L’Italia vi aveva provato qualche anno fa, e non si sa come l’idea, che era anche buona, non è stata rinnovata. Un sistema per permette il pensionamento senza paletti e senza limiti a partire dai 63 anni era stata inserita, ma è durata pochissima e senza un “se” e senza un “ma” è sparita, anche se non prevedeva un aggravio per l’Inps e per il sistema previdenziale, visto che l’anticipo era tutto a carico del pensionato.
Lo stesso sistema in Svezia funziona ed è strumentale, e chiunque può scegliere, a sue spese di andare in pensione a 63 anni. Rinnovare queste possibilità avrebbe consentito a tutti i lavoratori che vogliono uscire dal mondo del lavoro, a chi è disoccupato, a chi semplicemente non ce la fa più di “pagarsi” l’anticipo pensionistico.
Invece in Italia si preferisce inventare nuove forme di flessibilità in uscita ogni anno, nuovi modi che, in ogni caso, prevedono una spesa previdenziale che non possiamo permetterci. Misure che, alla fine, consentono l’uscita solo a pochissimi lavoratori lasciando tutti gli altri in balia degli eventi. Ma il modo ce l’avevamo anche noi, ma non ne è stato compreso il potenziale.
Pensione a 63 anni per tutti
Era l’anno 2017: dal 1°maggio di quell’anno i lavoratori potevano scegliere di accedere alla pensione a 63 anni percependo un assegno calcolato, in percentuale, sulla pensione che realmente sarebbe spettato in base alla durata dell’anticipo e variabile dal 75% al 90%.
Si trattava di un prestito commisurato e garantito dalla pensione di vecchiaia erogato dalla banca scelta per 12 mensilità l’anno da restituire, poi, con micro prelievi sulla futura pensione. Si tratta dell’Ape volontario, una misura che in Italia è rimasta in vigore dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2019.
Non si capisce il perché, poi, la misura non è stata rinnovata, visto che non prevedeva aggravi per il sistema e spese per l’Inps…a erogare l’anticipo erano banche che avrebbero, poi, recuperato le somme dalla futura pensione di chi sceglieva la misura. In caso di decesso del titolare del trattamento prima della restituzione del debito, a garantire il prestito era un’assicurazione.
L’Ape volontario era la soluzione
Con l’Ape volontario il prestito erogato andava restituito in un massimo di 240 rata mensili in un periodo di 20 anni con una trattenuta effettuata dall’Inps sulla pensione di vecchiaia. Era messo a disposizione del cittadino un simulatore che consentiva al pensionato di inserire tutti i dati necessari per calcolare:
- l’importo mensile;
- la durata dell’APE;
- la rata di rimborso mensile che sarà decurtata dall’importo di pensione.
Anche se lo strumento in questione permetteva al pensionato di scegliere se anticipare o meno la pensione a proprie spese, alla scadenza della sperimentazione non è stato prorogato. Lasciare in vigore l’Ape volontario, però, avrebbe consentito a chiunque di scegliere il proprio futuro a proprie spese, senza rimanere in balia delle decisioni di un governo che, anno dopo anno, continua a tagliare gli assegni di chi anticipa e a inasprire i requisiti di accesso della flessibilità in uscita.
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