Viene pubblicato oggi l’aggiornamento congiunturale dell’Emilia-Romagna.
Nel primo semestre del 2024 l’economia dell’Emilia-Romagna ha registrato una crescita contenuta. L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia evidenzia un aumento tendenziale del prodotto dello 0,4 per cento, un valore sostanzialmente in linea con la media italiana. In un contesto di debolezza dei consumi delle famiglie, l’attività economica ha beneficiato dell’incremento degli investimenti in costruzioni. L’accumulazione di capitale nell’industria è invece diminuita, risentendo del calo della domanda estera e delle persistenti tensioni geopolitiche che rendono incerte le prospettive del settore.
Nel settore agricolo si sarebbe avviata una fase di recupero, dopo la significativa riduzione del valore aggiunto registrata nel 2023, anche a seguito dell’alluvione di maggio; tuttavia gli ulteriori eventi meteorologici estremi che hanno colpito la regione fra settembre e ottobre rendono incerte le attese sull’intensità della ripresa. La produzione dell’industria nel primo semestre ha continuato a ridursi, confermando la tendenza negativa iniziata nel corso del 2023; la contrazione ha interessato tutti i principali comparti, con l’eccezione dell’alimentare. Sulla dinamica sfavorevole ha gravato in misura rilevante il calo della domanda proveniente dai paesi dell’area dell’euro. La crescita nell’edilizia è proseguita; allo stimolo derivante dagli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo è gradualmente subentrato quello generato dalla realizzazione di opere pubbliche, anche in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). L’attività nel terziario ha continuato a espandersi moderatamente, pur con andamenti differenziati al suo interno. La situazione reddituale delle imprese è rimasta complessivamente favorevole, sebbene si siano registrati alcuni segnali di peggioramento nell’industria; le riserve di liquidità del settore produttivo si sono confermate abbondanti.
L’incremento degli occupati è proseguito, accompagnato da una diminuzione della disoccupazione. Anche le forze di lavoro sono leggermente cresciute, beneficiando dell’aumento della partecipazione al mercato del lavoro fra le classi di età più anziane. La dinamica favorevole dell’occupazione non ha tuttavia interessato il comparto dell’industria, che ha registrato una contrazione del numero di addetti. Le migliori condizioni sul mercato del lavoro e l’inflazione contenuta hanno favorito il ritorno alla crescita del potere d’acquisto delle famiglie, a cui tuttavia non è seguito un aumento dei consumi, che hanno ristagnato.
Il credito bancario alle imprese è diminuito, per effetto di una domanda di finanziamenti che si è confermata debole e di politiche di offerta orientate alla cautela. I prestiti alle famiglie hanno invece segnato un modesto incremento, trainato dal credito al consumo; le nuove erogazioni di mutui abitativi si sono significativamente ridotte, risentendo del livello dei tassi di interesse che, seppur in calo, è rimasto elevato. La rischiosità dei finanziamenti bancari è aumentata per il comparto produttivo ed è rimasta invariata per le famiglie; il tasso di deterioramento continua tuttavia ad attestarsi su un livello contenuto nel confronto storico.
Gli indicatori disponibili suggeriscono che la fase di modesta crescita tendenziale sia proseguita anche nel terzo trimestre. Nei prossimi mesi il quadro congiunturale beneficerebbe della ripresa del potere d’acquisto delle famiglie, del sostegno degli investimenti pubblici per l’attuazione del PNRR e dell’allentamento monetario già acquisito in seguito alle più recenti decisioni di politica monetaria. A questi fattori si contrappongono rischi al ribasso, legati all’accentuarsi delle tensioni geopolitiche e al perdurare della debolezza del ciclo manifatturiero nell’area dell’euro; vi si aggiungono gli effetti, ancora difficili da valutare, dei due eventi alluvionali che hanno colpito una porzione significativa del territorio regionale fra settembre e ottobre. Le previsioni formulate dalle imprese per la fine dell’anno e l’inizio del prossimo anticipano, nel complesso, un rallentamento dell’attività.
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