La folla è quella dei giorni di Natale. San Gregorio Armeno, al centro di una mattina di sole cocente in un sabato di metà novembre, è un fiume di persone in lentissimo movimento. Ieri mattina alle 11.50 per percorrere i 180 metri della stradina dei pastori abbiamo impiegato esattamente 7 minuti e 22 secondi all’imbarazzante velocità di 41 centimetri al secondo. Eppure tutt’intorno nessun sembrava infastidito dal caos e dalla lentezza: era tutto un emozionarsi dinanzi alle statuine, un fermarsi per tentare un selfie nel marasma di persone, un rincorrersi di voci per individuarsi quando i gruppi venivano inesorabilmente sfaldati dalla festosa calca.
Un sollievo rifugiarsi nella bottega di Genny di Virgilio per sottrarsi al fiume lento delle persone. L’artigiano, tra i più famosi della via dei pastori, sorride entusiasta. Nemmeno lui si aspettava che Napoli rimanesse al centro della passione dei turisti anche a novembre, con i giorni delle feste natalizie dietro l’orizzonte, ma ancora lontani: «Non mi lamento del caos che travolge questa strada, sarebbe una follìa, si tratta di un exploit turistico che porta benefici a tutto il centro storico. Tutte queste persone che affollano la città, riempiono hotel e Bed and breakfast, si fermano nei ristoranti e nelle pizzerie, hanno bisogno di guide turistiche e di trasporti, e poi si fermano anche a fare shopping: fanno muovere un’economia che cresce costantemente e consente a tantissime famiglie di vivere».
In realtà il caos non favorisce gli acquisti nelle botteghe artigianali dove bisogna soffermarsi su ogni pastore, su ciascuna creazione, per comprenderne la magìa e decidere di comprare: «Certo – sorride Genny di Virgilio – anche all’interno delle botteghe si “percepisce” la ressa che c’è in strada. È per questo che ho realizzato uno showroom al piano superiore del mio negozio. Lassù il caos non si percepisce e le persone possono fermarsi con calma a decidere il loro acquisto».
I turisti sono in cerca di esperienze, lo sanno bene gli artigiani e l’ha capito perfettamente Michele Buonincontro che ha la sua bottega nella porzione alta di via San Gregorio Armeno. Buonincontro è stato il primo fra gli artigiani ad accogliere i turisti nella sua bottega per insegnare come si lavora la creta e come si realizzano i pastori: «È iniziato come un esperimento prima della scorsa estate – sorride Buonincontro – e si è rivelato subito un successo. In particolare sono i turisti stranieri che scendono dalle navi da crociera a chiedere di imparare l’arte dei pastorai, ma ci sono anche tanti italiani che vengono da me a scoprire il fascino della creta».
Il retro del negozietto è stato attrezzato con tavoli dietro i quali far sedere i turisti e con un po’ di spazio per Michele Buonincontro che si trasforma in maestro: «Parto da un’esperienza tattile, faccio in modo che le persone tocchino il materiale e ne comprendano la consistenza, la resistenza. Poi gli spiego come si procede a modellare le figure. Alla fine invito tutti a creare un corno portafortuna, una figura semplice che tutti riescono a modellare. Così escono dalla bottega portandosi a casa un oggetto che hanno creato con le loro mani». Le prenotazioni sono tantissime, tanto da imporre a Buonincontro di aumentare il numero di giorni dedicati ai turisti: «Per me è una gioia, anche se poi il mio lavoro per la realizzazione dei pastori va in affanno».
Tutto il centro storico è già travolto da visitatori anche se, all’orizzonte, c’è un momento che i negozianti e i bottegai temono molto: è quello in cui i città si riversano gli escursionisti, i turisti di un solo giorno, quelli che arrivano in bus dalle regioni vicine o dalla provincia. «Tutti sono i benvenuti, ovviamente – spiega un pastoraio che chiede l’anonimato vista la delicatezza del tema – però quelli che arrivano in bus nei week end e si riversano in massa nel centro della città, non hanno un grande impatto sull’economia mentre ne hanno uno imponente sulla vivibilità. Si tratta di persone che arrivano con la colazione al sacco e comprano al massimo un souvenir. Ripeto, sono i benvenuti come tutti gli altri, però non contribuiscono alla crescita economica di Napoli».
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