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Stallo alla COP29, un altro flop? L’appello al G20 #finsubito prestito immediato


La COP29 di Baku, dopo una settimana di trattative intense, rischia di fallire nel suo obiettivo principale: la creazione di un fondo per sostenere i paesi vulnerabili contro il cambiamento climatico. Il presidente della conferenza, Mukhtar Babayev, ha lanciato un appello urgente al G20 affinché prenda una posizione decisa e apra la strada a un accordo.

La situazione è critica“, ha dichiarato Babayev, “le parti non si avvicinano a velocità sufficiente.” Con la conferenza che si conclude venerdì 22 novembre, il rischio di un fallimento completo è concreto. Babayev ha sottolineato che il G20, che rappresenta l’85% del PIL mondiale e l’80% delle emissioni globali, ha un ruolo fondamentale. “La loro leadership è essenziale per fare progressi su ogni aspetto dell’Accordo di Parigi, dalla finanza alla mitigazione all’adattamento. Non possiamo riuscire senza di loro.”

Il presidente della COP29 ha proseguito spiegando che il G20 deve dare un segnale positivo e impegnarsi in maniera decisa per affrontare la crisi climatica: “Vogliamo che fornisca un chiaro mandato, da portare alla COP29.”

Un tema centrale di questa conferenza è il fondo globale per il clima, il cosiddetto Ncqg (New Collected Quantified Goal). Tuttavia, le distanze fra le parti sono ancora enormi. I paesi in via di sviluppo e emergenti del G77, guidati dalla Cina, chiedono 1.300 miliardi di dollari all’anno, per lo più in finanziamenti pubblici a fondo perduto. I paesi sviluppati, tuttavia, sostengono che una cifra così alta è irrealizzabile, come ribadito dal commissario europeo all’Energia, Wopke Hoekstra, durante i colloqui a Baku. La richiesta dei paesi sviluppati è che anche la Cina e gli altri emergenti contribuiscano maggiormente, includendo nel fondo anche prestiti pubblici e privati.

Dopo una settimana di discussioni tra gli sherpa, da martedì i ministri dell’Ambiente e dell’Energia iniziano a trattare sul futuro del fondo e sulle modalità di finanziamento. Il ministro italiano Gilberto Pichetto è tra i partecipanti.

Babayev ha dichiarato: “I ministri devono trovare soluzioni a problemi politici chiave: la struttura, il quantum, i donatori. I politici hanno il potere di raggiungere un accordo che sia ambizioso ed equo.”

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Il segretario dell’agenzia dell’Onu per il clima (UNFCCC), che organizza la COP, ha sottolineato che i costi per l’adattamento al cambiamento climatico sono in continuo aumento, soprattutto per i paesi in via di sviluppo. “Potrebbero salire a 340 miliardi di dollari all’anno nel 2030, raggiungendo 565 miliardi nel 2050“, ha dichiarato a Baku.

Ma basta con il teatro, passiamo alle cose serie“, ha aggiunto, riferendosi ai negoziati che non sembrano progredire come previsto.

Nel frattempo, l’inquinamento atmosferico a New Delhi ha superato di 60 volte i limiti stabiliti dall’OMS, a causa delle centrali a carbone, causando la chiusura delle scuole nella capitale indiana. Greenpeace ha suggerito una soluzione concreta: “Una piccola tassa su sette delle maggiori aziende petrolifere del mondo, tra cui ExxonMobil, Shell, TotalEnergies, BP, Chevron, Equinor ed Eni”, che permetterebbe di aumentare di oltre il 2000% il fondo delle Nazioni Unite per risarcire le perdite e i danni derivanti dagli eventi climatici estremi.

Le prossime ore si preannunciano decisive per il futuro della COP29 e per la capacità della comunità internazionale di fare fronte alla crisi climatica globale.



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