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Concordato Alto Calore, strada in salita: servono 109 milioni, passivo supera i 217 milioni #finsubito prestito immediato


AVELLINO- Il concordato può essere omologato. E’ la formula usata dai giudici del Tribunale di Avellino, la Prima Sezione Civile (Ufficio Procedure concorsuali) rispetto alla richiesta dell’Alto Calore Servizi Spa e a distanza di un anno e nove mesi (il 10 gennaio del 2023 aperta la procedura per il concordato) e a tre anni e due mesi dalla richiesta di “fallimento” (ora chiamata liquidazione giudiziale) da parte della Procura di Avellino (datata 7 settembre 2021). Nel momento di grave crisi per la fornitura idrica, quella giunta ieri per la gestione targata Antonello Lenzi e’ una buona notizia sicuramente, visto che il primo effetto della omologa sarà quello che “la società ricorrente riacquista la possibilità di disporre del proprio patrimonio e di gestire l’azienda senza il condizionamento degli atti di amministrazione straordinaria, fermo restando la vigilanza degli oogani della
procedura sull’; adempimento del piano concordatario, mentre gli effetti nei
confronti dei creditori anteriori al deposito della domanda sono disciplinati dall’
art. 184 1.f”. Ma quali sono i numeri e soprattutto i debiti? Il lavoro portato avanti in due anni dai commissari giudiziali nominati dal Tribunale per vigilare sulle attività che la società andrà a compiere fino alla scadenza del termine e’ partito il 17 settembre del 2022 li fornisce dettagliatamente. Non mancano i rilievi ma alla fine non emergono nella relazione motivi ostativi all’omologa.
UN PASSIVO DI 217 MILIONI: 109 MILIONI PER CHIUDERE IL CONCORDATO
Un passivo stimato dal meticoloso lavoro dei commissari giudiziali nominati dal Tribunale di Avellino che è lievitato a 217.686.786 di euro, di cui 183.345.131 milioni per debiti preesistenti alla domanda di concordato e 34.341.655 milioni riferibili invece a debiti maturati nella fase concordataria, e, pertanto, da soddisfare, come si legge nelle trenta pagine del via libera all’omologa da parte del collegio presieduto dal giudice Gaetano Guglielmo: “in prededuzione”. Sono i numeri ufficiali dello stato in cui si trova l’ Alto Calore Spa. Ma non è finita qui. Perché sempre dai prospetti elaborati dai Commissari Giudiziali nel parere ex art. 180 L.F. I’importo dei debiti concorsuali da pagare ammonta a e 74.742.387, cui va aggiunto l`importo dei crediti prededucibili maturati sino alla data del 30-04-2024 di € 34.341.655 da soddisfare integralmente, per un importo totale di € 109.084.041. Tanti sono quelli necessari ad uscire dalla crisi per l’Azienda di Corso Europa.
CREDITI UTENZE DOMESTICHE E CONGUAGLIO ENERGIA I MAGGIORI RISCHI
Si legge nella sentenza: “Sulla base delle condivisibili argomentazioni svolte dall’organo commissariale appare evidente che l’unica soluzione concretamente praticabile, in presenza di un conclamato stato di decozione, per la conservazione dell’azienda (e di riflesso anche a tutela degli interessi dei creditori ad una migliore soddisfazione possibile delle proprie pretese) sia la procedura concordataria prescelta, anche a voler considerare le utilità che potrebbero derivare dall’esperimento delle azioni revocatorie e risarcitorie in ipotesi di apertura di altra procedura concorsuale, Al contempo i cCGG hanno evidenziato non pochi profili di incetezza riguardo alla concreta realizzabilità dell’obiettivo di risanamento della società nei termini prospettati nel piano, in relazione alle oggettive difficoltà della valutazione prognostica su alcuni introiti preventivati per Il’adempimento degli obblighi assunti: in primis l’ incertezza concerne il realizzo dei crediti preesistenti alla domanda di concordato, in relazione alle difficoltà risalenti nel tempo di incasso dei crediti commerciali in aggiunta all’alta percentuale di crediti per insoluti per utenze domestiche, come evidenzia anche l’analisi patrimoniale ed economica svolta dalla stessa ricorrente; tale aspetto è stato considerato dai CCGG primaria rilevanza, in quanto nel totale dei flussi disponibili per il piano-di-concordato, pari ad € 103,422.971, sono compresi crediti anteriori alla domanda di concordato per l’ammontare stimati nella relazione del legale di 35.643.640,14, sulla base di una rilevante svalutazione operata rispetto al valore nominale.Non poca incertezza è stata espressa inoltre per il realizzo del conguaglio atteso nel 2024 sul costo dell’energia elettrica del 2022, derivante dall’incremento dei costi dell’energia ribaltabili sulla tariffa, cosi come per I’effettiva percezione dei flussi di cassa liberi discendenti dalla continuità della gestione per il periodo 2024-2027, stimati in € 20.128.890”.
LE CONCLUSIONI
Nelle conclusioni viene rilevato anche come non ci siano stati segnali positivi dopo la proposta di Concordato e che le uniche voci positive afferiscono al primo quadrimestre del 2024, ovvero l’ attuale gestione dell’ Azienda. “Sul punto non può sottacersi il preoccupante andamento della gestione post
concordataria caratterizzata da risultati negativi,e dal mancato realizzo dei flussi preventivati nel piano industriale per il primo anno nonché dal sensibile aumento del fabbisogno concordatario (lievitato secondo quanto riferito dai ccGG nel parere reso ai sensi dell’art. 180 L.F. € 109.084.041), dovuto per mancato pagamento dei crediti accumulati nel periodo di larga parte al osservazione nei confronti dei fornitori dell’ energia elettrica, che indubbiamente, in aggiunta agli altri elementi evidenziati sopra evidenziati, accentua i margini di.incertezza in ordine alla fattibilità del piano.Difatti il risultato operativo è negativo sia per il periodo dal 13/07/2022 al 31/12/2022 che per 1’intero esercizio 2023, con un miglioramento solo nel primoquadrimestre del 2024 dove il valore assume segno positivo, e ciò nonostante nel periodo concordatario si riscontri un aumento dei ricavi mensili e proventi finanziari rispetto ai periodi precedenti, il tutto a causa dell’ incidenza dei costi”. Un quadro che però non rende implausibile la proposta di Concordato. Ecco cosa scrivono i giudici del Collegio: “In conclusione è ferma convinzione di questo Collegio che il piano concordatario non è scevro di rischi ed elementi di incertezza analiticamente evidenziati dall’o organo commissariale, che vanno anche oltre la normale alea che connota la valutazione prognostica sulla performance della società nel periodo di durata prefissato (che caratterizza qualsiasi piano con continuità diretta di durata pluriennale); tuttavia tali elementi non possono considerarsi di valenza dirimente ovvero tali da rendere la proposta concordataria implausibile ovvero prima facie irrealizzabile recita l’attuale come come manifesta inattitudine e raggiungere gli obiettivi prefissati (art. 112 co 1 lett. g), ritenendosi più che condivisibili Ie valutazioni finali espresse dai commissari giudiziali che non hanno ravvisato ragioni ostative all’ omologa (pur con le riserve di cui si è detto) e tenuto conto della volontà espressa dal ceto creditorio che a larga maggioranza si è espressa in favore della soluzione concordataria, videntemente ben ponderando sia i rischi connessi alla continuazione dell’attività sia la convenienza rispetto ad altre più drastiche determinazioni che comporterebbe la disgregazione del valore del’azienda e l’ interruzione del servizio di primario interesse generale”.



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