Proposto il riacquisto dell’ex zuccherificio di Latina Scalo. L’illusione degli Anni 90 come accadde in Ciociaria con l’Interporto. Qui potrebbe essere diverso. Ma resta un dilemma di fondo
In Comune a Latina fa difetto la memoria e il passato non è maestro di vita ma solo fastidio all’eterno presente. In questi giorni i consiglieri di maggioranza Peppino Coluzzi e Mauro Anzalone (entrambi di Latina scalo) hanno proposto di acquistare l’ ex intermodale già ex zuccherificio. Peccato che non si tratterebbe di un “acquisto” ma di un riacquisto, sarebbe come se lo Stato riacquistasse Ita o l’Ilva di Taranto. Che nel frattempo hanno accumulato debiti verso lo Stato. Quindi ti ricompri una società che era tua, andata fallita, che ti deve soldi e che a quel punto nessuno ti restituirà perché essendo tu il proprietario te li devi restituire da solo.
Un po’ di storia
L’ex Zuccherificio è un’enorme area industriale dismessa di Latina Scalo. Era nata nel 1935 quando il fascismo decise di creare nell’Agro Pontino un’area in cui coltivare barbabietole per trasformarle in zucchero. Per realizzare lo stabilimento dello zuccherificio venne scelta un’area di 25 ettari su quella che oggi è Via delle Industrie. Lavorarono ai cantieri diverse centinaia di operai. Lungo tutto il corpo di fabbrica principale fu scritto: “Costruito in dieci mesi durante l’assedio economico”. La fabbrica fu dotata di tecnologia all’avanguardia di fabbricazione tedesca.
Nel 1997 l’amministrazione comunale di destra guidata dal sindaco Ajmone Finestra decide di rilevarla. Con due buone intenzioni: risanarla per farne un centro intermodale specializzato nella logistica, togliere dal degrado una zona che richiamava degrado e delinquenza.
Cosa fece pensare all’amministrazione Finestra che quello fosse un buon affare? La stessa illusione che in quel periodo colpì altri Comuni italiani: la presenza di grossi finanziamenti Europei e della regione Lazio.
C’era un paradosso. Negli anni in cui l’amministrazione Finestra rilevava l’ex Zuccherificio e si faceva imprenditore, lo Stato chiudeva il suo primo ciclo di privatizzazioni dismettendo le partecipate e smettendo di fare l’imprenditore. Ma la cosa non fece scattare alcun allarme a Latina. Anzi: dal Comune costituirono la società in house Logistica Merci Spa della quale deteneva il 95%. La sua mission era acquisire l’area, bonificarla, trasformarla in un centro intermodale dove arrivavano i treni carichi di merci da mettere nei capannoni e poi affidare ai camion per le consegne su gomma. Detto oggi fa sorridere, detto negli Anni 90 era una genialata.
Buona l’idea, male il risultato
La questione non andò a buon fine. Mancavano i fondamentali: le strade e la ferrovia. A Frosinone in quel periodo provarono a fare lo stesso: fondando la Società Interporto Frosinone mettendo insieme soci pubblici e privati. Non ebbe migliore fortuna.
A Latina poi un’inchiesta ha congelato tutto per un paio di anni, al fine di verificare eventuali reati ambientali. Il mondo non aspetta: a fare l’interporto, a Frosinone ci hanno pensato i privati. Ed allo stesso tempo ne è nato uno ad Orte. Le idee che oggi sono rivoluzionarie saranno obsolete nel giro di pochi anni. E infatti sulla distribuzione delle merci è piombata la rivoluzione Amazon che in poco tempo ha reso superati i negozi, i cataloghi i centri specializzati.
Come per la SIF di Frosinone anche la Logistica Merci Spa finisce con le gambe all’aria ed i libri consegnati in tribunale. Fallite con costi enormi per la collettività ed un lungo quanto difficile iter di liquidazione. Una parte del quale, a Latina è ancora in corso nella sezione Fallimentare del Tribunale Fallimentare. Che ha ammesso il Comune di Latina alla procedura di liquidazione: in pratica deve avere dalla sua società 4,5 milioni di euro.
Il curatore non riesce a trovare qualcuno interessato all’area. L’asta pubblica per la vendita tenuta a luglio è andata deserta: ora il prezzo potrebbe essere ridotto.
Riprendiamocelo
In Comune ci stanno facendo un pensiero. Lo Zuccherificio lo rivogliono, pensando che un centro intermodale è come quelle gomme americane dove ti usciva la scritta “ritenta sarai più fortunato”. Così a settembre il Consiglio Comunale di Latina ha votato a maggioranza una mozione con cui si impegna a valutare l’acquisto dell’ex Zuccherificio.
Praticamente valuta se comprare un bene da un fallimento che deve liquidare una società fallita di cui era socio di maggioranza. In pratica ti ricompri il tuo con tutti i debiti dentro che hanno fatto gli altri. Un’operazione sciocca? Dipende. In provincia di Frosinone il Consorzio Industriale si è ripreso l’area ex Videocolor, la seconda in provincia dopo quella ex Fiat (oggi Stellantis) a Piedimonte San Germano. L’ha avuta a zero in base alla Legge.
A Latina? La situazione appare più complessa. Ma la vera domanda è: comprarlo per farne cosa? Uno dei promotori della mozione propone di trasformarlo in una Casa dello Studente con alloggi, strutture sportive, servizi, sul modello della Folcara a Cassino.
Latina e lo “sport” di acquistare cose inutili
Messo da parte il rischio di farsi male un’altra volta: in città già sono riusciti a piazzare l’ex Banca d’Italia all’università liberandosi di un bene che non serviva. Il limite è che a Latina pensano che il Comune sia la Gabetti, o la vecchia Acqua Marcia. Qualcuno dovrebbe spiegare la differenza tra un Comune che eroga servizi e una società immobiliare che gestisce il patrimonio edilizio.
A Latina si indebitano per cose che non servono, per ansia di possesso. L’intermodale è un modello da non ripetere e bisognerebbe sperare che qualche impresa privata lo possa far tornare ad essere attività produttiva.
Basta giocare a Monopoli, servono le opere utili
Alla ansia di possedere, tipo la roba di Pirandello, si somma la paura dei privati che ogni volta che manifestano interesse per una cosa si scontrano con la nostalgia bonificarda. L’intermodale è fallito, Banca d’Italia prima che torni in uso avrà bisogno di anni e anni (il mercato annonario e gli ex monopoli sono fermi da lustri, solo per fare esempi) .
Quindi? Facciamo i seri, lasciamo perdere di giocare a Monopoli e cominciamo a pensare come rifare via Epitaffio, per restare a Latina scalo. A Latina sarebbe il caso che ciascuno facesse il suo lavoro, e il lavoro del Comune non è comperare immobili.
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