Rigettato il ricorso per Elena Gioia e annullata con rinvio la condanna inflitta a Giovanni Limata limitatamente alla quantificazione della durata della pena.
Questa la decisione arrivata nel tardo pomeriggio dei giudici della I Sezione della Corte di Cassazione sui ricorsi discussi dai legali dei due ex “fidanzati killer” che uccisero Aldo Gioia, sul divano di casa mentre dormiva.
Dunque è diventata definitiva la condanna a 18 anni per Elena Gioia, mentre per Giovanni Limata, gli ermellini hanno annullato la sentenza di condanna “limitatamente al trattamento sanzionatorio” ed hanno rinviato per un nuovo giudizio sul punto, ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli. In quella sede la condanna potrebbe essere ulteriormente ridotta. I legali di Giovanni Limata, l’avvocato Rolando Iorio e di Elena Gioia, l’avvocato Livia Rossi, hanno discusso davanti alla Suprema Corte i ricorsi presentati.
Ricorsi presentati per impugnare la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte di Assise di Appello di Napoli, nei confronti dei loro assistiti. In appello i due imputati, ristretti nel carcere di Bellizzi Irpino, avevano già ottenuto una riduzione della pena comminata in primo grado: da 24 a 18 anni di reclusione. A Giovanni Limata, i giudici della V sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli avevano riconosciuto un vizio parziale di mente, riducendo la condanna a 18 anni di reclusione, ma al contempo era stata anche comminata la misura di sicurezza di tre anni di libertà vigilata.
Per Elena Gioia invece, i giudici della Corte di Assise di Appello di Napoli avevano rigettato il vizio parziale di mente, riconoscendo solo le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Motivo che l’avvocato di Giovanni Limata ha proposto in Cassazione ed è stato accolto. «C’è grande soddisfazione per il risultato raggiunto ha precisato l’avvocato Rolando Iorio a seguito dell’accoglimento di uno dei motivi di gravame davanti alla prima sezione penale della Corte di Cassazione di Roma relative al trattamento sanzionatorio Per il mio assistito le attenuanti generiche erano state ritenute equivalenti alle contestate aggravanti a differenza di quanto ritenuto per la coimputata Gioia, per la quale invece le attenuanti erano state ritenute prevalenti. Questa disparità di trattamento, priva di alcuna motivazione, è stata oggetto di un preciso motivo di gravame che è stato accolto».
Il procuratore generale della Corte di Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso per Elena Gioia e per Giovanni Limata aveva chiesto l’accoglimento di un motivo del ricorso. Il 53enne fu sorpreso sul divano di casa, mentre dormiva e gli furono inferti i colpi mortali da Giovanni Limata, residente a Cervinara, dopo che sua figlia aveva lasciato aperto il portone a Giovanni con la scusa di andare a conferire l’immondizia.
I due salirono insieme, ma Elena rimase davanti alla porta, mentre Giovanni lo colpiva con un coltello. L’uomo cercò anche di difendersi con le gambe, allontanando Giovanni Limata che sorpreso dalla reazione dell’uomo, non potette portare a termine il piano omicidiario. L’omicidio di Aldo Gioia ad avviso dei giudici di primo grado fu organizzato dalla figlia della vittima, Elena e dal suo ex fidanzato, Giovanni Limata, in una settimana.
È quanto emerso dalle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado inflitta ai due giovani. I giudici nelle motivazioni scrivono che «il 17 aprile del 2021 i due avevano già maturato il proposito criminoso che, nel suo momento iniziale, effettivamente contemplava l’eliminazione fisica dell’intero nucleo familiare di Elena Gioia».
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