Pidone, ritenuto dagli inquirenti al comando della famiglia mafiosa di Calatafimi. La Suprema Corte per il boss ha ribadito 16 anni e 4 mesi. Per il vitese Rosario Leo 10 anni e 10 mesi. La Cassazione ha comunque disposto il rinvio in appello per un paio di capi di imputazione. Quello a carico di Gaetano Placenza, altro calatafimese, riguardante l’aggravante delle armi, e l’altro riguardante Domenico Simone, già scarcerato, accusato di avere favorito incontri fra pregiudicati. La Cassazione ha anche confermato la condanna per tutti gli imputati (Pidone, Leo, Placenza, Chiapponello e Simonte) al pagamento di mille euro, in solido fra di loro, delle ulteriori spese di costituzione e difesa sostenute dalla parte civile costituitesi. Il rito abbreviato di primo grado aveva disposto due assoluzioni per Andrea Ingraldo e Vincenzo Ruggirello, il primo perché il fatto commesso non costituisce reato e il secondo perché il fatto non sussiste. Ruggirello, 54 anni, agente di polizia penitenziaria al carcere di Palermo, era accusato di rivelazione di segreti di ufficio con l’aggravante di aver favorito cosa nostra. Nell’ambito delle indagini che portarono all’operazione ‘Ruina’ ricevette un avviso di garanzia anche il sindaco dell’epoca, Antonino Accardo, che immediatamente rassegnò le dimissioni dalla carica. La sua posizione è stata poi archiviata. L’ex primo cittadino di Calatafimi non ha commesso alcun reato.
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