San Giorgio Canavese ha scritto un nuovo capitolo nella sua storia energetica. Al taglio del nastro del parco fotovoltaico di Cava Toppetti anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin accanto al sindaco Marco Baudino e l’amministratore delegato di CVA EOS Spa, Giuseppe Argirò.
All’inaugurazione ha preso parte anche il Vescovo della Diocesi di Ivrea, Monsignor Edoardo Cerrato.
Una giornata che rappresenta un successo per la transizione energetica italiana, ma che non manca di suscitare riflessioni critiche.
Il parco, realizzato su 13 dei 16 ettari dell’ex cava di argilla, è un esempio di riqualificazione territoriale e di utilizzo di suolo non produttivo. Con una potenza di 11 MWp, è in grado di produrre oltre 18.682 MWh all’anno, soddisfacendo il fabbisogno energetico di oltre 5.000 famiglie. Un progetto da 10 milioni di euro che si inserisce nella strategia dell’azienda valdostana CVA Spa, leader italiano delle energie rinnovabili, e si affianca a impianti già attivi in Alessandria, Valenza e La Tour.
Il sindaco Marco Baudino ha definito il progetto “un’importante riqualificazione ambientale“, sottolineando la collaborazione con paesaggisti e agronomi per preservare l’ecosistema locale e favorire la biodiversità. Il Comune, partner dell’iniziativa, beneficerà di un contributo di 50.000 euro per l’efficientamento energetico del bocciodromo e di ulteriori 5.000 euro annui per iniziative sul territorio.
Le origini e la visione futura
L’idea del parco fotovoltaico risale all’amministrazione dell’ex sindaco Andrea Zanusso, che aveva avviato il progetto durante il suo mandato. “Abbiamo sempre creduto in questa iniziativa”, dichiarava Zanusso, sottolineando come questo polo energetico sia solo il primo passo di un disegno più ampio. La prospettiva è di trasformare San Giorgio in un hub strategico per la produzione di energia rinnovabile: “L’intenzione è quella di incentivare la realizzazione di un grosso polo per dire che qui si crea una quantità importante di energie rinnovabili” spiegava Zanusso.
L’ex sindaco Andrea Zanusso
Il diritto di superficie, pari a 10.000 euro l’anno, e le entrate IMU garantiscono ricadute economiche positive per il Comune, oltre a segnare un cambio di paradigma nel riutilizzo del territorio.
Un esempio per l’Italia, ma con cautela
La transizione energetica rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo. Progetti come quello di San Giorgio Canavese sono fondamentali per ridurre la dipendenza da combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi climatici europei. Tuttavia, affinché il modello sia realmente sostenibile, è necessario un equilibrio tra innovazione, impatto sociale e trasparenza.
“L’ex cava rinasce come fonte di energia per oltre 5.700 famiglie rispettando il territorio e portando innovazione. Recuperare spazi come questo significa ridurre il consumo di suolo e generare nuove opportunità economiche e ambientali per le comunità locali”, ha affermato il ministro Pichetto Fratin. Eppure, la sostenibilità non si misura solo in megawatt prodotti, ma anche nella capacità di un territorio di integrare simili operazioni senza perdere la propria identità.
Pichetto ha aggiunto anche: “L’impianto fotovoltaico nella Cava Toppetti è un esempio concreto di come la transizione energetica possa riqualificare il territorio e produrre energia pulita“.
Luci e ombre di un’operazione su larga scala
Nonostante l’entusiasmo, il progetto solleva interrogativi su alcune questioni critiche:
- Accettabilità sociale: Nonostante i terreni siano privati e non visibili dalla strada, l’impatto di un parco fotovoltaico di queste dimensioni su una piccola comunità potrebbe generare resistenze, specie in assenza di un dibattito pubblico ampio.
- Concentrazione delle risorse: La trasformazione di un’area in disuso in un polo energetico è positiva, ma rischia di concentrare le risorse nelle mani di pochi attori, come CVA Spa, lasciando al Comune un ruolo marginale nelle decisioni strategiche.
- Effettivo impatto ambientale: Sebbene l’operazione prometta un aumento della biodiversità, il passaggio da un uso naturale a uno industriale, per quanto sostenibile, può avere effetti collaterali non immediatamente percepibili.
San Giorgio Canavese si candida a essere un esempio virtuoso per l’Italia. Ma il successo di questo progetto dipenderà dalla capacità dell’amministrazione di coinvolgere la comunità, di monitorare l’effettivo impatto ambientale e di assicurare che i benefici siano distribuiti equamente. Solo così l’ambizione di trasformare un’ex cava in una risorsa per il futuro potrà essere pienamente realizzata.
Chi è la Cva Spa?
A realizzare il super parco fotovoltaico è stata la Cva Spa, l’ente energetico della Valle d’Aosta, una delle più importanti realtà italiane nel settore della green energy, “l’unico produttore integrato che opera esclusivamente su sole fonti rinnovabili: acqua, vento e sole” come si legge sul loro profilo aziendale. Le radici sono in Valle d’Aosta, ma la Cva opera in tutta l’Italia.
Sono già tre gli impianti fotovoltaici a terra realizzati dalla Cva e si trovano ad Alessandria, a Valenza e a La Tour. Questi impianti sono ad oggi in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno di oltre 5.000 famiglie. La produzione annua complessiva è di circa 16 milioni di kWh di energia fotovoltaica.
L’impianto di San Giorgio, con i suoi 13 ettari, rappresenta la sfida più importante.
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