Ancora vento in poppa per le maggiori banche italiane, ossia Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Montepaschi. Secondo un report di Morningstar DBRS l’utile netto aggregato nel terzo trimestre dell’anno è arrivato a 6,7 miliardi (+28% su anno) che porta il totale per i primi nove mesi del 2024 a 19,3 miliardi (+22%). Risultati che dimostrano “una maggiore capacità di generazione di ricavi core, disciplina dei costi e minori accantonamenti per perdite su prestiti”. Si è anche rafforzata la solidità patrimoniale con il CET1 ratio medio al 15,9% a fine settembre 2024.
UNICREDIT
Ottima performance per Unicredit che nei primi nove mesi del 2024 è la banca italiana che consegue l’utile netto maggiore a 7,7 miliardi (+16% su anno), di cui 2,5 miliardi (+8%) nel solo periodo luglio-settembre (le stime erano di 2,2 miliardi). Sempre nel terzo trimestre in crescita i ricavi netti del 2,6%a livello tendenziale grazie a commissioni per 1,9 miliardi (+8,5% su anno). Nei nove mesi, invece, i ricavi aumentano del 5,5% a 18,8 miliardi, con interessi netti a 10,7 miliardi (+3%) e commissioni a 6,2 miliardi (+7,2%). Segno meno per i costi a 6,9 miliardi (-1,2%) così che il rapporto costi/ricavi scende sotto il 37%. Invariato rispetto ai tre mesi precedenti il Cet1 ratio al 16,1%. Alzata la guidance per l’anno in corso con l’utile netto previsto a oltre 9 miliardi (circa 10 miliardi aggiustato). Per l’amministratore delegato Andrea Orcel in Unicredit “resta comunque l’impegno ad accelerare la nostra indiscussa leadership nel settore e a raggiungere le nostre ambizioni di crescita organica”.
INTESA SANPAOLO
Oltre le stime l’utile netto anche per Intesa Sanpaolo che archivia i primi nove mesi dell’anno con utile netto a quota 7,17 miliardi (+17,1% su anno), di cui 2,4 miliardi nel solo terzo trimestre (+26,4%). Bene i proventi operativi netti a 20,4 miliardi (+8,5%), gli interessi netti a 11,9 miliardi (+11,5%) e le commissioni nette a 6,97 miliardi (+7,9%). Praticamente stabili i costi a 7,99 miliardi (+0,8%), Cet1 ratio al 13,9% (deducendo i 5 miliardi di dividendi maturati, di cui 3 saranno pagati come acconto in questi giorni, e senza considerare i benefici da 120 punti base attesi dall’assorbimento delle Dta.
Grazie a queste cifre, Intesa Sanpaolo rivede al rialzo le stime per il 2025 e prevede un utile netto a circa 9 miliardi di euro. Per il 2024, invece, le stime sono di utile a 8,5 miliardi e interessi netti sopra i 15,5 miliardi. Gongola l’amministratore delegato Carlo Messina: la sua “creatura” è prima per i ricavi in Eurozona ed è nel gruppo delle leader in Europa, con Bnp Paribas e Santander, per valore di Borsa.
BANCO BPM
Crescita significativa dell’utile netto (+79,8%) nei primi nove mesi del 2024 per Banco Bpm che sfiora 1,7 miliardi. Segno più per i ricavi a 4,27 miliardi (+8,2%), per i costi a 1,99 miliardi (+4,4%) e per il risultato della gestione operativa a 2,27 miliardi (+11,8%); segno meno, invece, per le rettifiche su crediti a 301,8 milioni (-21,3%). Sale ai massimi storici la solidità patrimoniale con il Cet 1 ratio al 15,5% dal 14,2% di fine 2024 al 15,5%. Migliora la qualità del credito con i crediti deteriorati netti all’1,7% del totale dei crediti e il costo del rischio in calo a 40 punti annualizzati.
Cifre che portano il gruppo guidato da Giuseppe Castagna a confermare, si legge in una nota, “tutti gli obiettivi di utile e patrimonializzazione annunciati nell’ultimo piano” e a sperare di “superare l’obiettivo di remunerazione” di 4 miliardi tra 2023 e 2026.
Nel giorno della presentazione della trimestrale Banco Bpm ha pure annunciato il lancio di un’Opa totalitaria su Anima a 6,2 euro ad azione attraverso la controllata Banco Bpm Vita. L’operazione, si legge in un comunicato del gruppo, servirà a “rafforzarne il modello di business di Banco Bpm Vita, che sarà trasformata in una fabbrica prodotto integrata life insurance e asset management dando origine a un nuovo campione nazionale, secondo tra i gruppi italiani di matrice bancaria, con masse complessive di risparmio gestito e assicurazione sulla vita pari a circa 220 miliardi, all’interno di un totale attività finanziarie della clientela pari a circa 390 miliardi”. Un’Opa, ha commentato l’ad Castagna, “amichevole” e in cui Anima è il candidato “perfetto” e “naturale” per un’integrazione con Banco Bpm.
MONTEPASCHI
Ottimo balzo in avanti nei primi nove mesi del 2024 per Montepaschi che registra un utile di 1,57 miliardi, +68,6% a livello tendenziale, di cui 407 milioni nel periodo luglio-settembre. Positive, come ovvio, anche altre voci: risultato operativo lordo a 1,65 miliardi (+13,7%), ricavi a 3,04 miliardi (+8,3%) grazie sia al margine di interesse (+4,7%) sia alle commissioni (+10,7%), raccolta totale a 5,8 miliardi. I crediti deteriorati lordi scendono a 3,6 miliardi, pari al 4,5% del totale dei crediti mentre quelli netti sono al 2,4%. Il Cet1ratio avanza al 18,3%, al netto dei dividendi che Siena vuole pagare con un rapporto tra utile e cedola del 75%.
Va detto che Rocca Salimbeni continua a godere dei benefici fiscali legati alle imposte fiscali differite, le Dta: nel periodo gennaio-settembre Mps ha registrato un beneficio fiscale di 469,5 milioni. Per il futuro, perciò, Luigi Lovaglio – in conference call con gli analisti, come riferito dall’Ansa – punta a superare l’obiettivo di un utile pre-tasse di 1,3 miliardi per l’anno in corso, considerando che il quarto trimestre non dovrebbe differire molto dai tre precedenti.
BPER
Sale a quota 1,14 miliardi (+4,6% su anno) l’utile netto consolidato di Bper nei primi nove mesi (di cui 457,3 milioni nel terzo trimestre dai 290.7 milioni di un anno prima). Segno più anche per i ricavi a 4,13 miliardi (+2,9%), grazie sia al margine di interesse (+6% a 2,52 miliardi) sia alle commissioni (+3,5% a 1,5 miliardi). In crescita anche i costi operativi (+12,8% a 2,22 miliardi) con il cost income che arriva al 49,5% mentre le perdite calano a 252,8 milioni (-26,6%). Buone notizie dal fronte dei crediti deteriorati che sono il 2,8% del portafoglio (l’1,3% dopo gli accantonamenti), con un livello di copertura che migliora dal 52,5% di fine 2023 al 54,4%. Il Cet1 ratio si attesta al 15,8%.
CREDEM
Buoni numeri, ovviamente inferiori a quelli dei competitor nostrani, per Credem che nei primi nove mesi del 2024 mette a segno un utile netto consolidato a 485,9 milioni (+10,7% su anno), considerando i 33 milioni di contributi erogati ai fondi per la gestione delle banche in difficoltà e gli oltre 4 milioni di accantonamenti per il Fondo di garanzia per le polizze vita. In aumento i prestiti alla clientela (+0,7% a 34,7 miliardi), la raccolta totale da clientela (+10% a 102,5 miliardi), le commissioni nette (+7,5% a 529 milioni) di cui 371,1 milioni da gestione e intermediazione (+12,3%) e 157,9 milioni da servizi bancari (-2,2%). A fine settembre il Cet 1 Ratio è pari al 17,2%, Common Equity. In crescita anche l’utile netto di Credemholding, la società che controlla il 79,47% del capitale di Credem, a 384,1 milioni (+10,2%).
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