Dopo aver denunciato l’emergenza abitativa in Repubblica, oggi trattiamo il tema ICEE, ovvero l’indicatore economico che dovrà censire il livello di benessere di ogni sammarinese al fine di contribuire o ricevere provvidenze dallo Stato proporzionalmente alle sue possibilità.
Il decreto emanato a marzo, reiterato dal nuovo Governo ad agosto e che a breve dovrà essere ratificato dall’aula Consiliare, per come è scritto è debole, lacunoso e non cancella affatto il rischio di veder i “soliti” incunearsi tra le pieghe della legge per il loro tornaconto.
Sarà semplicissimo – infatti – determinare il coefficiente ICEE per i soggetti dal reddito certo, che non hanno intestati beni mobili e immobili diversi dall’auto o la casa di proprietà, segnatamente lavoratori dipendenti, pensionati ed altre fasce di sammarinesi a rischio impoverimento.
Al contrario, sarà molto difficile determinare il coefficiente per quei redditi – e soprattutto per quei patrimoni – che possono essere “nascosti” utilizzando strumenti legalmente consentiti e che hanno l’effetto di far apparire come nullatenente una persona abbiente.
Ci riferiamo nello specifico ai beni detenuti attraverso trust (anche esteri), a quelli presi a noleggio o in leasing, alle società immobiliari (anche estere), a strumenti finanziari come bitcoin fino alle vecchie ma sempre affidabili cassette di sicurezza. Tutti mezzi sull’utilizzo dei quali l’attuale decreto non dà alcuna sicurezza né prevede adeguati contrappesi di controllo e dissuasione per le prevedibili distorsioni elusive.
Se il decreto non subirà profonde modifiche, capiterà che una casa intestata a un impiegato con dei figli a carico – ad esempio – produca un certo indicatore ICEE e che su questo il nostro impiegato paghi correttamente quanto dovuto. Ma capiterà anche che una villa con parco e piscina intestata ad una immobiliare non influisca minimamente sul coefficiente ICEE di chi ne usufruisce realmente, perché la villa non sarà riconducibile al patrimonio di quella persona fisica.
Insomma, la storica pratica sammarinese, impropriamente definita “furbata”, resa possibile da una norma mal concepita, che dovrebbe far saltare sulla sedia i lavoratori e quelle forze politiche che dicono di volerne difendere gli interessi.
Per evitare che si producano situazioni come quelle sopra descritte RETE propone di ampliare il range di informazioni da scambiare in automatico con l’Italia, oggi limitato alle sole disponibilità finanziarie, riferendolo anche alle partecipazioni societarie, alle proprietà immobiliari, ai trust e ai noleggi. E accordi analoghi vorremmo sottoscriverli con altri Paesi.
Inoltre, per RETE è fondamentale introdurre automatismi di segnalazione su evidenti incongruenze tra l’entità dei redditi dichiarati, i beni posseduti e lo stile di vita.
Riteniamo fondamentale che l’ICEE sia equo e rispecchi il più possibile la realtà reddituale, economica e patrimoniale delle persone, per destinare gli interventi pubblici (assegni famigliari, assegni famigliari integrativi, pensioni sociali e integrazioni al minimo, rimborso libri e trasporti scolastici, ecc…) ai concittadini in reale difficoltà. Non possiamo e non dobbiamo permettere che le poche risorse di tutti vadano ad ingrassare avidi egoismi di sciacalli privi del benché minimo senso di come si vive in una comunità solidale.
RETE si spenderà affinché questo provvedimento non si tramuti nel monumento all’iniquità sociale di uno Stato che non sanziona o addirittura riconosce beffardamente provvidenze a chi lo depreda mentre prescrive rigore solo per chi ha un reddito certo ma che fatica ad arrivare a fine mese.
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