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Antonio Tajani garantisce che «per un emendamento il governo non traballa». Ma sulle ultime modifiche al decreto Superbonus – in primis sulla spalmatura da 4 a 10 anni delle detrazioni dei crediti – il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri fa sapere al Mef: «Il testo va migliorato. Dico no a norme retroattive». Invito che l’autore del decreto, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, respinge al mittente: «Tajani, quando leggerà l’emendamento, capirà il buonsenso che l’ha ispirato, credo che se ne farà una ragione anche lui». Dichiarazioni alle quali il titolare della Farnesina ha controreplicato: «Anche il ministro Giorgetti se ne farà una ragione».

Superbonus, cosa cambia? Detrazione al 30% dal 2028, confermato lo spalma-crediti in 10 anni: le novità

LA RIUNIONE

A quanto pare, in questa vicenda, non sarebbero estranee anche alcune resistenze fatte dalla burocrazia del Mef alle richieste dei parlamentari di maggioranza. Senza dimenticare che Forza Italia ha sottolineato la necessità di «un maggior coinvolgimento» sul provvedimento. Fatto che sta l’ultima parola – forse – in questa vicenda la si dirà domani pomeriggio, quando è previsto in Senato un vertice di maggioranza sul decreto, con il quale il governo ha eliminato sconti in fattura e cessione del credito, lasciando la detrazione al 70 per cento per il 2024 e al 65 nel 2025. Cioè si capirà quale testo andrà in aula mercoledì per ottenere il voto in prima lettura.

Venerdì notte è arrivato l’emendamento del ministro Giorgetti, con il quale il Mef mette in campo nuovi paletti per arginare gli effetti sul debito del «mostro del Superbonus»: per esempio, allungando i tempi di detrazioni su circa 12 miliardi di crediti in pancia soprattutto delle banche da scontare nel biennio 2024-2025, lo Stato risparmia 700 milioni di euro nel 2025 e 1,7 miliardi l’anno dopo. Anche ieri Forza Italia, pur comprendendo le necessità di finanza pubblica, ha stigmatizzato gli aspetti retroattivi del nuovo pacchetto di norme. E a ben guardare sono pochi i pezzi del testo che non introducono modifiche sostanziali all’erogazione dei bonus edilizi, che sono già costati alle case dello Stato quasi 220 miliardi: i due fondi da 35 milioni e 100 milioni di euro destinati, rispettivamente, a finanziare la proroga al Superbonus per i crateri dei sisma di Emilia-Romagna, Ischia, Molise e zona Etnea, un pacchetto di 200 milioni in più per la manutenzione delle Ferrovie o l’estensione dei controlli ai Comuni contro le frodi. Non a caso Federica Brancaccio, presidente di Ance, ha notato: «È stato arginato l’impatto che sulla base delle prime dichiarazioni risultava devastante per imprese, cittadini e banche». L’associazione dei costruttori aveva calcolato uno stop ai lavori pari a 16 miliardi di euro. Detto questo, ha concluso, «resta il nodo della retroattività e di eventuali conseguenze indirette che ci troveremo ad affrontare per l’ennesimo cambio di regole: che cosa faranno le banche che hanno definito con le aziende o con i cittadini dei contratti per la cessione dei crediti? Li confermeranno? Io ho contato 32 modifiche finora in corsa, ci auguriamo sia l’ultima».

Come detto, la misura principale introdotta con l’emendamento del governo riguarda la possibilità di spostare da 4 a 10 anni il tetto massimo per detrarre i crediti legati al Superbonus. In quest’ottica sono maggiormente colpite le istituzioni finanziarie e non soltanto perché detengono quasi 80 miliardi di questi asset: per esempio, banche, assicurazioni e intermediari dal prossimo anno non potranno più compensare i crediti del superbonus con i debiti verso Inps o Inail, rischiando forti sanzioni in caso contrario. Sempre dall’anno prossimo gli stessi soggetti – se hanno acquistato i crediti a un corrispettivo inferiore al 75 per cento del valore – dovranno applicare a queste rate la ripartizione in 6 quote annuali di pari importo, che a loro volta non potranno essere cedute oppure ulteriormente ripartite.

Viene estesa da cinque a dieci rate anche la detraibilità per il bonus sisma per l’anno 2024 – quello con aliquota del 50,70,80,75 e 85 per cento – e quello per abbattere le barriere architettoniche. La stretta poi coinvolge una delle agevolazioni più utilizzate dagli italiani: il bonus per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica. La detrazione scenderà dal 50 al 30 per cento dal 2028 al 2033. Più in generale, «non potranno più essere cedute le rate residue di crediti per i quali sia stata utilizzata almeno una rata».

Come detto, soltanto nelle prossime ore si capirà se Forza Italia otterrà i correttivi richiesti. «La battaglia sulla sostenibilità dei conti del ministro Giorgetti è sacrosanta. Ma c’è il rischio – nota il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli – che possa essere penalizzato anche chi ha rispettato le regole». Sempre nelle prossime ore si attende dal mondo bancario una quantificazione su quanto costerà al settore lo spalma-crediti.

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