Da oggi mercoledì 6 novembre 2024 il progetto IT-Wallet, partito il 23 ottobre con la possibilità per i primi 50.000 cittadini italiani di importare patente e tessera sanitaria nel portafoglio digitale dell’app IO, estende il servizio a 250.000 cittadini italiani. Man mano che il raggio d’azione di IT-Wallet cresce (il 30 dicembre verrà esteso a un altro milione di persone e dal 4 dicembre sarà disponibile per tutti), sui social stanno proliferano teorie del complotto secondo cui dietro a questa innovazione ci sarebbe un presunto piano segreto per schedare la popolazione, spiarla e controllarla attraverso l’uso di dispositivi digitali. Le cose però non stanno affatto così: sfatiamo quindi le bufale che girano online su IT-Wallet spiegando perché le preoccupazioni circa la sua adozione siano infondate.
IT-Wallet non è come il Green Pass: il portafoglio digitale non è obbligatorio
Il primo grande fraintendimento che circola online riguarda una presunta associazione tra IT Wallet e il Green Pass: IT-Wallet è un servizio di portafoglio digitale non obbligatorio e gratuito. Alcuni sostengono che la digitalizzazione della patente sarà uno strumento pericoloso per “bloccare” le persone, come accaduto con la “certificazione verde” durante la pandemia di COVID-19. Questa affermazione è completamente infondata: IT-Wallet non ha nulla a che fare con il Green Pass, che era uno strumento per permettere alle autorità di monitorare l’andamento del contagio e lo stato vaccinale dei cittadini. Per contro, la patente digitale e gli altri documenti digitalizzati non contengono dati sanitari o informazioni legate alla vaccinazione e, in ogni caso, la loro introduzione non cambia il modo in cui i dati sono già gestiti dallo Stato.
Inoltre, va chiarito un altro punto fondamentale: IT Wallet non è obbligatorio, così come non lo sono la carta d’identità elettronica o lo SPID. Non sarà un documento che tutte le persone saranno costrette ad avere o a utilizzare, come invece lo era il Green Pass per accedere a molti luoghi. Chi non desidera utilizzare IT-Wallet, in quanto preferisce portare con sé i documenti cartacei, potrà continuare a farlo senza alcuna limitazione. Le paure di essere obbligati a possedere un “portafoglio digitale” non poggiano su alcun fondamento.
IT-Wallet: i nostri dati sono al sicuro?
Un altro argomento che circola tra i complottisti riguarda la possibilità che i documenti digitalizzati possano essere utilizzati come strumento di controllo da parte del governo per limitare la libertà dei cittadini. Anche questa è una preoccupazione che non poggia su alcuna base logica: i dati relativi alla patente, alla tessera sanitaria e a qualsiasi altro documento di riconoscimento sono già archiviati in sistemi digitali centralizzati, accessibili in caso di necessità da parte delle forze dell’ordine, senza che si renda necessaria la digitalizzazione di questi documenti su un’archivio online ad hoc.
Alcuni temono che hacker o attacchi informatici possano compromettere la sicurezza dei documenti digitalizzati. Se da una parte è vero che nessun sistema informatico è inattaccabile (come le cronache di questi giorni dimostrano purtroppo molto bene) è vero anche che IT-Wallet è stato progettato per rispettare standard di sicurezza molto elevati, con sistemi avanzati per la protezione e la salvaguardia dei dati dei cittadini. La gestione della piattaforma è affidata a enti pubblici, come l’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che hanno il compito di garantirne l’affidabilità e la sicurezza.
Ribadiamo: questo non significa che il sistema sia perfetto e totalmente immune dai rischi. Tuttavia, se ci fidiamo di aziende private che hanno dati sensibili che riguardano la nostra persona (tra queste ci sono le compagnie che sviluppano i social network usati dagli stessi complottisti) possiamo nutrire una certa fiducia anche in aziende pubbliche in cui lavorano alcuni dei massimi esperti di sicurezza informatica del nostro Paese.
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