La Vartolo Costruzioni Srl era una delle varie aziende che costituivano la galassia delle attività riconducibili ad un noto imprenditore apriliano, Giovanni Vartolo.
Soggetto particolarmente noto in città e non solo, che negli anni era anche finito in alcune importanti inchieste giudiziarie, una su tutte Super Job, su alcune aziende edili svuotate, su milioni di euro riciclati tramite un’articolata rete di società estere che ha portato di volta in volta, gli inquirenti da Aprilia a San Marino, da Roma alla Gran Bretagna, passando per Genzano e quindi a Panama e negli Usa.
L’altra mattina rappresentato dagli avvocati Pier Paolo Dell’Anno e Giuseppe Murone, l’imprenditore era in Tribunale per la bancarotta fraudolenta documentale contestatagli dall’accusa (pm Simona Gentili) della Vartolo Costruzioni Srl.
La prima svolta del procedimento è stata la derubricazione in un reato meno grave, la bancarotta semplice che di per sé avrebbe già chiuso la questione essendo oramai passato il termine utile a far scattare la prescrizione visto che i fatti contestati all’imputato risalgono al 2012. Il giudice La Rosa però è andato anche oltre. Ha infatti assolto Vartolo perché ne è stata provata la completa non colpevolezza: non ha commesso il fatto.
Un dibattimento durato oltre quattro anni quello conclusosi ieri in Tribunale a Latina: il fallimento della Costruzioni Vartolo S.r.l. risale al luglio del 2021. Il pubblico ministero, la Dott.ssa Simona Gentile aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per l’imputato ritenuto il dominus dell’intera operazione. Il giudice La Rosa ha ritenuto evidente agli atti la prova della estraneità dell’imprenditore alle accuse mossegli, con conseguente prevalenza della assoluzione nel merito sulla estinzione del reato. Contestualmente, è stato dichiarato non doversi procedere per prescrizione per Stefano Malagò, difeso dagli avvocati Luca Forte e Gianluca Agostini, amministratore e liquidatore della società.
Ad entrambi si contestava la sottrazione e la distruzione allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto con conseguente pregiudizio nei confronti dei creditori, i libri e gli altri documenti e scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.
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