Nella riforma delle concessioni balneari contenuta nel decreto Infrazioni, si va verso l’esclusione di circoli ricreativi e associazioni senza fine di lucro dall’applicazione della direttiva Bolkestein, e quindi dall’obbligo di avviare le gare entro il giugno 2027. È uno dei risultati dell’interlocuzione, non ancora conclusa, fra il governo Meloni e la Commissione europea, come confermano fonti vicine al dossier riportate dall’Ansa. La novità dovrebbe essere codificata in un emendamento, dei relatori o dello stesso governo, atteso lunedì dalle commissioni Giustizia e Finanze della Camera. Tutto il resto delle proposte di modifica all’articolo 1, quello che riguarda le concessioni balneari, sono state invece accantonate. Comprese quelle relative agli indennizzi per i concessionari uscenti, che i balneari chiedevano di calcolare sull’intero valore aziendale. Il decreto Infrazioni, invece, prevede solo il riconoscimento degli investimenti non ammortizzati. Bruxelles si sarebbe opposta all’aumento dell’indennizzo, ritenendolo un vantaggio improprio per il concessionario uscente, in contrasto con la direttiva Bolkestein.
Le commissioni congiunte Giustizia e Finanze dovrebbero licenziare lunedì stesso il provvedimento, su cui il governo dovrebbe porre in aula la questione di fiducia.
I circoli ricreativi, spiegano le fonti interne alla Commissione Ue, ricadono fuori dall’applicazione della direttiva Bolkestein in quanto non sono a scopo di lucro. Tuttavia la decisione è stata contestata dalle associazioni dei balneari. Così Antonio Capacchione, presidente del Sib-Confcommercio: «Tutti i circoli sportivi, anche quelli più esclusivi, blasonati e aristocratici, sarebbero fuori dall’obbligo di gara, a differenza di tutte le altre concessioni (stabilimenti balneari, ristoranti, chioschi, alberghi, campeggi, eccetera) che, invece, saranno sottoposte a una legge sbagliata, ingiusta e dannosa. Sbagliata perché non applica correttamente la direttiva Bolkestein che impone la messa a gara solo se vi è l’impossibilità del rilascio di nuove concessioni demaniali, così come ripetutamente chiarito dalla Corte di giustizia dell’Unione europea e da ultimo, recentemente, anche dalla nostra Corte costituzionale per le analoghe concessioni idroelettriche. Ingiusta perché non tutela adeguatamente le aziende attualmente operanti con indennizzo adeguato e non quello previsto apparente e fittizio. E dannosa perché distrugge un modello di balneazione attrezzata efficiente e di successo che il mondo ci invidia».
Prosegue il presidente del Sib: «È davvero sconcertante che, a eccezione della detta esclusione dei circoli sportivi, sembra che non sarà recepito nessuno degli oltre duecento emendamenti proposti da tutti i gruppi parlamentari di ogni schieramento politico (alcuni su richiesta di Regioni e Comuni), per un provvedimento più corretto e giusto. Sarebbe uno schiaffo non solo a tutti coloro per i quali la concessione demaniale è l’unica fonte di lavoro e di reddito, ma anche al paese che in questo modo rischia di distruggere un settore strategico dell’economia italiana. È proprio il caso di dire che con questo provvedimento al danno si aggiunge la beffa».
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