L’agroalimentare toscano guarda con grande preoccupazione all’annuncio di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti dopo l’elezione di Trump, ma anche all’evoluzione del commercio internazionale più in generale. La nostra è una regione esportatrice per antonomasia e la paura del momento è data dalla possibilità che vengano a breve introdotti dazi all’importazione dei generi alimentari. La Toscana, infatti, nel corso del 2023 ha venduto all’estero prodotti agroalimentari per un valore di 3,5 miliardi di euro, con un tasso medio annuo di crescita dell’export del 5,4% dal 2008 allo scorso anno. Di questa preoccupazione diffusa si fa interprete Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana e titolare di un’azienda agricola a San Gimignano, esportatrice di vino e olio per il 60% del proprio fatturato.
Dunque, presidente, quale è il sentiment fra le imprese esportatrici della regione?
«C’è molta apprensione perché è difficile capire cosa succederà. Il recentissimo risultato elettorale negli Stati Uniti d’America ha rilanciato le ipotesi, e quindi le preoccupazioni, di un innalzamento dei dazi su molti dei prodotti agroalimentari che gli americani acquistano. Per noi quello statunitense è il primo mercato di esportazione e di conseguenza c’è un’ipersensibilità nei confronti di quel che succede in quel grande Paese».
A rischio sarebbero soprattutto le esportazioni di vino e olio, e in generale di prodotti ad alto valore aggiunto a denominazione d’origine come Dop e Igp, che da sole valgono circa un miliardo e mezzo di euro. Giusto?
«Sì, certamente olio e vino sono i motori trainanti del nostro export agroalimentare, ma di conseguenza tutti gli altri. In questa fase è difficile fare previsioni affidabili. Quello dei dazi è complessivamente un tema che riguarda tutti i prodotti europei, non solo quelli italiani. Da questo punto di vista anche 5-6 anni fa dagli Stati Uniti, sempre nel periodo della presidenza Trump, sembrava sarebbero arrivati nuovi dazi. Poi i vini toscani furono esclusi, anche in virtù della loro reputazione presso i consumatori degli Usa, e nel complesso l’export agroalimentare è cresciuto. Va capito quali saranno le mosse della nuova amministrazione».
C’è anche una preoccupazione più generale che riguarda l’andamento dell’export?
«Sì. Il commercio internazionale è in grosse difficoltà, soprattutto a causa dell’instabilità geopolitica in alcune aree del mondo, e c’è il rischio concreto di andare incontro a un periodo di chiusura generalizzata dei paesi che potrebbero rifugiarsi nella logica dei dazi per difendere i propri mercati interni. A questo va aggiunta la preoccupazione per una sorta di diffidenza culturale nei confronti della dieta mediterranea, che per noi italiani è un valore aggiunto, ma che in alcuni paesi ostacolano mettendo barriere al consumo di vino e di olio ritenuti ingiustamente poco salubri. Magari introducendo etichette “nutri-score”, che ne mettono in cattiva luce i contenuti nutrizionali».
Una parte importante dell’export toscano è legata al florovivaismo. Come va il settore?
«In questa fase c’è un problema con l’Inghilterra, che considera un particolare insetto come infestante, anche se da noi e nel resto d’Europa viene ritenuto un parassita col quale convivere tranquillamente».
Nel 2023 e quest’anno i volumi sono rimasti gli stessi o sono diminuiti, ma l’aumento dei prezzi ha gonfiato i fatturati. Che succederà l’anno prossimo?
«Difficile pensare a una crescita dei volumi dei beni esportati. Ci aspettiamo un piccolo aumento dei fatturati, grazie soprattutto all’incremento dell’intensità del presidio dei mercati esteri da parte delle nostre aziende con campagne di informazione e comunicazione».
I costi aumentano anche per le aziende che producono per esportare.
«Coldiretti si è convenzionata con le banche per una moratoria su debiti, con l’obiettivo di favorire la rinegoziazione delle posizioni debitorie e garantire liquidità alle aziende. Alla Regione abbiamo chiesto di destinare risorse comunitarie ai bandi per sostenere l’aggregazione fra aziende, la partecipazione alle fiere internazionali e la promozione».
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