L’Italia sta invecchiando, con una tendenza che si è accentuata negli ultimi quarant’anni. In questo periodo, il Paese ha accusato infatti una significativa diminuzione della popolazione giovanile (oggi ci sono circa dieci milioni di giovani in meno), mentre nel frattempo gli ultrasessantacinquenni sono quasi raddoppiati. Il fenomeno ha colpito in modo particolare il Mezzogiorno, che tra il 2011 e il 2023 ha visto una perdita di 1,9 milioni di giovani. Questo crollo demografico, unito a condizioni economiche sfavorevoli, secondo l’analisi emersa dal XV Forum nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, compromette la crescita che – come un circolo vizioso – comprime il potenziale demografico.
Tasso di imprenditorialità giovanile crollato all’8,8%
I dati presentati fotografano un quadro economico tutt’altro che brillante. Negli ultimi dodici anni, il Paese ha perso 180mila imprese giovanili, il 40% delle quali (più di 78mila) nel Sud. Il tasso di imprenditoria giovanile è diminuito all’8,8% dall’11,9%, comportando una potenziale perdita di Pil (ai valori odierni) tra 47 e 63 miliardi di euro. Per invertire questo trend è cruciale, per Confcommercio, incrementare l’imprenditorialità giovanile, in particolare nel terziario di mercato, settore che ha creato – da trent’anni a questa parte – la maggior parte dei nuovi posti di lavoro (3,5 milioni di occupati standard a tempo pieno dal 1995 al 2023, rispetto a meno di un milione negli altri comparti).
Come promuovere i giovani imprenditori
Bisogna acquisire la consapevolezza – secondo gli analisti – che l’imprenditoria giovanile è un importante motore di crescita per l’intero Paese, soprattutto nel Sud, dove l’autoimprenditorialità ha svolto un ruolo fondamentale in assenza di grandi imprese che offrano lavoro. È quindi essenziale creare un favorevole contesto socioeconomico e affrontare le sfide demografiche, incentivando la partecipazione femminile nel mondo del lavoro per contrastare il declino della popolazione. Diventa cruciale promuovere l’impresa giovanile con agevolazioni fiscali, semplificazione burocratica e condizioni più favorevoli. Facilitare l’accesso al credito è altresì centrale per valorizzare il potenziale dei giovani imprenditori.
Modello di impresa diffusa
Durante il forum, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ricordato che l’eccezionalità economica italiana si basa su un modello di impresa diffusa, che ha permesso a molti italiani di intraprendere un percorso imprenditoriale. Ma, ha aggiunto, la diminuzione del numero delle imprese, accusata negli ultimi dieci anni, ha avuto un alto impatto personale e sociale. Anche per Matteo Musacci, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, i dati dimostrano che l’assenza di imprenditoria giovanile frena lo sviluppo del Paese. Inoltre, ha sottolineato, le imprese giovanili apportano energia, nuove prospettive e competenze, rappresentando un’importante fonte di innovazione e creatività per il mercato.
Boom del debito, pubblico e pro capite
Il deterioramento demografico e dell’apporto delle imprese giovanili emerge guardando la crescita del debito pubblico, il cui rapporto rispetto al Pil è passato dal 61% del 1982 al 134,6% del 2023. Esplosione che, nel frattempo, si è tradotta in un aumento significativo del debito pro capite: da 13.163 euro a oltre 48mila euro. Nello stesso periodo, la pressione fiscale media è aumentata dal 32% al 41,5%, creando un contesto difficile per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro e all’imprenditorialità. Un altro dato sconfortante: se confrontiamo l’aspettativa di vita alla nascita e la vita residua di un trentenne nei due periodi, emerge che un giovane quarant’anni fa affrontava un debito annuale di 295 euro, mentre oggi questo è di oltre 910 euro.
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