MODENA. Conferme e novità in ambito pensionistico della bozza della legge di Bilancio 2025 non si limitano alle sole forme di pensionamento anticipato.
Gli aumenti
Tra le misure che la manovra si propone di confermare, va certamente annotato l’aumento delle pensioni minime introdotto per contrastare l’inflazione dalla legge di bilancio 2023. In prima battuta, il comma 310 della legge 197/2022 aveva infatti introdotto, per le pensioni di valore pari o inferiore al trattamento minimo Inps, un aumento pari all’1,5% per il 2023 (al 6,4% per i pensionati con più di 75 anni) e al 2,7% per il 2024. Secondo l’attuale testo della manovra, l’aumento dovrebbe essere confermato anche per il 2025 e per il 2026, anche se con un valore decrescente. Nel corso del 2025 coloro che ricevono un assegno pensionistico di valore pari o inferiore a quello del trattamento minimo Inps vedranno il valore di quest’ultimo aumentare del 2,2%, mentre nel 2026 l’aumento sarà pari all’1,3% della pensione.
Perequazione
Rappresenta invece una situazione straordinaria la mancata rivalutazione automatica delle pensioni in base al tasso di inflazione per i pensionati residenti all’estero. L’articolo 27 della bozza della manovra prevede infatti, in via eccezionale per il 2025, che l’annuale perequazione dei trattamenti pensionistici non toccherà quelli dei pensionati d’oltreconfine se superiori al trattamento minimo, dopo che quest’ultimo avrà subito la rivalutazione. Qualora l’assegno mensile fosse inferiore a tale valore, la rivalutazione avrebbe effetto solo fino al raggiungimento del nuovo importo del trattamento minimo Inps.
Incentivi
Vengono infine introdotte novità riguardo alla misura per incentivare la prosecuzione del servizio dei lavoratori dipendenti dopo che hanno raggiunto i requisiti per il pensionamento anticipato o, a partire dal 2025, anche per l’accesso a Quota 103. Al raggiungimento di tali requisiti, i lavoratori possono scegliere di non far versare più i contributi Ivs (Invalidità, vecchiaia e superstiti) a proprio carico da parte del datore di lavoro. Adottando questa opzione, tali contributi verranno invece erogati in busta paga senza concorrere a formare il reddito dell’interessato. Vengono inoltre abbattuti i limiti ordinamentali dei rispettivi settori di appartenenza per il proseguimento dell’attività lavorativa, ma resta il limite massimo dei 70 anni. L’unica eccezione dovrebbe essere rappresentata dai lavoratori delle pubbliche amministrazioni, i cui limiti ordinamentali per la prosecuzione dell’attività lavorativa saranno semplicemente aumentati fino all’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Le pubbliche amministrazioni avranno inoltre la facoltà, previa disponibilità dei lavoratori interessati, di trattenere in servizio i dipendenti, nel limite del 10% delle facoltà assunzionali previste, per compiti di affiancamento e tutoraggio dei neo assunti e per esigenze gestionali non assolvibili diversamente. Il personale da trattenere viene individuato secondo logiche di esigenze organizzative e di merito, e non può in ogni caso prolungare il servizio dopo aver compiuto 70 anni di età.
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