LIVORNO. Dal Magnozzi delle Sorgenti all’esordio in Serie A. E quando nominiamo la casa della Pro Livorno Sorgenti lo facciamo due volte. Sì, perché Luca Marianucci, livornese classe 2004, abita proprio di fronte al campo di via Orlando, dove da bambino è cresciuto nella scuola calcio della Pls che ne ha festeggiato il traguardo sui social. Un percorso lungo, ricco di sfide e di ostacoli da superare. Per arrivare lì, nell’El Dorado del calcio italiano. Tutto vestito di azzurro, sempre vestito di azzurro. Quello dell’Empoli che indossa ormai da 13 anni: 11 di settore giovanile, uno in prestito in Serie C e poi questa stagione. Quella dei sogni che si avverano. Del desiderio espresso quando spegni le candeline da bambino. E ora, sbam: apri gli occhi ed è tutto vero.
Lunedì 4 novembre: una data che Luca dimenticherà difficilmente. All’84’ di un Empoli-Como ancora in bilico sull’1-0 toscano, con punti fondamentali in palio per la salvezza, il tecnico D’Aversa lo chiama a sé. È il suo momento. Fuori Henderson e dentro Marianucci: il bimbo delle Sorgenti esordisce in Serie A, davanti agli amici che erano tutti per lui al Castellani. Un’opportunità arrivata dopo le due gare giocate da titolare in Coppa Italia: l’assist a Fazzini per la sua doppietta contro il Catanzaro e quello ad Haas nel 2-1 al Torino. In marcatura su giocatori come Adams e Zapata. «L’esordio con l’Empoli è tutto quello che sognavo da quando sono qui – ha commentato il difensore livornese ai microfoni di Dazn subito dopo la partita -. È il tredicesimo anno che sono qui, ormai la considero una seconda casa. Le sensazioni che ho provato sono le più disparate, non riesco nemmeno a descriverle. In più l’esordio è arrivato in una serata in cui abbiamo vinto. I tre punti mancavano da un po’, sono felicissimo per me e per la squadra». Il debutto è il culmine di un percorso vissuto giorno dopo giorno a Monteboro. Tra allenamenti, sacrifici e voglia di ritagliarsi uno spazio importante. Nel 2021/22 l’infortunio con la frattura dell’astragalo, superato con tanto lavoro lontano dal campo. Poi un anno in Primavera e l’esperienza in C alla Pro Sesto: 32 presenze da titolarissimo. “Farsi le ossa”, come si suol dire. In estate la svolta. Sì, perché negli anni delle giovanili Marianucci non aveva l’etichetta del predestinato.
Ha avuto quella di chi ha lavorato ogni giorno con determinazione e attitudine, aspettando la chiamata giusta. Quella di D’Aversa in estate che ha bloccato il mercato, dato che nelle idee iniziali sarebbe stato girato nuovamente in prestito. Invece l’allenatore dell’Empoli ci ha creduto fin dal primo giorno. E dopo le ottime prestazioni in Coppa Italia ha continuato a dargli fiducia. «Non è facile ritagliarsi spazio con difensori così importanti davanti – ha proseguito Marianucci -. In Coppa Italia ho avuto due grandi occasioni e poi ogni giorno ho la fortuna di imparare qualcosa da giocatori forti come quelli che abbiamo in squadra. Sono un’ispirazione per migliorare ogni giorno».
E la svolta, detto da chi lo ha seguito nel suo cammino, come l’agente Fifa Daniele Amerini e dal suo scouting Alessio Giovanneschi, è stata proprio nel cambio di mentalità che il “bimbo” livornese ha avuto nel suo percorso. «Con Luca abbiamo portato avanti un percorso condiviso di cui eravamo fortemente convinti e che sapevo potesse essere la scelta giusta – spiega Amerini-. Ma il merito è suo che per fare il calciatore ha capito che servono determinazione e sacrificio. Lo seguiamo dai Giovanissimi Nazionali e sappiamo bene che questo per lui può essere solo l’inizio di una carriera importante.
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