Da pochi giorni è alla guida dell’assessorato più importante e complesso: circa 12 miliardi l’anno (su un bilancio di 14) per garantire il diritto alla salute dei cittadini. Raffaele Piemontese spiega quali sono le difficoltà della Puglia in questa fase e annuncia i primi provvedimenti per la “rivoluzione copernicana” del sistema, dalle soluzioni per la riduzione delle liste d’attesa ai concorsi con migliaia di assunzioni per potenziare ospedali e Asl. Sulle grandi crisi (Casa Sollievo e San Raffaele su tutti), garantisce un intervento della Regione…
Piemontese, perché ha accettato la poltrona bollente della sanità? I suoi predecessori non hanno avuto grande successo…
Quando fai l’amministratore pubblico non puoi tirarti indietro, anche se la sfida è difficile. Proverò a fare il massimo nel breve lasso di tempo fino alla fine del mandato. Non potremo sistemare tutto, ma con il supporto di tutti i dipendenti della sanità pubblica in primo luogo e del privato accreditato, possiamo dare risultati migliori ai cittadini pugliesi.
La Puglia sta migliorando nei Livelli essenziali di assistenza negli ultimi anni, ma sconta ancora difficoltà oggettive nella qualità della spesa e, in alcuni ambiti, nei servizi. Quali sono i margini di intervento?
Dobbiamo cambiare paradigma. Al centro del sistema devono esserci i cittadini che hanno bisogno di cure, non la burocrazia. Ci interessano i bisogni delle persone, non le carte. Certo, il governo nazionale non ci aiuta, visto che ha abbassato al 6,05% i fondi destinati alla sanità in relazione al Prodotto interno lordo: con Elly Schlein abbiamo chiesto almeno il 7%. Si consideri che qui dentro dovrebbe esserci tutto, rinnovi contrattuali compresi. Per questo a fine mese ci sarà lo sciopero generale dei medici.
Liste d’attesa e viaggi della speranza dei pugliesi che ci costano centinaia di milioni di euro ogni anno. Come si recupera?
Ovunque in Italia ci sono liste d’attesa lunghe. Il problema principale è la carenza di medici e infermieri, al punto che il ministro vorrebbe far ricorso a migliaia di operatori indiani. Questo è il contesto. In Puglia, invece, vogliamo lavorare sulle urgenze. In tutti i Centri unici di prenotazione ci sarà un back office, con un addetto specifico che prenderà in carico direttamente la richiesta e, nell’arco di pochi giorni, dovrà trovare una soluzione nel pubblico o, in alternativa, nel privato.
Il sistema finora ha fallito, soprattutto per via del mancato allineamento delle agende tra gli ospedali pubblici e privati. Perché dovrebbe funzionare ora?
Semplicemente facendo fare delle verifiche in tempo reale agli addetti preposti. Per essere chiari, dovranno telefonare e trovare le disponibilità nelle strutture del territorio per le prestazioni richieste. L’agenda valida sarà quella pubblica, il privato dovrà adeguarsi così al fabbisogno effettivo del territorio.
In caso di inefficienza degli operatori o di prescrizioni inappropriate, quali saranno le conseguenze?
Su questo non faremo sconti. Individueremo le eventuali responsabilità, applicando sanzioni dove possibile. I distretti dovranno lavorare per far emergere l’inappropriatezza (urgenze che non sono urgenze) e agire di conseguenza.
A proposito di inappropriatezza e inefficienza, perché i manager che hanno sforato la spesa farmaceutica non sono stati sanzionati?
Innanzitutto, dobbiamo curare i cittadini e servono i farmaci. Inoltre, la Puglia negli ultimi anni ha abbassato di molto la spesa. Sulla convenzionata siamo nei limiti del 5% dell’Fsn. Sulla diretta, tutta l’Italia sfora. Questo forse significa che i tetti forse non sono proprio appropriati.
Tornando all’emergenza vera, quella dell’area medica e di comparto, non crede sia sempre più difficile essere attrattivi nel sistema pubblico in alcune aree della regione?
Se parliamo dei pronto soccorso, c’è una difficoltà che accomuna tutti. In Italia ci sono 1000 borse di studio – pagate – per l’emergenza urgenza, ma il tasso di adesione è di circa il 35% a livello nazionale: questo spiega la difficoltà in Puglia a reperire questo tipo di professionalità. Sappiamo che servono 15 medici al pronto soccorso di Foggia, 25 a Bari, 18 a Lecce, eccetera eccetera. Solo Sanguedolce è riuscito ad assumere 10 medici a Bari, un vero miracolo. Per il resto, c’è sempre da considerare la possibilità di scelta della struttura che permette maggiore soddisfazione professionale. In ogni caso, interverremo per migliorare il servizio con gli infermieri di processo, addetti alla gestione dei rapporti tra familiari del paziente e medici. Lo abbiamo sperimentato con successo nella Bat, ora lo estendiamo a tutte le aziende.
Sta dicendo che in Puglia bisogna alzare la qualità dell’offerta complessiva?
Ci sono aspetti che vanno sottolineati e diverse criticità. Per esempio, a Bari facciamo un numero di trapianti di cuore che pareggia le performance della Lombardia. A Foggia a breve avremo una Cardiochirurgia pubblica, che si aggiunge al capoluogo di regione e a tutta l’offerta privata. Facciamo operazioni complesse, salviamo moltissime vite umane. Poi è chiaro che ci sono percorsi all’interno delle aziende che andrebbero migliorati. Il sistema sanitario della Puglia funziona bene. Qualche giorno fa mi ha chiamato un importantissimo imprenditore, che potrebbe farsi operare in qualsiasi ospedale del mondo, per raccontarmi la sua esperienza positiva in una struttura pubblica e facendo i complimenti. Questo va sottolineato, è troppo facile demolire un sistema che funziona per una cartaccia nel corridoio.
Al punto che ci si affiderebbe sempre e comunque se ne avesse bisogno?
La mia famiglia si è sempre curata in Puglia, mia figlia è nata al Policlinico Riuniti di Foggia.
Eppure negli anni scorsi siamo stati ultimi in Italia per i Lea. Cosa non ha funzionato?
Innanzitutto un piano di rientro, poi piano operativo, che dura ormai da 14 anni. Un cappio al collo. Questo blocca le assunzioni, comporta adempimenti farraginosi con il Ministero, limiti sul turnover. Rispettiamo tutti i livelli di assistenza, perché Roma non ci libera? Eppure stiamo lottando per migliorare ulteriormente l’assistenza…
In che modo?
Ho appena sbloccato 2500 assunzioni. Qualche giorno fa il piano è stato consegnato ai sindacati per l’approvazione. Dopodiché ci sarà un concorsone unico regionale per gli infermieri all’Asl di Bari e uno per gli Operatori socio sanitari al Riuniti di Foggia. Poi medici, tecnici, amministrativi e altre figure utili alle aziende. Preliminarmente ci sarà una mobilità intraregionale per il comparto: un foggiano che lavora a Lecce lo farò tornare a casa e viceversa.
Una buona notizia, mentre restano urgenti le crisi di alcuni operatori del settore, a cominciare da Casa Sollievo piegato da un debito importante e dal San Raffaele…
Non sono abituato a fare proclami, ma a offrire soluzioni. Quanto all’ospedale di San Pio, ho incontrato sia il management che la proprietà (Santa Sede, ndr) e sono convinto che Casa Sollievo è un ospedale molto importante per il territorio, soprattutto per il Gargano. Voglio tutelare tutti i lavoratori. Abbiamo una interlocuzione in corso, pur essendo formalmente un ospedale privato. Sul San Raffaele stiamo lavorando a diverse ipotesi, compresa la possibilità di una gestione pubblica A noi interessa la tutela dei pazienti e dei lavoratori.
Per chiudere, lei è il successore naturale di Michele Emiliano alla presidenza. Ci ha fatto un pensierino?
Non mi voglio trasferire a Bari, voglio vivere a Foggia. Certamente continuerò l’esperienza in Regione, ma certamente non punto alla presidenza.
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