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Le imprese italiane e la sfida del South H2 Corridor #finsubito prestito immediato


Al convegno, organizzato da Confindustria in collaborazione con il MASE, hanno partecipato istituzioni e molte associazione di settore del sistema confindustriale, che hanno discusso del ruolo del Corridoio nell’ambito della strategia italiana sull’idrogeno

“Stiamo già collaborando con Austria e Germania – ha aggiunto Noce –, e a livello di governance abbiamo definito le regole su come procedere nei prossimi anni. La Svizzera farà da osservatore. Nei prossimi mesi ci sarà un incontro pentalaterale a cui parteciperanno anche Algeria e Tunisia, e ci sarà una dichiarazione d’intenti”. Lo ha annunciato il direttore generale Mercati e Infrastrutture Energetiche del MASE, Alessandro Noce, intervenendo al convegno “Le imprese italiane e la sfida del SoutH2Corridor”, organizzato oggi a Roma da Confindustria, in collaborazione con il MASE.

“Il nostro approccio sul South H2 Corridor – ha aggiunto Noce – è di grande concretezza, poiché siamo consapevoli di essere davanti ad una sfida difficile, ma fattibile. L’Italia è naturalmente vocata ad importare idrogeno, e abbiamo la possibilità di fare di questa infrastruttura un’opportunità di sviluppo”.

IL CONVEGNO SULL’IDROGENO DI MASE E CONFINDUSTRIA

Il convegno “Le imprese italiane e la sfida del SoutH2Corridor”, organizzato da Confindustria in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha visto la partecipazione delle istituzioni e di molte associazione di settore del sistema confindustriale, che hanno discusso delle opportunità per il Sistema Paese collegate al Corridoio Meridionale Idrogeno. Si tratta del progetto transnazionale per una infrastruttura di trasporto dell’idrogeno che, connettendo i centri di potenziale consumo italiani e centro-europei, potrà anche abilitare all’importazione di idrogeno verde, prodotto a costi competitivi nell’Africa mediterranea.

Nel corso dell’evento è stato approfondito il ruolo del Corridoio nell’ambito della strategia italiana e la rilevanza della regolazione per lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto dell’idrogeno. Si è discusso inoltre delle potenzialità non solo legate all’approvvigionamento degli off-taker nazionali, ma anche alle possibili collaborazioni industriali con i Paesi del Nordafrica, sia per la realizzazione di impianti locali di produzione sostenibile di idrogeno, sia per l’esportazione di know-how tecnologico.

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REGINA: BISOGNA DEFINIRE UN PIANO PER LE INFRASTRUTTURE ENERGETICHE

“L’idrogeno – ha dichiarato Aurelio Regina, delegato per l’Energia di Confindustria – si inserisce nel percorso della transizione energetica, perché può abbattere le emissioni di CO2 soprattutto nei settori hard to abate. ha ancora delle problematiche dal punto di vista economico. idrogeno parte centrale del Green Deal e delle politiche climatiche al 2050”.

“Noi quindi ci prestiamo molta attenzione, molto significativa. Sul PNRR purtroppo non tutti i bandi hanno trovato piena attuazione, a causa soprattutto del costo dell’idrogeno rinnovabile in Italia. Riteniamo che nel breve medio termine è necessario definire un piano per le infrastrutture energetiche per l’idrogeno, dimensionando a livello locale e nazionale la distribuzione delle infrastrutture. Il South H2 Corridor e la produzione di idrogeno in Nordafrica possono essere dei fattori abilitanti per la diffusione dell’idrogeno, che oggi in Italia presenta un costo ancora troppo elevato. Lo sviluppo del progetto South H2 Corridor è importante soprattutto perché coinvolge il tema della sicurezza energetica”.

PICHETTO: DOBBIAMO ARRIVARE AD UN SISTEMA DI PRODUZIONE COMPETITIVO

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato come “l’idrogeno deve far parte del nostro percorso di transizione energetica. La sfida dev’essere non solo creare il quadro delle infrastrutture e dele pipeline, affiancandoci anche la CCS, il biometano etc, ma anche arrivare ad un sistema di produzione competitivo. L’Italia – ha aggiunto Pichetto – può essere una parte importante nella produzione di idrogeno, perché abbiamo l’acqua. Attraverso il nostro rapporto con l’Africa, possiamo essere una delle realtà di importazione, transito ed esportazione delle produzioni che avvengono a sud, nel continente africano, utilizzando per la produzione le fonti rinnovabili. Grazie agli accordi che nel maggio scorso abbiamo preso con Germania e Austria, potremo utilizzare il progetto del South Corridor per diventare un importante hub energetico e sfruttare l’idrogeno”. Infine, il ministro ha annunciato che “il 26 novembre, poco dopo la fine della COP29, presenteremo il Piano strategico nazionale per l’idrogeno”.

BESSEGHINI: IDENTIFICARE I BENEFICI PER I SOGGETTI COINVOLTI

Secondo il presidente di ARERA, Stefano Besseghini, “il dialogo con tutti gli attori è fondamentale. Noi, come autorità, ci siamo messi a disposizione per essere coinvolti nel merito delle discussioni che si stanno facendo sull’idrogeno. C’è il tema di quale modalità di regolazione utilizzare per accompagnare un settore che è in una fase evolutiva, ma questo non ci preoccupa troppo, dobbiamo trovare l’adattamento più corretto alla fase di sviluppo di cui stiamo discutendo”.

Per Besseghini “bisogna fare una scelta tattica, ripartendo oneri e onori. Dobbiamo identificare correttamente i benefici che arriveranno ai soggetti coinvolti nelle scelte infrastrutturali, questo è un requisito fondamentale per capire come ripartire i costi. Bisognerà poi collocare la generazione elettrica rinnovabile in un’area ben specifica, perché i terreni costano, e questa liquidità va verificata”.

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MAZZITELLI (SNAM): OGGI IL TRASPORTO DI IDROGENO SU RETE ITALIANA COSTA COME IL GAS

“Il South H2 Corridor – ha spiegato Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam – collegherà l’Italia al Nordafrica, attraverso Mazara, all’Austria e alla Baviera, attraverso Tarvisio. È un progetto promosso da Snam e dalle sue controllate, inserito nel Piano Mattei, è stato apprezzato dalla Commissione europea, che lo ha inserito tar gli IPCEI. Questo gli permetterà di beneficiare di incentivi e di procedure autorizzative accelerate”.

“Il corridoio – ha spiegato Mazzitelli – è concepito per produrre 150 TWh l’anno di energia, di cui 70 TWh all’Europa e 80 all’Italia TWh. Sfrutteremo per il 60% gasdotti esistenti e per il 40% gasdotti nuovi. La prima fase sarà dedicata all’import e all’export, mentre la seconda prevede lo sviluppo del sistema nazionale, di tutti i collegamenti a livello regionali e l’espansione della potenza. Servirà però un impegno di trasporto, delle richieste di capacità vincolanti su base pluriennale, soprattutto per la fase destinata all’export. È necessario che, nella fase di export, vengano sviluppate opportune procedure di contrattualizzazione di capacità sul lungo periodo, a cui sarà applicato un corrispettivo indipendentemente dall’effettivo utilizzo. Il rischio volume dovrà stare in mando agli operatori di mercato. Un elemento poi molto importante da sottolineare è che oggi trasportare l’idrogeno sulla rete italiana costa come il gas, anzi meno: il metano attualmente scorre a 3,3€ al metro cubo, l’idrogeno scorrerà a 2,4€ al metro cubo”.

RICCI (ARERA): CON SOUTH H2 CORRIDOR OPPORTUNITÀ NON SOLO NAZIONALI

“Se guardiamo alla regolazione – ha affermato Massimo Ricci, direttore del Dipartimento Energia di ARERA –, la sfida di oggi riguarda non solo l’idrogeno, ma tutti i settori energetici. Noi cerchiamo di misurare il prodotto del servizio regolato, e questo si può fare in due modi: guardando come ha funzionato il servizio a posteriori, oppure attraverso un’analisi costi-benefici da effettuare ex ante, e questo è molto più complesso”.

“Il South H2 Corridor – ha aggiunto Ricci – presenta una finestra di opportunità e sinergie a livello non solo nazionale. L’idrogeno è un sistema completamente nuovo, e ciò comporta che questa infrastruttura nuova inizialmente può trovarsi in una situazione in cui l’utilizzo non è pieno, influenzando anche il settore regolatorio.

FERRONATO (ASSOTERMICA): VA CREATA UNA FILIERA DI COMPETENZE

Per Mauro Ferronato, vicepresidente di Assotermica “il coinvolgimento delle aziende è fondamentale per le nuove tecnologie, poiché su può arrivare anche ad ottenere costi inferiori. Per quanto riguarda il trasporto, è importante essere coinvolti come partner. Vi sono poi molte opportunità che si sviluppano: un’opera così di ampio respiro non può non coinvolgere l’industria italiana. Chi sviluppa nuove tecnologie deve pensare poi a creare le competenze per installarle in loco, c’è tutta una filiera di competenze dea realizzare. Lo sviluppo di un’opera così grande porterà benefici anche al settore dell’utilizzo, usando tutte le competenze dell’industria meccanica italiana, dal supporto all’industria, ma anche in ambito civile”.

DUBINI (CONFINDUSTRIA): AZIENDE GAS COLLEGANO PRODUZIONE E CONSUMO

“Io oggi rivedo nel settore dell’idrogeno le stesse domande che l’industria del gas si poneva 45 anni fa”, ha affermato Fabio Dubini, vicepresidente e delegato per le Infrastrutture di Confindustria Energia, che ha aggiunto: “abbiamo già delle relazioni consolidate con i partner internazionali del progetto South H2 Corridor, non partiamo da zero. Le aziende del gas possono fare da anello di collegamento tra la produzione e il consumo, garantendo uno sviluppo ordinato”.

MELILLO (SACE): POSSIAMO INTERVENIRE CON INVESTIMENTI IN ITALIA E ALL’ESTERO

Di investimenti e finanziamenti ha parlato invece Mario Melillo, director di SACE. “SACE supporta la sostenibilità delle imprese italiane. Il tema dell’idrogeno rientra in questo periodo, perché l’idrogeno verde deriva da fonti rinnovabili, e rientra quindi nella tassonomia europea e nella garanzia green. SACE può intervenire negli investimenti che si faranno in Italia con la garanzia green. Nella prima fase all’estero, invece, possiamo intervenire su finanziamenti bancari attraverso la garanzia Archimede e con la garanzia per l’internazionalizzazione. SACE agevola molto il lavoro delle banche, perché copriamo il 70%-80% del finanziamento. Possiamo dare maggiore capacità di credito ai progetti, permettiamo alle banche di aggredire anche progetti importanti con maggiore leggerezza”.

LUCCIOLA (CDP): POSSIAMO INTERVENIRE SU GENERAZIONE IDROGENO VERDE IN NORDAFRICA

“Il progetto del South H2 Corridor – ha affermato Enrico Lucciola, responsabile Finanza strutturata e di Progetto – Cooperazione internazionale allo Sviluppo di Cassa Depositi e Prestiti – prevede investimenti per decine di miliardi di euro. Il contesto operativo però non è semplicissimo, perché la Tunisia ad esempio è un Paese fragile sia dal punto di vista economico che politico. Sarà un progetto pluriennale che avrà complessità di varia natura”.

“CDP – ha aggiunto Lucciola – potrà intervenire supportando gli investimenti sia infrastrutturali che di nuova capacità di produzione, ma anche come development finance institution italiana. Potremo infatti intervenire sulla generazione di idrogeno verde in Nordafrica con una serie di strumenti che abbiamo già a disposizione, come le garanzie per l’internaiznalizzazione”.

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CREMA (H2IT): COINVOLGERE PAESI NORDAFRICA TRAMITE PARTNERSHIP

Secondo Luigi Crema, vicepresidente di H2IT, “bisogna coinvolgere i Paesi del Nordafrica attraverso delle partnership, ma non con eventi spot, dev’essere un intreccio di relazioni a tutti i livelli. La collaborazione internazionale può agganciare anche diverse associazioni africane. È poi importante portare delle strategie e delle attività di sviluppo di forza lavoro e ricollocazione di competenze, oltre allo sviluppo di nuove. Questa è un’attività che noi come H2IT sentiamo di poter dare”.

GIUNTI (ENI): UTILIZZARE UNA STRATEGIA CHE HA GIÀ OTTENUTO DEI RISULTATI

“Eni – Francesco Giunti, responsabile Industrial Transformation Integrated Initiatives & Hydrogen – ha tre attività sull’idrogeno: siamo partner di Snam per il settore del trasporto, abbiamo già un’importante presenza in Africa – e possiamo quindi essere dei potenziali produttori -, ma siamo anche i maggiori consumatori di idrogeno in Italia”.

“In Africa – ha aggiunto Giunti – ci sono grandi potenzialità. Credo sia meglio utilizzare una strategia che ha già ottenuto dei risultati, piuttosto che una strategia del tutto nuova. Va ripensato il perimetro dell’idrogeno in termini di quantità e di tempi. Bisogna aumentare il numero di fonti potenziali, perché serve un minimo di concorrenza. Serve una produzione nazionale di idrogeno perché aiuta la sicurezza degli approvvigionamenti, ma non in quantità troppo elevate, perché ad oggi è molto costosa”.

PRIVITERA (A2A): PRODUCIAMONE POCO, MA CHE POSSA STARE SUL MERCATO

“L’Italia oggi non è competitiva in Europa nell’import soprattutto per un motivo, cioè il fatto che il costo di produzione da noi è di 12-14 €/kg, mentre in Nordafrica è di 4-5 €/kg, e il 60% di questo delta è dato dal costo dell’energia elettrica. Se abbiamo davanti 10-15 anni per sviluppare il settore dell’idrogeno, servono incentivi per colmare il gap rispetto alla willingness to pay. Questo è sufficiente per sviluppare il settore. Iniziamo a farne poco di idrogeno, ma che possa stare sul mercato”. Così Lorenzo Privitera, responsabile Idrogeno e Tecnologie per la transizione WTE di A2A.

LUCCHESI (EDISON): VALUTARE COMPETITIVITÀ DI IDROGENO VERDE CON FOSSILI

“Nel valutare il passaggio all’idrogeno – ha dichiarato Gabriele Lucchesi, direttore Direzione Idrogeno di Edison –, i prospettici utilizzatori devono confrontarsi con due fattori di significativo impatto economico, che oggi rappresentano la principale barriera allo sviluppo del vettore idrogeno: la competitività dell’idrogeno verde con i combustibili fossili da sostituire e la necessità di investimenti nell’industria (adeguamento degli impianti produttivi) e nella mobilità (acquisto di nuovi mezzi a idrogeno). Gli incentivi sono fondamentali, ma serve un cambio di passo, una maggiore focalizzazione sui progetti più interessanti”.

ROFI (ANSALDO): LAVORIAMO AD ELETTROLIZZATORI AEM DA 1 MW

Luca Rofi, Hydrogen Project Manager di Ansaldo Green Tech, ha spiegato che l’azienda “si sta attrezzando per lo sviluppo degli elettrolizzatori, basati sulla tecnologia AEM da 1 MW. Le nostre attività nel settore dell’idrogeno riguarderanno lo sviluppo, la produzione, l’avviamento e l’assistenza. In Nordafrica siamo già presenti con dei progetti in Tunisia e in Algeria”.



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