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Perché la coltivazione in serra è in espansione?

La coltivazione in serra, ovvero quelle distese di plastica o vetro che nascondono piantagioni di frutta e verdura di ogni genere, è un fenomeno in espansione ormai da parecchio tempo.

Perché? La risposta è nella voglia dei consumatori di mangiare prodotti fuori stagione. Non esiste alternativa se il mercato richiede pomodori, meloni, fragole, melanzane e peperoni in ogni periodo dell’anno.

Il fenomeno della coltivazione in serra cresce in tutto il mondo, come conferma una ricerca dell’Università di Copenaghen che ne ha fatto una mappatura globale che comprende sia le grandi infrastrutture in serra (6%) che quelle su piccola scala (39%).

Per fare una valutazione globale della copertura della coltivazione in serra, i ricercatori hanno utilizzato dati satellitari commerciali e liberamente disponibili combinati con tecniche di intelligenza artificiale.

Un fenomeno enormemente diffuso nel Sud del mondo

Secondo le stime della ricerca Global area boom for greenhouse cultivation revealed by satellite mapping (pubblicata in “Nature Food”), nel 2019 la coltivazione in serra copre almeno 1,3 milioni di ettari della superficie terrestre. Il dato che potrebbe sorprendere è che il vero boom non è in Europa, ma nel Sud del mondo. Attualmente, infatti, le serre coprono il 70-80% della superficie totale nei paesi a basso e medio reddito.

Questa pratica di coltivazione, diffusa in 119 paesi, è utilizzata più di tutti dalla Cina (60,4%), seguita da Spagna (5,6%) e Italia (4,1%). Iniziata negli anni Settanta e Ottanta nel Nord del mondo, ha cominciato a diffondersi nel Sud del mondo all’inizio degli anni Duemila.

Un fenomeno in crescita globale, quindi, e tutto lascia pensare che continuerà a espandersi.

Il primato della Cina

Il primato della Cina è dovuto probabilmente allo sviluppo socio-economico del Paese. Lo studio, inoltre, ha anche scoperto che vicino alle aree metropolitane si trovano grandi estensioni di serre.

Nell’ultimo decennio, la forte crescita economica della Cina ha cambiato le abitudini della popolazione urbana: con l’accresciuto potere d’acquisto, richiede pomodori, cetrioli e altra frutta e verdura fresche che gli agricoltori non sarebbero in grado di fornire senza i sussidi statali per la costruzione delle serre.

Gli stessi sostegni ai coltivatori sono presenti in regioni aride e semi-aride dove non c’è esperienza di agricoltura, tantomeno intensiva.

In queste condizioni climatiche, la coltivazione in serra permette rese più elevate e più stabili, sistemi di irrigazione efficienti, un dosaggio più preciso di fertilizzanti e sostanze nutritive e un migliore controllo della qualità delle colture.

Ci sono conseguenze ambientali?

Si sa ancora poco delle eventuali ricadute sull’ambiente di questo boom delle serre nel Sud del mondo e non esiste ancora una regolamentazione chiara per il settore.

Tuttavia, si possono fare delle ipotesi: sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, elevato consumo di energia, contaminazione delle acque sotterranee con pesticidi e fertilizzanti, degrado del suolo e inquinamento da plastica dovuto all’uso di film plastici e teli. Infine, ma non meno importanti, le condizioni di lavoro degli agricoltori.

Dobbiamo tenere presente il grande potenziale delle serre per aumentare la sicurezza alimentare, ma ci sono ancora molte altre domande senza risposta, come sottolineano i ricercatori: la coltivazione in serra ha alleviato la povertà rurale? Influisce sulla domanda e sulla qualità dei prodotti nei mercati nazionali e internazionali?

Senza queste risposte, la coltivazione in serra non potrà garantire uno sviluppo sostenibile e socialmente responsabile.

 

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