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Le sei sanatorie che fissano costi e procedure del Salva-Casa, prime intese tra Italia e Cina sul auto ed energia, e gare ferme del Recovery plan in tre casi su quattro: la rassegne dei giornali odierni

Sul Sole 24 Ore di oggi si parla del sigillo del Senato sulle modifiche al decreto Salva casa – arrivato mercoledì scorso – consegna ai proprietari d’immobili sei sanatorie per le irregolarità edilizie. Sei percorsi diversi a livello di costi e procedure, che i tecnici dovranno analizzare con cura. Perché violazioni identiche potranno avere trattamenti differenziati sulla base di dettagli in apparenza secondari, come l’epoca di presentazione del titolo abilitativo. Il Corriere della Sera fa il punto sul viaggio della premier Giorgia Meloni in Cina che ha definito ‘un passo significativo’ il Memorandum di collaborazione industriale sottoscritto con i vertici del governo cinese, in particolare in un settore strategico come la mobilità elettrica e le rinnovabili. “Siamo tra le poche nazioni in grado di offrire capacità di filiera”, spalancando le porte del Paese alle industrie cinesi dell’auto elettrica, messe in crisi dai dazi europei. Infine sul Corriere Economia si parla di Pnrr: Con la richiesta di pagamento della sesta rata, presentata il 28 giugno scorso, l’Italia ha registrato il raggiungimento di traguardi ai quali è connesso il 63% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Quelle sinora ricevute ammontano a 102,5 miliardi di euro, corrispondenti al 53% della dotazione complessiva del Piano stesso: un dato che supera la media europea. Ma i numeri descrivono bene lo stato reale: al 30 giugno sono stati spesi oltre 28 miliardi in crediti d’imposta e 23 miliardi nelle gare, a valere su progetti attivati per 122 miliardi. I colli di bottiglia sono tanti quando si tratta di espletare le procedure.

SALVA CASA, LE SEI SANATORIE CHE FISSANO COSTI E PROCEDURE

“Il sigillo del Senato sulle modifiche al decreto Salva casa – arrivato mercoledì scorso – consegna ai proprietari d’immobili sei sanatorie per le irregolarità edilizie. Sei percorsi diversi a livello di costi e procedure, che i tecnici dovranno analizzare con cura. Perché violazioni identiche potranno avere trattamenti differenziati sulla base di dettagli in apparenza secondari, come l’epoca di presentazione del titolo abilitativo”. Lo scrive Il Sole 24 Ore di oggi. “Delle sei sanatorie, tre riguardano infrazioni realizzate entro il 24 maggio scorso e “tollerate” dalla legge: le tolleranze esecutive e quelle costruttive, alle quali il Parlamento ha aggiunto la tolleranza unica del 2% sui requisiti igienico-sanitari (ad esempio la dimensione minima delle stanze, le altezze e i rapporti aero-illiminanti tra finestre e superfici). Le altre tre sanatorie si riferiscono alle varianti effettuate prima del 1977, alle violazioni già constatate dal Comune e agli abusi sanabili con l’accertamento di conformità: le difformità parziali e le variazioni essenziali”, prosegue il quotidiano.

“Le tolleranze gratuite Nei casi più fortunati, il proprietario – per mettersi in regola – non dovrà fare nulla finché non avrà bisogno di presentare al Comune un nuovo titolo abilitativo quando vuole ristrutturare, frazionare o modificare l’immobile. L’effetto positivo si rifletterà anche sulle compravendite, perché al momento della cessione sarà sufficiente dichiarare la presenza di irregolarità considerate quali semplici tolleranze, senza versare sanzioni. È presto per misurare il potenziale effetto sul mercato immobiliare, ma gli operatori hanno già iniziato a registrare un aumento dell’interesse (si veda l’articolo in basso). Stessa infrazione, iter diversi Nelle situazioni che la normativa considera più gravi, invece, le procedure si moltiplicheranno. Lo scenario più ricco di incroci è quello delle difformità parziali, che in concreto potranno essere qualificate in modi diversi e non sempre saranno effettivamente sanabili. Pensiamo alla presenza di un balcone di dimensioni diverse rispetto a quanto dichiarato nel titolo abilitativo, magari perché si è scelto di fare una stanza più grande. (…)”, continua il quotidiano milanese.

“Peraltro, l’accertamento di conformità con la conversione del decreto è stata estesa anche alle variazioni essenziali. E anche in tema di costi la conversione è andata incontro ai proprietari, prevedendo un forte sconto per chi dovrà pagare le sanzioni: il tetto massimo, che prima era superiore a 30mila euro, è stato ridotto a un terzo. Verifiche affidate ai tecnici Capire se i piccoli e grandi abusi presenti in tante case italiane possono rientrare in una delle sei sanatorie sarà spesso un’operazione complicata. Serviranno verifiche sui titoli depositati in Comune, misurazioni, rilievi, e magari anche la ricerca di foto storiche per provare l’epoca di costruzione. (…)”, conclude il quotidiano.

ITALIA-CINA, MELONI IN MISSIONE A PECHINO: PRIME INTESE SU ENERGIA E AUTO

“È sul chilometrico tappeto rosso della Grande sala del Popolo che Giorgia Meloni, atterrata venerdì con la figlia Ginevra, muove i suoi primi passi ufficiali nella capitale della Cina. Si allineano (al millimetro) i soldati dell’Esercito popolare della liberazione, dell’aeronautica e della marina, si chiudono le immense quinte con l’affresco della Grande Muraglia, scatta il picchetto militare e rimbombano le note dell’inno di Mameli. Cerimonia impressionante e suggestiva, che inaugura uno dei viaggi più lunghi e politicamente delicati dell’inquilina di Palazzo Chigi, cui tocca riprendere il filo del dialogo dopo lo strappo dell’uscita dagli accordi della Nuova via della seta. Oggi l’incontro con il presidente Xi Jinping, momento centrale dei cinque giorni tra Pechino e Shanghai”. È quanto riporta il Corriere della Sera di oggi.

“(…) Tra gli obiettivi dichiarati dalla leader della destra c’è l’urgenza di riequilibrare la bilancia commerciale, che pende drasticamente a favore del gigante d’Oriente. «Gli investimenti cinesi in Italia rappresentano un terzo degli investimenti italiani in Cina — è il bilancio non entusiasmante tracciato da Meloni —. Vogliamo colmare il divario». Nonostante la sproporzione di forze, la premier punta a favorire relazioni commerciali «sempre più vantaggiose per entrambi». E qui, davanti ai rappresentanti delle oltre cento aziende cinesi e italiane presenti al Forum, la leader di FdI cerca parole che non diano l’idea di essere venuta col cappello in mano. (…) Per quanto possa apparire velleitario, pianta paletti: «La nostra nazione resta desiderosa di cooperare, ma è fondamentale che i nostri partner si dimostrino genuinamente cooperativi giocando secondo le regole, per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizione di parità». Un mercato libero, avverte la prima ministra, «deve essere anche equo». Se ha portato tante aziende del made in Italy dall’altra parte del mondo è per cercare una nuova strada dopo aver interrotto la Nuova via della seta: «L’Italia non può e non vuole competere per quantità di prodotti, ma non molti possono competere sull’eccellenza, che resta la nostra principale strategia»”.

“Per adesso ci sono i titoli: industria, istruzione, sicurezza alimentare, protezione ambientale e sviluppo sostenibile. Questi i principali temi al centro delle sei intese sottoscritte dai governi cinese e italiano. Meloni ha anche annunciato un Piano d’azione 2024-2027, con cui spera di aprire una nuova fase del partenariato e rilanciare la cooperazione a tutto campo: dal commercio agli investimenti, dall’agricoltura alla sicurezza alimentare, fino ad ambiente, cultura e turismo” prosegue il Corsera che poi sottolinea i rapporti su auto e mobilità elettrica: “Nel palazzo del Parlamento, presenti tra i tanti il capo di Bank of China (Ge Hajiao) e l’ad di Cassa depositi e prestiti Dario Scannapieco, Barbara Cimmino per Confindustria e Matteo Zoppas per Ice, Meloni ha definito «un passo significativo» il Memorandum di collaborazione industriale sottoscritto con i vertici del governo cinese, in particolare in un settore strategico come la mobilità elettrica e le rinnovabili. «Siamo tra le poche nazioni in grado di offrire capacità di filiera», mette in vetrina i gioielli di famiglia la premier. E spalanca le porte del Paese alle industrie cinesi dell’auto elettrica, messe in crisi dai dazi europei (…)”.

RECOVERY PLAN, FERME 4 GARE SU 5

“Con la richiesta di pagamento della sesta rata, presentata il 28 giugno scorso, l’Italia ha registrato il raggiungimento di traguardi ai quali è connesso il 63% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Quelle sinora ricevute ammontano a 102,5 miliardi di euro, corrispondenti al 53% della dotazione complessiva del Piano stesso: un dato che supera la media europea. E che salirà a 113,5 miliardi di euro, oltre il 58% delle risorse totali, a seguito del pagamento della quinta rata, già approvato dalla Commissione europea il 2 luglio 2024 e dal Comitato economico e finanziario il successivo 18 luglio.Recita così la quinta relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, approvata in consiglio dei ministri e, al momento in cui scriviamo, resa pubblica solo in sintesi, mentre anche le Camere ne attendono ancora la versione integrale”. È quanto riporta il Corriere Economia di oggi. “Dalle 18 pagine della sintesi è possibile comunque farsi un’idea degli avanzamenti e dei problemi presenti e futuri che la programmazione racchiude. (…) I numeri descrivono bene lo stato reale: al 30 giugno sono stati spesi oltre 28 miliardi in crediti d’imposta e 23 miliardi nelle gare, a valere su progetti attivati per 122 miliardi. I colli di bottiglia sono tanti quando si tratta di espletare le procedure. Per risolverli, si legge nella sintesi della relazione, un decreto legge del marzo scorso ha istituito Cabine di coordinamento presso le prefetture per monitorare e supportare l’attuazione dei progetti del Pnrr a livello territoriale. (…) A pagare il conto della difficoltà di spesa sono anche i grandi soggetti attuatori che sono stati sovraccaricati di lavoro perché ritenuti più capaci di spendere in velocità. Tra questi, le Ferrovie dello Stato, oggetto, in questi giorni di esodo estivo, di molti commenti negativi dei passeggeri (e persino del ministro competente Matteo Salvini, che è pure responsabile delle Infrastrutture) sui tanti lavori che riguardano la rete. Ma il problema riguarda anche chi, sui binari, ci fa passare le merci. (…) Intanto il governo pensa già a portare a casa la sesta rata, per ottenere la quale sta completando il conseguimento di 37 obiettivi, suddivisi in 27 milestone e dieci target, per un importo complessivo pari a 8,5 miliardi di euro, gestito da 17 Amministrazioni. Tra i risultati da raggiungere c’è l’avanzamento della Linea adriatica per il potenziamento del trasporto del gas ma, come sempre, la parte del leone la faranno i crediti d’imposta di Transizione 4.0 e 5.0” conclude il quotidiano.

 

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