Al Forum One Health premiata la start up digitale più innovativa #finsubito prestito immediato

Un modello sanitario unitario e olistico, basato sull’integrazione di discipline diverse e finalizzato al riconoscimento di ogni tipo di salute. Quella umana, animale e dell’ecosistema, tutte legate indissolubilmente. La giornata conclusiva del secondo Forum One Health “Brainstorm One Plane, One Water, One Health”, in corso a Palazzo Wedekind a Roma, ha fatto il punto sullo stato dell’arte di questo approccio, mettendo a confronto esperti di ogni settore.

Fortune Italia, Paideia International Hospital e Ventive hanno poi lanciato la call to action per progetti che aprono la strada a modelli innovativi di business, che rispondono ai bisogni delle aziende pubbliche e private e, soprattutto, dei pazienti. Ventive vuole proporsi per giovani founder che propongono start up.

Tra 15 startup candidate, di cui 5 finaliste (Report AId, Easy Doctor, Dino, Rehabilia Technologies e Paperbox Health), la Giuria composta da Leandro Pecchia, Professor of Biomedical Engineering UCBM, Giovanni Migliore, Presidente della FIASO, e Giorgio Ventre, Professore di sistemi di elaborazione delle informazioni Federico II di Napoli, ha premiato Giacomo Pratesi, cofounder di Paperbox Health “per il suo approccio innovativo alla salute digitale, rendendo possibile lo screening precoce dei disturbi dell’apprendimento nei bambini, che sono fattori di rischio significativi per una peggiore qualità della vita. La loro scelta strategica è il serious gaming. Grazie a Dino, il loro prodotto di punta, contribuiscono concretamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, garantendo accesso equo e prevenzione per migliorare la qualità della vita dei bambini in Italia e, in un futuro prossimo, anche a livello globale”.

Secondo Fausto Manes, professore emerito di ecologia università La Sapienza Roma, “la salute degli ecosistemi è di fondamentale importanza perché chiede di restaurare almeno il 20% degli ecosistemi acquatici e terrestri entro il 2030. Un ecosistema in salute può consentire di fornire benefici che permettono di migliorare la qualità di vita ai cittadini. L’agenda ONU 2030 – ricorda – chiede di intervenire infatti su salute e benessere, istruzione inclusiva e di qualità, lotta per il clima, vita sotto l’acqua e vita sulla terra”.

“Come posso avere un mondo costruito in equilibrio?”, chiede Marco Mari, Sustainability & Policy Advisor. “Quello della qualità ambientale interna – prosegue – è un punto centrale”. Anche nell’edilizia. “Un edificio – continua Mari – si dice sostenibile quando riduce certi impatti e ha valore culturale quando lo preserva nel tempo. Pensare ad un edificio sostenibile senza badare alla salubrità vorrebbe dire quindi creare un danno più grande del problema che si risolve”. Giuseppe Novelli, già rettore università Tor Vergata, ricorda come esistano “evidenze molto forti per le quali l’esercizio fisico dei maschi che vogliono concepire figli condizioni l’epigenetica dello spermatozoo, in pratica lo fa correre di più. Produce molecole chimiche che prima non conoscevamo ma che muovono il muscolo, il fegato e tutto il resto”.

Maria Cristina Finucci, founder Garbage Patch State, designer e architetta, è riuscita in passato a far riconoscere dall’Unesco le grandi isole di plastica come fossero uno Stato. Lei ne è la presidente. “L’idea mi venne 13 anni fa quando nessuno parlava di problemi ambientali o isole di plastica – ricorda – c’era poca informazione, se ne parlavo mi trattavano come una fuori di testa. Sono così partita dalle isole di plastica negli oceani, che era un problema invisibile. Ho voluto dare un’immagine a quel che stava capitando e sono andata all’ UNESCO, con un’installazione enorme. Ho piantato la bandiera, rivendicato il territorio e sono diventata presidente del Garbage patch state. Poi ho voluto incontrare i governanti mondiali e sono stata all’ONU nella settimana dell’ambiente. Una volta a Roma ho fatto altre 10 installazioni”.

Ricadute ci sono anche nel mondo del lavoro. Per Chiara Trombini, lecturer in Organization and People Management presso la Luiss Business School, la sfida futura del leader “è l’intelligenza artificiale. Per affrontare la trasformazione tecnologica, i leader devono andare di pari passo con le proprie competenze affinché siano complementari a quella nuova tecnologia. Ma per quanto sia potente e rilevante l’intelligenza artificiale, le competenze che fanno la differenza sono quelle relazionali: quindi come gestire un team, come motivarlo e come gestire i conflitti”. Fortunato Costantino, Direttore Risorse Umane, Affari Legali e Societari presso Q8, sottolinea come la flessibilità dovrebbe “consentire di realizzare obiettivi di benessere, invece spesso presta il fianco alla sovrapposizione del tempo-lavoro col tempo-vita privata. Se vogliamo recuperare il vero senso della flessibilità occorre ripensare la tassonomia dei diritti del dipendente lavoratore. Ad esempio, il diritto alla disconnessione è fondamentale. E’ necessario recuperare dunque la dimensione umana del rapporto di lavoro”.

Maria Rosaria Campitiello, Capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della salute, ricorda l’impegno del ministro della Salute Orazio Schillaci, “che da subito ha creduto ad un approccio in un’ottica One Health, seguendo quel che ci insegna l’agenda Onu 2030. Oggi la politica del ministero è cambiata, si vuole trasformare il modello reattivo che ha caratterizzato l’ultima pandemia in un modello preventivo. Tutto questo perchè è fondamentale trasformare la cura da standardizzata a personalizzata”.