BOLZANO. Il prezzo medio di un garage a Bolzano? «Siamo ovunque sopra i 40/50 mila euro – rispondono in agenzia – e questo nei rioni. Ma in centro, ormai c’è chi vende e compra oltre i 70 mila». E non parliamo delle case. Da qui c’è chi invoca: «Sarebbe il tempo che si varasse un grande piano di edilizia pubblica con prezzi calmierati. Magari tra Provincia e Ipes».
Lo ha detto Juri Andriollo, assessore comunale al sociale. Poi, piove sui social un annuncio: «Bolzano, garage in viale Europa… importo base d’asta 29.250 euro». L’intenzione, naturale, è arrivare molto più in alto. Bene no? Non fosse che il proprietario che ha messo in asta il suo bene, insieme ad altri edifici ed aree, è l’Ipes.
E qui la questione si fa complessa. Non tanto nel merito: l’Istituto può decidere di fare quello che vuole degli immobili di sua proprietà. Anche metterli sul mercato. Tanto che la presidente Francesca Tosolini chiarisce: «Agiamo in base alla legge: se un bene è isolato, non più fruibile per i nostri obiettivi possiamo metterlo all’asta».
E aggiunge: «Non lo poniamo sul mercato a prezzi calmierati, non ci è possibile. Ma in base a stime dell’ufficio estimo provinciale». Ma chi volesse avere in affitto un box? «Ne possediamo altri. Che infatti concediamo in base a criteri legati al bisogno».
Poi c’è la cornice politica.
Che tiene insieme ruolo dell’Ipes, cambiamenti sociali in atto e gestione dei beni, intesi anche come patrimonio.
L’Ipes, polemizza Luca Crisafulli, avvocato e già membro della Commissione dei 6 e dei 12, «non deve pensare a fare cassa, ma creare vere strategie di contrasto ai nuovi bisogni. Che non riguardano chi è ritenuto povero, il quale già dispone di agevolazioni, ma chi sta fuori dalla soglia del bisogno. Ma purtroppo per lui, solo formalmente».
Crisafulli accusa l’Istituto di poca flessibilità e scarsa predisposizione all’innovazione dentro i suoi ambiti sostanziali: «Il segnale che deve dare è quello che va verso il calmieramento dei prezzi con azioni che vadano sempre più indirizzate verso il ceto medio con l’acqua alla gola». Ceto che, fino a un decennio fa, poteva evitare di entrare nel mondo delle agevolazioni Ipes, perché in grado di muoversi in autonomia con redditi che vanno dai 1.400 ai 1.700 euro mensili. Oggi, proprio questa fascia, è quella che più frequentemente ricorre alla Caritas. Dati forniti proprio da quest’ultima. E fa l’esempio del postino che imbuca le lettere a casa sua, l’avvocato: «Gli ho parlato, mi ha confessato che da quando è qui vive in hotel. Non trova casa. Dovrà aspettare i canonici cinque anni. Nel mentre…?».
Ecco i nuovi poveri. Che l’Ipes ora non può guardare da vicino. «Questo garage all’asta a prezzi bolzanini – commenta a sua volta Andriollo – ci fa capire che siamo fuori strada. Il ruolo Ipes va radicalmente ripensato. Può essere oggi perfettamente legittimo pubblicare questo annuncio. Ma ora l’Istituto deve farsi protagonista di azioni su larga scala; varare, insieme alla Provincia, piani di edilizia pubblica a prezzi controllati. Senza, l’uno e l’altra vengono meno al loro ruolo». Perché, insiste l’assessore, la politica attuale dell’Ipes non guarda alla nuova società che si è configurata: laddove i redditi bassi, sotto la soglia, sono sostenuti da decine di supporti mentre quelli oltre, la nettissima maggioranza della popolazione, si troverebbero – se mai desiderassero un garage – a sborsare, anche con un bene Ipes, prezzi fuori portata. E a non poter accedere ai box dell’Istituto perché legati a canoni classici di assegnazione. «Oltretutto – dice ancora Crisafulli – quest’asta non è vincolata. Potrebbe acquistare il bene un ricco immobiliarista e poi rivenderlo attuando una, pur legittima, speculazione». Ecco, dunque, come un annuncio di asta pubblica possa far emergere l’urgenza di una profonda riconfigurazione di ruolo e strategie di un Istituto che si muove – o, meglio, è normativamente costretto a muoversi – dentro leggi e parametrazioni non più rispondenti ai mutamenti sociali già da tempo in atto. P.CA.
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