L’ex sanatorio del vecchio Sant’Anna, abbandonato da oltre dieci anni nel corso dei quali si è anche trasformato come rifugio clandestino per i senzatetto, potrebbe tornare in vita. Ed essere messo in vendita.
La Cassa depositi e prestiti, proprietaria del padiglione “GB Grassi”, ha infatti avviato un cantiere per la ristrutturazione dell’ex reparto infettivi. L’intenzione è rendere più appetibile il compendio agli occhi di eventuali investitori.
Sono passati dieci anni esatti dall’acquisizione dell’immobile, avvenuta alla fine del 2014 per un valore pari a 4,5 milioni di euro, da parte della Cassa depositi e prestiti. Ora, entro il primo trimestre del 2025, il cantiere dovrebbe essere ultimato e in questo modo il “GB” Grassi potrà ottenere il titolo di regolamentazione edilizia, uno strumento normativo che garantisce il rispetto delle regole in tema di sicurezza e vivibilità degli immobili. Un riconoscimento di cui il gigantesco edificio nell’area ex Sant’Anna era privo già all’epoca del passaggio di proprietà dall’azienda ospedaliera a un fondo gestito dalla Cassa depositi e prestiti. Eseguite queste ristrutturazioni e rispettate le normative sarà più semplice mettere sul mercato la grande struttura affacciata su piazzale Camerlata. Questa, almeno, è la speranza.
L’intervento
E infatti la ristrutturazione è considerata a Roma strettamente necessaria per facilitare una futura cessione. Negli ultimi anni l’ex sanatorio non ha avuto acquirenti. Prima della pandemia la Cassa depositi aveva affidato ad un broker la ricerca di investitori, immaginando nuove destinazioni d’uso. Si era parlato di una clinica privata, di un centro per la formazione degli infermieri, una casa di riposo, di un laboratorio analisi, nulla però ha mai avuto concretamente seguito.
Le possibili destinazioni d’uso dell’enorme edificio dell’ex Sant’Anna sono molteplici: turistico ricettiva, sanitaria, congressuale, oppure, in accordo con il Comune, per altre varianti. Il “GB Grassi” è comunque sottoposto al vincolo del Ministero dei Beni culturali e i lavori che stanno andando avanti e che ammontano a poco meno di mezzo milione di euro seguono le direttive della Soprintendenza. Sono in corso in particolare delle demolizioni e una bonifica, gli stabili versano da anni in cattive condizioni.
Un’area enorme
Molti degli edifici di quel padiglione, su un’area di 10.300 metri quadrati, sono dismessi da un quarto di secolo. Nel 1925 la prima autorizzazione del “GB Grassi” era quella di istituto climatico, poi all’ex sanatorio l’azienda ospedaliera ha aggiunto nel corso dei decenni funzioni sanitarie e residenziali. L’ultima attività prima della definitiva chiusura era il Sert per la cura delle tossicodipendenze, come ancora si legge sui citofoni dal lato di via Santa Brigida e Respaù.
Il compendio sotto la Spina Verde è molto esteso e comprende l’edificio principale posto nella zona più rilevata, con tre elementi a base quadrangolare collegati da stecche longitudinali, c’è poi un secondo immobile connesso che ha una pianta rettangolare, infine di mezzo c’è una chiesetta, un edificio a forma di “elle” e un edificio adibito al custode verso la strada.
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