Un mondo solidale e senza guerre. Chi non lo sottoscriverebbe? E’ come per il Mulino Bianco: paesaggio agreste, lontano da inquinanti e adulteratori. E’ quasi un sogno. In verità l’industria alimentare può agire con la massima serietà ma certo non può produrre dentro un mulino disperso nella campagna. Bisogna fare i conti con la realtà. A cui sono chiamati anche i pacifisti, cioè tutti noi che non vogliamo guerre. La pace non può essere la resa al più forte (come sarebbe per l’Ucraina se lasciata sola), tanto più quando l’interlocutore esplicita di volere tornare a una zona d’influenza, come vi era ai tempi dell’Unione Sovietica. Domanda: se la Russia attaccasse la Polonia, l’Europa dovrebbe tenere la testa sotto la sabbia oppure mettere in campo la forza necessaria per bloccare l’aggressione?
La deterrenza armata è un’alleata della pace mentre la debolezza lo è della guerra. Ecco perché è utile sostenere il rafforzamento della difesa europea, obiettivo fondamentale per dare voce all’Europa, al di là dei propositi di Donald Trump, che rendono comunque più urgente la decisione.
Il primo obiettivo è una spesa per la difesa del 2% del Pil da parte di tutti i Paesi Ue. Secondo l’ultimo rapporto Nato quest’anno ben 15 Paesi raggiungerebbero il traguardo (erano 8 nel 2023). All’appello mancano, tra gli altri, l’Italia (1,5%), la Spagna, il Belgio e l’Austria (tutte sotto l’1,5%). Per quanto riguarda l’Italia il ministro Giancarlo Giorgetti (con l’assenso della presidente del Consiglio) ha sottolineato come la disastrosa situazione della finanza pubblica renda impossibile, almeno per ora, arrivare a tale quota. Ma in questo modo il problema è mal posto. Infatti non si deve trattare di una spesa improduttiva bensì essa deve avere un ritorno attraverso appalti coordinati e razionalizzati a livello europeo a cui sono pronte a partecipare le imprese italiane del settore.
È nell’interesse di tutti i Paesi raggiungere il 2% se in presenza della volontà di costruire una difesa comune, con un comando esecutivo sovranazionale. Aumentare il deficit solo per mettere un numero sulle spese militari, salvo poi andare ognuno per proprio conto, è senza senso. Può invece valerne la pena se si pretende che l’Europa faccia sul serio.
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