Arriva l’esonero dei contributi per due anni per chi assume badanti che assistono anziani non autosufficienti, ma solo a condizione che il datore di lavoro abbia un Isee che non supera i 6.000 euro. La novità è contenuta nel decreto Pnrr. Secondo la norma dal primo aprile 2024 e fino al 31 dicembre 2025, in caso di assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani, con almeno ottant’anni e con l’indennità di accompagnamento, è riconosciuto per massimo 24 mesi un esonero del 100% dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di lavoro, nel limite di 3.000 euro su base annua.
Chi beneficia dell’esonero contributivo
Per ottenere l’esonero bisogna avere massimo 6.000 euro di Isee. Tenuto conto del tetto Isee previsto e delle risorse disponibili, la platea dei beneficiari sarà ridotta. Per il 2024, stando all’ultima bozza in circolazione, è previsto uno stanziamento di 10 milioni di euro, che saliranno a 39,9 milioni per l’anno 2025 e a 58,8 milioni per l’anno 2026, per poi scendere a 27,9 milioni per l’anno 2027 e a 0,6 milioni per l’anno 2028. La copertura dovrebbe essere assicurata dal programma nazionale Giovani, donne e lavoro 2021-2027. Per il 2025, secondo le stime della Cgil, a beneficiarne saranno tra le 13 mila e le 19 mila persone.
Assindatcolf: «Bene l’esonero ma va esteso»
«Con l’introduzione di un esonero totale dal versamento dei contributivi previdenziali per l’assunzione della badante destinato agli anziani over 80 non autosufficienti con Isee fino a 6mila euro il Governo inizia un percorso di sostegno alle famiglie ed in favore dell’emersione del sommerso. Una strada che, tuttavia, per essere davvero incisiva dovrebbe essere percorsa con maggiore determinazione, estendendo la misura ad una platea più ampia di beneficiari e facendola diventare strutturale», è il commento di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, in merito alle novità introdotte nel Decreto per l’attuazione del Pnrr.
Quanto può incidere la decontribuzione
Secondo le stime di Assindatcolf con un esonero fino a 3.000 euro l’anno si riuscirebbe a coprire quasi l’intero ammontare che un datore di lavoro domestico è tenuto a versare alla badante assunta a tempo pieno ed in regime di convivenza. Su un costo totale pari a 19 mila euro l’anno, i contributi pesano circa 3.400 euro nella sola quota a carico del datore, ricorda l’associazione. «Sebbene, dunque, la misura sia stata concepita correttamente dal punto di vista degli importi, riteniamo invece che sia ancora troppo esigua la platea di beneficiari: persone indigenti che comunque avrebbero difficoltà a sostenere i restanti 15mila euro necessari per assumere una badante a tempo pieno», prosegue Zini.
Cgil: «Operazione di facciata»
Per la Cgil la nuova misura è «l’ennesima operazione di facciata». «Dopo la pesante bocciatura da parte delle Regioni e dell’Anci dello schema di decreto del governo su anziani e non autosufficienza, tanto che non è stata raggiunta l’intesa in sede di Conferenza Unificata, ora il governo tenta goffamente di correre ai ripari inserendo nel decreto Pnrr la decontribuzione per il lavoro di assistenza familiare», dice Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil. «Data l’estrema esiguità delle risorse stanziate, ne potrà beneficiare una platea estremamente ridotta – prosegue Barbaresi – . Inoltre, se la misura è pensata per contrastare il lavoro irregolare e favorire l’emersione, non si comprende la ragione di limitare la misura ai soli ultraottantenni».
Il parere del Forum Disuguaglianze e Diversità
«Il bonus badanti per anziani non autosufficienti contenuto nel nuovo decreto Pnrr approvato dal Consiglio dei ministri sicuramente sarà un sollievo per diverse famiglie di anziani non autosufficienti e con poche disponibilità economiche», è il parere del Forum Disuguaglianze e Diversità, che però esprime perplessità sulla natura temporanea della misura. «Dall’altra parte aggiunge confusione e raggiunge poche persone rispetto a quelle che ne avrebbero bisogno e per un tempo limitato – evidenzia il Forum – . E in un momento in cui aspettiamo una riforma organica del settore della non-autosufficienza come previsto dalla Legge Delega 33/2023, questa misura va nella direzione opposta».
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