“Gli esperimenti fatti la scorsa estate sul mosciolo selvatico di Portonovo hanno inizialmente fornito dati confortanti, poi alcuni fattori hanno provocato la moria delle coltivazioni”. A dirlo ieri durante la seduta del consiglio comunale è stato il sindaco di Ancona, Daniele Silvetti. Si arriva a ipotizzare una boa oceanografica al largo e la valutazione del fermo pesca. Lo stesso, poco dopo la sua elezione, aveva voluto fortemente il Tavolo dedicato al mitile identitario di Ancona: “La commissione speciale di esperti (Arpam, Ast, Università, Cnr, capitaneria) si è riunita ogni mese da allora, ben dieci sedute, a conferma della massima attenzione da parte nostra sul tema. Un gruppo di lavoro direi molto autorevole che oltre a incontrarsi ha prodotto dei fatti _ ha detto Silvetti in aula rispondendo a un’interrogazione di Francesco Rubini (Altra Idea di Città) _. Tra questi l’identificazione di due aree di ricerca, una in zona Portonovo e l’altra nei pressi del Passetto, poi sottoposte a degli scambi, su cui è stato fatto un esperimento, posizionando speciali reti e gabbie e monitorando gli effetti delle colture. Il tutto è partito a maggio e fino ad agosto inoltrato le cose sembravano andare bene, poi il 16 agosto l’innalzamento della temperatura del mare e la conseguente invasione delle mucillagini hanno di fatto ucciso queste colture sperimentali del mosciolo. Il 3 settembre le strutture e l’esperimento erano di fatto già compromessi. Le cause della situazione generale in cui versa il fondamentale prodotto ittico di Ancona sono molteplici. Oltre al riscaldamento del mare ci sono le esondazioni dei fiumi a seguito delle alluvioni, una bassa concentrazione di nutrienti, le poche piogge, le mucillaggini ovviamente e anche i troppi prelievi del prodotto. Sulla raccolta selvaggia e abusiva dei moscioli di Portonovo stiamo approntando una strategia con la capitaneria di porto. Servono interventi importanti poi, ma al momento la soluzione non sembra dietro l’angolo. Su piogge e temperature globali il Comune può poco, per il resto la scienza ha dei margini, ma servono risorse”. Nel 2023 il problema era già forte, ma quest’anno è letteralmente esploso. La risposta di Rubini: “Spero che quanto detto sarà almeno sufficiente per convincere i tanti negazionisti della crisi climatica. A dire queste cose non sono Friday for Future o Greta Thunberg, ma enti legati alla scienza. Bene il tavolo, ma ora si passi ai fatti”.
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