Secondo un rapporto dell’Istituto internazionale di studi strategici di Londra, l’Europa ha investito molto dal 2014 nella difesa, ma non è abbastanza di fronte alle iniziative della Russia e al possibile disimpegno dalla Nato degli Stati Uniti di Trump
Un rapporto pubblicato venerdì dall’Istituto internazionale per gli studi strategici (Iiss) di Londra afferma che c’è ancora molto da fare prima che i Paesi europei siano pienamente pronti ad affrontare ulteriori minacce da parte della Russia, nelle stesse ore in cui l’Ue discute in Ungheria come trovare le risorse per rilanciare il proprio ruolo nel mondo, incluso per una difesa comune.
Il rapporto del think tank londinese, pubblicato all’inizio del Summit sulla Difesa a Praga organizzato dall’Iiss per discutere delle capacità militari transatlantiche (8-10 novembre), riconosce come gli Stati europei abbiano potenziato le proprie difese in risposta all’annessione della penisola di Crimea nel 2014 e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022.
“La Nato non solo ha aumentato in modo significativo le proprie ambizioni in termini di deterrenza e di capacità bellica, ma i membri europei hanno cercato di colmare le carenze critiche in termini di capacità e di prontezza”, si legge nel rapporto.
“Tuttavia non sorprende che, dopo decenni di negligenza e di investimenti insufficienti, resti ancora molto da fare e che i progressi siano stati alterni” sostiene l’Iiss.
La nuova presidenza Trump spinge Ue e Nato a investimenti nella difesa
L’allarme arriva mentre i leader europei (tra cui il segretario generale della Nato, Mark Rutte) stanno discutendo le rispettive aspettative sul ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, la cui prima presidenza (2017-2021) aveva portato grandi contrasti con Bruxelles.
“Il risultato elettorale negli Stati Uniti aumenterà la pressione sui Paesi europei affinché investano maggiormente nelle proprie difese e allo stesso tempo valutino come continuare ad aiutare l’Ucraina a vincere questa guerra”, ha dichiarato Ben Schreer, direttore esecutivo dell’Iiss-Europa.
Durante la sua campagna elettorale, Trump ha minacciato azioni che potrebbero avere conseguenze devastanti per l’Europa, da un ritiro degli impegni della Nato e a un cambiamento fondamentale del sostegno all’Ucraina nella guerra con la Russia, fino a un conflitto commerciale con l’Ue.
Già durante il suo primo mandato presidenziale, Trump aveva spinto i membri europei dell’Allenanza atlantica a spendere di più per la difesa, fino a superare il 2 per cento del Pil, e a dipendere meno dalla copertura militare statunitense.
In questo senso, sono stati compiuti alcuni progressi, con una spesa per la difesa nel 2024 da parte degli Stati membri europei della Nato superiore del 50 per cento rispetto a quella di 10 anni fa, secondo il rapporto dell’Iiss.
La mancanza di stabilità nei finanziamenti pubblici però “in ultima analisi limita la capacità dell’industria della difesa di investire con fiducia”, secondo gli analisti. Inoltre, “gli ostacoli normativi e l’applicazione di standard ambientali, sociali e di governance continueranno ad agire come barriere agli investimenti” si legge nel rapporto.
L’industria europea della difesa è riuscita ad aumentare la produzione di alcuni prodotti dopo il 2022, soprattutto quelli con una forte domanda da parte dell’Ucraina, come la difesa aerea e l’artiglieria. I Paesi europei però hanno anche donato all’Ucraina le proprie armi, tra cui i caccia F-16, e “rimangono dipendenti dagli Stati Uniti per alcuni importanti aspetti della loro capacità militare”, guardando anche a Brasile, Israele e Corea del Sud per soddisfare le loro esigenze a causa della mancanza di capacità produttiva.
Una criticità ulteriore segnalata dal think tank londinese è la concorrenza con le industrie civili per le materie prime e i professionisti qualificati, che rende più diffile il rilancio dell’industria della difesa, oltre all’insufficienti personale militari di molti eserciti europei.
Secondo l’Iiss una lezione appresa dalla guerra della Russia contro l’Ucraina è che “c’è bisogno di truppe significative per affrontare e sconfiggere l’attacco nemico, ma anche di forze sufficienti per rigenerarsi dopo il logoramento in combattimento”.
Il rapporto conclude che “forze, bilanci e capacità industriali di difesa sono stati ridotti a causa di decisioni politiche dei governi. Questi stessi governi devono ora riscoprire la ‘memoria muscolare’ della difesa e della sicurezza, assicurando un’attenzione politica e investimenti sostenuti per rispondere alle nuove realtà strategiche in Europa”.
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