Ammonterebbe a otto anni il ritardo del sistema moda italiano sul fronte della sostenibilità. E per recuperare il tempo perso, saranno necessari investimenti aggiuntivi per 24,7 miliardi di euro di euro entro il 2030. Sono questi alcuni dei dati emersi dalla terza edizione del Venice Sustainable Fashion Forum, il summit ideato e realizzato da Sistema Moda Italia (Smi), The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est e durante il quale, tra il 24 e il 25 ottobre, è stato presentato lo studio ‘Just Fashion Transition 2024’, l’osservatorio strategico annuale di Teha Group sulla transizione sostenibile nei principali comparti della moda: tessile, abbigliamento, maglieria, calzature, pelletteria, conceria.
Tra i nodi alla base della lentezza della transizione green della filiera fashion c’è la distanza tra le normative promesse dall’Unione europea e la loro concretizzazione, prevista non prima di cinque anni e ancora priva di un quadro attuativo chiaro. Normative che, inoltre, si concentrano soprattutto sui grandi player e molto meno sulle Pmi, che rappresentano il cuore pulsante del tessuto produttivo tricolore (98% del totale). Attualmente, infatti, solo il 35% degli investimenti dedicati alla transizione delle Pmi europee è stato sostenuto da finanziamenti esterni, e solo il 16% di questi si qualifica effettivamente come sostenibile.
Focalizzandosi sull’Italia, lo studio evidenzia come il presidio sui temi legati a sostenibilità e governance tra le aziende della filiera moda italiana sia calato di circa il 3%, in particolare tra le piccole e medie imprese con ricavi sotto i 30 milioni di euro. Dietro il trend ci sarebbe, innanzitutto, la mancanza di competenze interne, a cui si aggiunge una situazione finanziaria media di bassa redditività e alti indici di indebitamento, che rende investimenti in direzione green difficili da sostenere per il 92% delle realtà imprenditoriali, soprattutto nei settori della conceria e dell’abbigliamento.
In questo scenario, sono cinque le proposte e raccomandazioni strategiche emerse da Just Fashion Transition 2024. Innanzitutto, necessario colmare quanto prima il gap normativo, esercitando pressione a livello europeo per accelerare la finalizzazione degli schemi regolatori, al fine di creare le condizioni per le aziende per prendere decisioni di medio-lungo periodo. Semplificare, inoltre, gli strumenti finanziari a disposizione delle Pmi, facilitandone il complesso e oneroso percorso verso una riduzione del proprio impatto ambientale. Al centro dei suggerimenti anche la diffusione di una capillare competenza sul tema e la promozione di un piano strategico nazionale per identificare modalità per integrare i costi della sostenibilità nelle strutture di prezzo. Infine, alimentare il processo di concentrazione del mercato, specialmente tra le Pmi, per aumentare la produttività e la capacità di investimento, anche attraverso agevolazioni fiscali e nell’accesso al credito, ma anche finanziamenti pubblici.
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