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Per quale somma scatta il pignoramento? Qual è il minimo vitale pignorabile?

Il pignoramento scatta non prima di 10 giorni dal ricevimento, da parte del debitore, dell’atto di precetto e non oltre 90 giorni dallo stesso (è sempre consentito però il rinnovo della notifica). Spesso ci si chiede se il creditore possa agire anche per cifre irrisorie. Quanto deve essere il debito per il pignoramento? Per comprendere la risposta dobbiamo fare un passo indietro e spiegare come avviene il pignoramento.

Quanti tipi di pignoramenti ci sono?

Come noto, il pignoramento viene diviso in tre grandi macrocategorie a seconda della tipologia del bene pignorato:

  • pignoramento mobiliare: ossia dei beni mobili che si trovano presso la dimora, la residenza, l’ufficio o il domicilio del debitore (arredi, oggetti di valore, contanti in cassaforte, ecc.);
  • pignoramento immobiliare: ossia di terreni, abitazioni (anche se in comunione), garage, uffici, magazzini, ecc.;
  • pignoramento presso terzi: ossia di crediti che il debitore ha nei confronti di altri soggetti. Esso ricomprende lo stipendio, la pensione, il conto corrente bancario o postale, i canoni di locazione percepiti da affittuari, i titoli di credito, ecc.

Per quale somma scatta il pignoramento

Ciascuna delle tre procedure appena elencate ha regole, tempi e costi differenti. Tuttavia, non esiste un debito minimo al di sotto del quale non si possa fare il pignoramento. Dunque, il creditore può avviare l’esecuzione forzata anche per crediti di valore modesto.

Ad esempio, un soggetto che vanti mille euro da un altro potrebbe comunque pignorargli la casa, il conto corrente, lo stipendio oppure chiedere all’ufficiale giudiziario di recarsi a casa del debitore per verificare se vi siano beni mobili da pignorare.

Quanto appena detto, però, trova un’eccezione nel caso di debiti per cartelle esattoriali. In tali ipotesi la legge prevede che:

  • per l’ipoteca sugli immobili, il credito debba essere superiore a 20mila euro;
  • per il pignoramento immobiliare, il credito debba essere superiore a 120mila euro e il valore del patrimonio complessivo del debitore debba superare 120mila euro. Resta fermo il divieto di pignoramento dell’unica abitazione di residenza del debitore (cosiddetto “divieto di pignoramento della prima casa”).

Al creditore conviene fare un pignoramento per una somma bassa?

Il punto, tuttavia, non è tanto l’entità del debito a partire dal quale la legge ammette il pignoramento ma la convenienza per il creditore, sotto il profilo economico, di dare impulso a tale procedura. Essa infatti presenta dei costi che, seppur assai varabili a seconda della modalità prescelta (risultando massimamente onerosa nel caso di pignoramento immobiliare e più economica per il pignoramento mobiliare o immobiliare), devono comunque essere anticipati dal creditore. Creditore, peraltro, che soffre anche l’incertezza del realizzo. Difatti, a meno che non si abbia a che fare con un debitore titolare di un rapporto di lavoro subordinato, una pensione o un conto in attivo, in tutti gli altri casi c’è sempre un rischio derivante dalla

difficoltà di vendere all’asta i beni pignorati.

Si pensi peraltro che un pignoramento immobiliare richiede non meno di 5mila euro di spese vive, oltre all’onorario dell’avvocato. Tale onere aumenta all’aumentare del valore del bene pignorato e del debito. Pertanto, nessuno dotato di buon senso (eccetto se non sia animato da un intento persecutorio nei confronti del debitore) avvierebbe mai un pignoramento immobiliare per un credito di cinquecento euro.

Detto ciò, succede quindi non di frequente che il creditore, fatta una prima indagine sulle disponibilità economiche del debitore (attraverso la consultazione dell’Anagrafe Tributaria), dinanzi a un credito di poche centinaia di euro abbandoni ogni tentativo di recupero, sperando piuttosto in una soluzione bonaria della vertenza.

È chiaro poi che se il debitore non dovesse avere nulla intestato, risultando nullatenente, anche un credito di enormi dimensioni non sarà mai soddisfatto.

Qual è il minimo vitale non pignorabile?

Solo nel caso della pensione

, il pignoramento (sia che avvenga presso l’Ente di Previdenza, sia presso la banca ove detta pensione viene accreditata) non può mai aggredire il cosiddetto “minimo vitale”. Si tratta di un importo impignorabile al fine di garantire al pensionato la sopravvivenza.

Il minimo vitale si calcola moltiplicando per due la misura dell’assegno sociale dell’Inps (che ogni anno viene aggiornata). Al di sotto di tale importo, il pignoramento della pensione è impossibile. Oltre invece il minimo vitale, questo è possibile (solo per la differenza) nella misura di un quinto.

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