Personale cercasi. Secondo l’ultima rilevazione Censis-Confcoop mancano 316mila lavoratori, una carenza che costa al paese 28 miliardi, l’1,5% del pil. Se non riescono ad assumere, le imprese debbono rinunciare a crescere e quindi perdono competitività. Un report di Adapt, l’associazione fondata nel 2000 da Marco Biagi che monitora il mercato del lavoro, sostiene che il calo demografico creerà grossi problemi alle imprese. Dice il presidente di Adapt, Francesco Seghezzi: «Tra meno di sei anni avremo 730mila lavoratori in meno. Se la proiezione si estende al 2040 e poi al 2050 la situazione peggiora drasticamente, nel 2040 ci saranno 3,1 milioni di lavoratori in meno, nel 2050 il calo arriverà a 4,6 milioni».
Aggiunge Jacopo Sala, ricercatore Adapt: «La contrazione della forza lavoro occupabile, indotta dalla transizione demografica in corso, rappresenta un grande ostacolo per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Nei prossimi anni settori cruciali per l’economia italiana come industria, edilizia e servizi dovranno infatti fare i conti con una progressiva carenza di manodopera. Il rischio è quello di paralizzare interi settori produttivi, frenando la crescita economica complessiva».
Aziende all’affannosa ricerca di mano d’opera
Molte aziende sono all’affannosa ricerca di mano d’opera e tentano di ingegnarsi. Uno degli esempi più eclatanti arriva da Torino, dove un gruppo in buona salute e in crescita, Leonardo, ha bisogno di assumere per far fronte alle commesse e così ha scritto a tutti i suoi dipendenti: se ci presenti un candidato giusto e noi lo assumiamo riceverai un premio di 1.500 euro. C’è chi, come la Cgil, storce il naso: «Siamo contenti che il settore aerospace cresca e assuma operai e tecnici specializzati», dice Ugo Bolognesi, della Fiom-Cgil di Torino, «tuttavia non ci piace il metodo utilizzato perché instaura relazioni industriali lontane dalla logica della trattativa sindacale». Per Fabio De Rosa della Uilm: “«È un ritorno al passato. Un tempo portare un famigliare in azienda era un valore aggiunto e rappresentava un motivo di orgoglio per i lavoratori che si immedesimavano con la fabbrica in cui lavoravano. È indubbio che c’è un tema di fidelizzazione che con la One Company è stato appiattito. In un contesto come quello di Leonardo dove c’è bisogno di tantissime persone non è detto che il reclutamento da altre regioni risolva il problema».
Si chiede aiuto a chi lavora già in fabbrica
Ma Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica (governo Draghi) e ceo di Leonardo, ha assolutamente bisogno di rimpiazzare chi va in pensione e di effettuare assunzioni in aree decisive per lo sviluppo del gruppo. Non trovando i candidati sul mercato ha quindi deciso di chiedere aiuto a chi già lavora in azienda, offrendo un congruo premio per la collaborazione. Una mossa inusuale che però, in realtà, sembra stiano percorrendo anche altre imprese con l’acqua alla gola nelle assunzioni. «Non è un caso isolato. È molto diffuso nelle multinazionali già da anni», dice Alessio Cini, founder e partner di Dikton, società che si occupa di ricerca di personale, «ne ho usufruito anche io più di quindici anni fa quando ero dipendente di un gruppo americano della consulenza, in cui questo approccio è utilizzato da decenni, ora cominciano a utilizzarlo anche le medie imprese italiane che hanno importanti piani di crescita. Si tratta di una pratica che va a premiare il merito del dipendente che è in grado di trovare persone specializzate che possono contribuire allo sviluppo dell’azienda. E poi non sono assunzioni a scatola chiusa, si tratta di segnalazioni che vengono ovviamente vagliate e approvate esattamente come qualsiasi altra candidatura». Leonardo è la 14esima azienda di difesa a livello globale e la seconda più grande in Europa, con il settore della difesa che rappresenta il 75% dei suoi ricavi. La società è quotata in borsa e organizzata in cinque divisioni operative: elicotteri, velivoli, aerostrutture, elettronica e sicurezza informatica. Dà lavoro a oltre 53mila persone, di cui 13mila risorse dedicate alle attività di ricerca e sviluppo, il 60% dei dipendenti ha un titolo di studio Stem (Science, technology, engineering and mathematics). Il turnover è particolarmente numeroso avendo questo cospicuo numero di dipendenti, così è stato deciso di correre ai ripari per non rimanere senza figure tecniche indispensabili.
Dossier Bce. reclutare lavoratori è sempre più difficile
Un dossier realizzato dalla Bce con l’apporto delle principali società non finanziarie sul mercato del lavoro, ha rilevato che il reclutamento del personale è diventato sempre più difficile nel tempo, i lavoratori con competenze richieste dalle imprese scarseggiano. Concorda l’ultima indagine condotta da Forema tra le imprese del Veneto: l’84% del panel (188 aziende) ha un esplicito, urgente fabbisogno di nuovo personale. «Questo trend è particolarmente evidente nel settore metalmeccanico, dove il 90% delle aziende è alla ricerca di nuovi collaboratori», spiega Matteo Sinigaglia, dg di Forema- .
Gli imprenditori si arrangiano. Se Leonardo (e altre multinazionali) hanno scelto la strada del bonus a chi aiuta il reclutamento, c’è chi sceglie la strada del sindacato. Dice Raffaele Consiglio, segretario della Cisl Vicenza: «Ora gli imprenditori chiedono a noi sindacato di trovare lavoratori. A volte se li rubano tra loro, sempre più ci chiedono una mano. Se ci mandate lavoratori, dicono, siamo pronti ad assumere. La carenza di personale rischia di metterle in ginocchio e questo è un problema grave che riguarda ormai tutte le aziende. Un tema complesso che non si risolve mettendo toppe, ma costruendo strategie a lungo termine».
AAA, personale over 60 cercasi
Da parte sua Roberto Brazzale per l’omonima, antica azienda casearia vicentina, stanco di cercare personale invano ha messo un annuncio: Assumiamo over 60. Spiega: «E’ assurdo pensare che le aziende oggi escludano gli over 60, persino che li mandino in pensione anticipata. I 60 sono i nuovi 40 o addirittura 30. Non vedo nessun cosiddetto giovane fare quello che riesce a fare questa squadra e abbiamo molta esperienza da trasmettere alle nuove generazioni. Non ci piacciono gli schematismi. Il potenziale delle persone non è legato all’età, ma alla passione, all’intelligenza, alla voglia di apprendere. Avevamo in prova alcuni giovani sui trent’anni con risultati molto deludenti, poca iniziativa e vitalità. Nel contempo sentivamo nostri amici di gioventù raccontare delle difficoltà nei loro settori. Li abbiamo assunti e poi altri, così siamo riusciti a coprire l’organico e andiamo a gonfie vele».
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