C’è chi punta sull’industria crypto e chi no
In parallelo alle discussioni appena avviate in Parlamento relative alla nuova aliquota del 42% sulle plusvalenze da attività crypto in Italia, c’è chi nel resto del mondo continua a scommettere nell’industria con un approccio totalmente opposto.
Si legge così l’annuncio del governo di Hong Kong, ovvero il fatto che il territorio autonomo cinese voglia estendere le attuali agevolazioni fiscali per le società crypto a una platea ancora più ampia entro la fine del 2024.
Nello specifico, Christopher Hui, segretario per i servizi finanziari di Hong Kong, avrebbe parlato (alla Hong Kong Fintech Week) di agevolazioni per investimenti specifici da parte di privati, e tra questi sarebbero compresi quelli in criptovalute.
Una regolamentazione al servizio del settore
L’apertura all’industria crypto da parte di HK ha dato i suoi primi segnali lo scorso anno. A giugno 2023 è stata presentata una nuova normativa dedicata alle piattaforme di trading, e mano a mano aumentano le licenze concesse ai vari exchange. Ad oggi l’hanno ottenuta OSL, HashKey e HKVAX, ma di prevede ne verranno rilasciate numerose nei prossimi mesi.
Inoltre, la Hong Kong Monetary Authority avrebbe in programma di introdurre un’altra normativa relativa alle stablecoin dopo mesi di consultazione e discussioni con gli addetti ai lavori.
In sostanza, un approccio di tutt’altra natura rispetto a quello adottato in Europa, dove solo alcune realtà sembrano spingere per l’adozione e lo sviluppo del settore crypto.
In Italia, nello specifico, si guarda ora alle discussioni in aula parlamentare, dove parte del governo e dell’opposizione potrebbe in extremis modificare la proposta di tassazione inserita nel ddl di bilancio 2025.
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